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 2019  luglio 17 Mercoledì calendario

Artissima proibita

«Non permetteremo a un algoritmo di fermare l’arte». Ilaria Bonacossa lo dice sorridendo mentre osserva lo skyline di Milano dai piani alti della Torre Unicredit. La mission che si è data la nuova edizione di Artissima (la 26ª, prevista a Torino dal 31 ottobre al 3 novembre) da lei diretta per il terzo anno, dà inizio a questa battaglia, a cominciare dal tema-guida: la dialettica desiderio-censura. «Chi meglio dell’arte può indagare il complesso rapporto fra l’immagine e il suo controllo?» si chiede la direttrice. Un’idea nata anche sulla scorta della spiacevole esperienza che Artissima visse l’anno scorso quando Facebook oscurò il profilo della fiera. La tagliola del social network scattò per aver pubblicato un’opera d’arte che raffigurava la sagoma di una ragazzina nuda disegnata a pennarello. 
Quest’anno la fiera ha deciso di non girare intorno al problema. Sistemando fra i padiglioni dell’Oval al Lingotto una riflessione sull’arte contemporanea che funziona da parafulmine alle contraddizioni fra moralità e desiderio ai tempi di internet: «Inutile negarlo - aggiunge Bonacossa, riconfermata alla guida di Artissima per altri due anni - ci stiamo risvegliando più conservatori proprio in un momento di massima libertà. Ecco perché oggi il rapporto fra arte e sessualità rappresenta un diaframma di rottura che vale la pena scandagliare». E vale pure la pena di ricordare che solo l’inverno scorso, mentre la fiera stava selezionando le gallerie, la metropolitana di Londra censurò le immagini di nudo che pubblicizzavano la mostra viennese su Egon Schiele».
La «ligne de fuite»
Ad affrontare simili contraddizioni figlie di questo tempo saranno 208 gallerie con parecchi esordienti: per la prima volta sotto i tubi d’acciaio bianchi della fiera ci saranno Giappone, Arabia Saudita, Cina, Egitto e Grecia. Mai come quest’anno poi Artissima sarà un evento diffuso in tutta la città. Tra i focus più interessanti, proprio sul desiderio - con ingresso rigorosamente vietato ai 18 anni - Abstract Sex. We don’t have any clothes, only equipments, spiazzante progetto a cura di Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa. Ospitato negli spazi di Jana, boutique a due passi dal Po, il progetto si interroga sulla rilevanza del desiderio nella ricerca artistica e culturale più recente. Lo fa attraverso video, sculture, opere su tela o carta e oggetti selezionati dalle gallerie che partecipano ad Artissima 2019. «Le opere d’arte sono portatrici di immagini in grado di emancipare tabù rendendo fluidi i confini tra normale ed eccezionale - ragiona la direttrice - nel mondo digitale e sui principali social network il controllo preventivo rende sempre più difficile la diffusione del nostro patrimonio artistico. In un simile contesto il desiderio rimane una ligne de fuite, per dirla con Deleuze e Guattari: un’energia dirompente che riesce a infiltrarsi nelle crepe del sistema scardinando i limiti delle convenzioni». 
Chissà se parlerà di desiderio anche «Artissima Telephone», la mostra a base di suoni e immagini pensata su misura per gli scenografici e semibui spazi delle Ogr: una ricognizione sul telefono come mezzo espressivo artistico. Succederà che da una cornetta - e la mostra sarà sul solco di quella tutta basata sul suono dello scorso anno - si potrà ascoltare e immaginate un’opera d’arte.
Le madeleine dell’Oval
Artissima quest’anno fa il giro del mondo guardando in particolare alle frontiere inedite del Medio Oriente con Hub Middle East: la chiamata a Torino di gallerie, istituzioni e artisti attivi in un’area geografica strategica per lo sviluppo mondiale.
Resta invariato il numero delle sezioni cominciando da «Main Section» che raccoglie una selezione delle gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale (ne sono state scelte 98 di cui 51 straniere). «New Entries», invece, lo spazio riservato alle gallerie emergenti sulla scena internazionale avrà 20 gallerie di cui 15 straniere.
Molto attesa «Dialogue», format che sta piacendo anche all’estero, ma che Artissima ha sperimentato per prima: il matrimonio a sorpresa fra le opere di due artisti messe in stretta relazione (29 gallerie di cui 21 straniere). Avrà otto espositori, infine,«Art Spaces & Editions»: gallerie specializzate in edizioni e multipli di artisti, project space e spazi no profit. Riconfermata dopo essere stata molto apprezzata dai collezionisti, per il terzo anno torna la sezione Disegni, ed è difficile immaginare che ormai non faccia parte del dna della fiera. «Back to the future» festeggia i primi dieci anni attraverso una ricognizione dei pionieri della contemporaneità che dal 2010 l’hanno trasformata nella sezione «madeleine» dell’Oval. Infine «Present Future», il gruppo dei talenti emergenti, proporrà i lavori di 20 artisti presentati da 22 gallerie (16 straniere e 6 italiane). A uno di loro andrà il Premio Illy, assegnato da una giuria internazionale, che offre al prescelto (nel 2018 vinsero i temi dell’ingegneria genetica e della globalizzazione indagati da Pedro Neves Marques) l’opportunità di esporre al Castello di Rivoli. L’immagine guida di quest’anno racconta la dialettica desiderio/censura attraverso buchi della serratura affacciati sulle frontiere del proibito.