il Giornale, 17 luglio 2019
I 100 passi della Gioconda
Ogni tanto le signore devono sgranchirsi le gambe. Anche se hanno più di mezzo secolo. La Gioconda ieri ha fatto una piccola scarpinata di cento passi. Qualcuno di più in realtà, perché cento sono i metri che dividono la Salle des États al primo piano dell’ala Denon, dove è generalmente collocata, dalla grande Salle des Médicis, al secondo piano dell’ala Richelieu, dove sarà visibile a partire da oggi e per tre mesi. Per il trasloco è stato scelto un martedì perché è il giorno di chiusura settimanale del museo del Louvre e così il quadro più famoso al mondo non ha dovuto prendersi nemmeno un giorno di ferie. Ma questa passeggiata è diventata comunque un evento, perché la diva dal sorriso ambiguo ritratta su una tavola di pioppo da Leonardo da Vinci nel 1503 (o nel 1504) non è tipa da passare inosservata. Malgrado le dimensioni tutto sommato ridotte (77 centimetri per 53) è vista ogni giorno da 15 o 20mila persone, più o meno il 70 per cento dei visitatori del grande museo parigino, che pure di capolavori ne ha tanti, dalla Venere di Milo alla Nike di Samotracia, dalla Merlettaia di Vermeer al Bagno Turco di Ingres, per citare solo gli highlight. E quasi tutti i suoi «paparazzi» quotidiani non sanno resistere alla tentazione di fotografarla sfidando la selva di braccia e teste e il vetro spesso che la protegge.
Ma perché Monna Lisa (con due enne, come ha precisato ieri Le Figaro, che avverte che «mona» in italiano antico designa gli organi genitali femminili) cambia stanza? Si tratta di un provvedimento temporaneo. Il Louvre sta provvedendo alla ristrutturazione «a tappe» del museo: dal 2014 più di 34mila metri quadri tra spazi museografici, servizi e uffici hanno subito un make-up. E ora tocca alla Salle des États, che oltre alla Gioconda ospita opere di maestri veneziani del XVI secolo – già spostate alla sala 713 dell’ala Denon, al primo piano – e Le Nozze di Cana di Veronese che a causa delle sue dimensioni (677 per 944 centimetri) resterà come una sentinella sul posto, senza cornice e protetto da un sarcofago di legno.
Mentre la sua stanza da ragazza sarà in ristrutturazione (saranno rifatti i pavimenti e risistemate le luci), la Gioconda finirà nella grande sala Médicis a far compagnia alle ventiquattro grandi tavole del ciclo di Maria de’ Medici che la moglie del re di Francia Enrico IV commissionò a Pieter Paul Rubens per il Palazzo del Lussemburgo e che poi nel 1900 finirono al Louvre. Per la Gioconda sarà installato un muro provvisorio e Leonardo e Rubens faranno quindi squadra. La Salle de Médicis è stata scelta perché è anch’essa tra le più visitate del museo sulla Rive Droite e garantisce quindi le stesse condizioni di illuminazione e climatiche della Salle des États. Monna Lisa tornerà al suo posto per metà ottobre, in tempo per la grande mostra dedicata a Leonardo da Vinci dal 24 ottobre 2019 al 24 febbraio 2020, e della quale comunque non farà parte essendo considerata dai curatori la Hall Napoleon troppo angusta.
Noi rispettiamo tutto l’amore che i nostri cugini riservano a una nostra connazionale. Coltiviamo ancora il sogno di poterla vedere un giorno in Italia anche se soltanto per un breve periodo. Ma non crediamo che possa accadere, a giudicare da quello che scrivono gli esperti del Louvre: «La Gioconda è un’opera particolarmente fragile che non può più viaggiare fuori dal Louvre». Monna Lisa è una vecchia signora che mentre 20mila persone la sbirciano ogni giorno si intristisce ricordando suoi ultimi viaggi, quello nell’America dei Kennedy nel 1962 e quello a Tokyo e Mosca nel 1974. Bei tempi. Tempi da sorriso.