ItaliaOggi, 17 luglio 2019
Un drone grande come un uccellino per combattimenti metropolitani
Il dronino Black Hornet (calabrone nero) dell’americana Flir Systems è una sorta di piccolissimo elicottero da combattimento che sta entrando in servizio presso le forze armate di diversi paesi occidentali. L’apparecchio, che pesa circa due etti, non è di per sé un’arma. Il suo ruolo è quello della ricognizione avanzata, soprattutto nel corso di scontri in ambito urbano.Sulla carta le sue prestazioni non sono particolarmente eccitanti: il raggio d’azione non supera i due chilometri, la velocità di crociera massima è di 20 km all’ora e l’autonomia della batteria è limitata a venticinque minuti. In compenso è silenzioso, quasi invisibile e alle basse velocità così manovrabile da poter essere utilizzato per andare in avanscoperta perfino all’interno di edifici in mano nemica, il tutto mentre trasmette all’operatore immagini in tempo reale di possibili imboscate e altri pericoli.
Come suggeriscono le sue caratteristiche, il Black Hornet è stato concepito principalmente per assistere truppe da terra durante l’assalto a obiettivi cittadini, dove le distanze sono brevi e le costruzioni ostacolano l’operazione di elicotteri convenzionali e di mezzi corazzati. Secondo l’emergente dottrina militare nei paesi avanzati, saranno le metropoli, molto più delle zone perlopiù rurali del recente passato, il teatro dei combattimenti più importanti.
È probabilmente inevitabile che, seguendo l’evoluzione dei droni militari maggiori, i futuri discendenti del calabrone da guerra non saranno unicamente dei ricognitori passivi, ma delle vere e proprie munizioni volanti, capaci non solo di «vedere» il bersaglio ma di rincorrerlo su per le scale o giù in cantina, un motivo in più per acquisire l’abitudine di tenere le porte sempre ben chiuse.