Libero, 17 luglio 2019
Erica Nicolosi, 14 anni, scrittrice di successo
WIMBLEDONX
Enrica Nicolosi Volevo scriverti Mondadori 2019
Il tempo vuoto dell’adolescenza, col cuore zuppo di domande e le ore che incespicano sui libri e non se ne vogliono andare. Le giornate sono tutte uguali in certe camerette di ragazze. Il poster dell’ultimo cantante rap appeso alla parete del letto.La scatoletta piena di penne ritta e muta sulla scrivania e l’armadio che recalcitra e non si chiude per le troppe magliette lise strette sui seni che sbocciano, quante volte dicono le mamme di chiudere quelle benedette ante… Erica Nicolosi ha 14 anni e frequenta il liceo classico Francesco Maurolico di Messina. Porta capelli corvini alla maniera delle donne del sud. Ama i libri gialli e la musica è la sua passione. Gli occhi sono fari neri che inghiottono il mondo, non c’è bisogno di trucco per certi sguardi appassionati e vispi. Ha una bella famiglia («il suo pezzo di cuore», dice a Libero) e amici che ama, ma gli adulti non le bastano e i bravi compagni nemmeno. Una timidezza e una malinconia lieve le rodono dentro e la fanno patire nell’adolescenza che avanza, vorrei ma non posso... e poi c’è quella vocina sottile che impone di restare nell’ombra per paura del giudizio dei grandi e dei compagni. Fosse la ragazzina di un secolo fa farebbe un bel respiro e prenderebbe la penna in mano, caro diario ti scrivo. Invece lei è un’adolescente moderna degli anni digitali e delle mode 4.0 che bruciano i ricordi in un like e in un clic di computer. Afferra il telefonino, apre una pagina su instagram, la chiama “Volevo scriverti” perché scrivere è la cosa che sa far meglio e a 14 anni sa già che il pensiero «fluisce dall’anima alla carta» come acqua fresca in un ruscelletto di montagna. Comincia a digitare svelta e silenziosa, volano sui tasti i suoi pensieri di ragazza.
LE AMICHE, I NONNI
Le sue lettere iniziano nel modo tradizionale delle corrispondenze, “caro/cara” a seconda del destinatario. E l’interlocutore a volte è fittizio, a volte è rubato dal suo mondo di studentessa. Sono lettere bellissime per gli adolescenti timidi e appassionati come lei. E per le anime semplici che hanno sete di poesia e verità. Parla alle amiche del quartiere, ai nonni che ama, persino ai nati sotto certi segni zodiacali. Caro Giacomo, caro inverno, cari nati nel mese di gennaio. Alle donne che portano nomi limpidi come Marianna scrive: «La tua dolcezza mi commuove… tu Marianna mi mandi in giro per il mondo pur restando ferma». All’estate del vento caldo e della pelle bruciata dal sole manda un saluto accogliente: «Cara estate ai miei capelli era mancata la tua salsedine... adesso i tuoi 40 gradi riscalderanno nuovamente il cuore e sento già tutto un po’ più scongelato… volevo scriverti che anche quest’anno mi aspetto i brividi dell’eccitazione, i baci di sfuggita dietro quel vicolo stretto e le nottate a pensare a niente». Scrive di amici veri che donano e basta e non pretendono niente indietro: «Siete la cosa più bella, la più semplice, la più importante, quelle persone meravigliose che si fondono con la mia anima…». E alla sua amica del cuore rivolge una preghiera: «Resta sempre, anche quando non merito di averti perché sbaglio». Poche righe, non servono pagine per far parlare il cuore, che stridono e sorprendono nel vacuo mondo dei social. E tutte marciano spedite versi i loro destinatari. Tutti i giorni lo stesso rituale. Erica che la mattina è la studentessa modello china sul vocabolario di greco in mezzo al vociare dei compagni e alle lezioni lente dei prof, semplice e allegra con la passone per lo studio e i libri. Ed Erica che al pomeriggio tardo, o nella notte fonda dopo aver finito i compiti e aiutato mamma, diventa scrittrice novella nella sua cameretta silenziosa. E parla di amori finiti e incompresi. E di donne «che urlano vattene solo per vedere chi ha il coraggio di restare». Una terapia anche per lei, che si libera dal groppo in gola e dalle incertezze. Gli amici non sanno che c’è la compagna di banco dietro quelle lettere appassionate, mettono i like e gli apprezzamenti sinceri ma non sospettano nulla. Alla giornalista Claudia Benassai della Gazzetta del sud Erica ha raccontato che all’inizio non si firmava perché si vergognava di alcune frasi malinconiche che scriveva, ma poi si è resa conto che «non aveva senso e che venivano apprezzate». E alla fine si è decisa a svelare l’arcano: «Sono io la ragazza delle lettere». In due settimane il profilo è esploso e due case editrici, Rizzoli e Mondadori, si sono accorte di lei. È l’ottobre 2018. Erica sceglie Mondadori. Pochi mesi soltanto di scrittura matta e disperatissima. Le interrogazioni, lo sport, gli impegni famigliari e di adolescente (adora la sua sorellina di 11 anni) e poi la sera la corsa frenetica alle sue pagine, la sua anima pura messa nero su bianco. Il romanzo è uscito a maggio, si intitola come il blog di instagram Volevo scriverti e in un attimo è arrivato terzo su Ibs per la sezione giovani scrittori.
TANTI GIOVANI
Erica ha girato le scuole di tutta la Calabria per presentarlo, e presto sarà ospite all’università di Messina. Il romanzo racconta di una quindicenne che lascia Agrigento per trasferirsi a Milano. E deve salutare i compagni, i nonni e gli amici più veri come Matteo, l’inseparabile spalla dei momenti difficili e delle risate grasse, tanto lontano fisicamente ma a tre centimetri dal suo cuore, come scrive nel suo quadernetto azzurro, e come ripete più volte nel libro con un acronimo, A3CDC. «È un po’ la mia storia», racconta a Libero Erica «anche io a settembre andrò a vivere a Milano». Alla presentazione del libro c’era tanta della sua Messina, quella più vera, e tanti amici, una moltitudine. Erica li ha ringraziati tutti e ha salutato la maestra Antonia e il prof Antonino, «il libro lo dedico a loro». Dicono che la Nicolosi sia solo l’ultima degli scrittori ragazzini. Un’infornata di questi tempi perché i giovani, sostengono le case editrici, mescolano meglio cultura tradizionale e pop, leggono i classici ma si appassionano dei cartoni Pixar. E comunque hanno sempre un punto di vista diverso e fresco. Quel vivere la vita danzando sulle punte come le ballerine. O come Erica, 14 anni e già un talento grande così.