il Giornale, 17 luglio 2019
Raddoppiano i delatori negli uffici pubblici
Cresce la delazione nel mondo della pubblica amministrazione. Forse è un modo un po’ brutale per descrivere il fenomeno che viene chiamato, con un solo apparentemente innocuo anglesismo, whistleblower (quello che nei romanzi polizieschi è l’informatore della polizia). Irregimentata da un paio d’anni nella gabbia di una legge, questa attività continua a crescere e ieri il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, nel presentare alla stampa il bilancio dell’attività mostrava compiaciuto la «crescita» di questo fenomeno.
Il rapporto parte dal confronto dei dati del 2018 con l’anno precedente. E, come spiega il magistrato Anna Corrado, nel 2018 le segnalazioni (anche anonime) sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente passando da 364 a 783. Sostanzialmente due segnalazioni al giorno.
E l’andamento è in crescita anche nell’anno in corso. Ovviamente non tutte le segnalazioni sono oggetto di indagine. Deve esserci corpo e sostanza, e il fatto che nel 2018 soltanto 20 di queste «denunce» siano finite in Procura (e altrettanto alla Corte dei Conti) significa semplicemente che molte erano se non infondate almeno non suffragate da prove concrete.
L’Anac però sottolinea che non soltanto la quantità ma anche la «qualità» delle delazioni sta migliorando se è vero che nei primi sei mesi dell’anno in corso gli invii alla Procura sono già 33 e 29 quelli alla Corte dei Conti. Il rapporto Anac dice poi che un delatore su due è un dipendente pubblico, mentre soltanto il 14,2% lavora o collabora per un fornitore della Pubblica amministrazione o è impiegato in una società controllata. I dirigenti «spioni» invece sono soltanto il 5%. «Parlano» sempre di più anche militari e forze dell’ordine: da questo settore infatti sono arrivate nei primi sei mesi dell’anno in corso già 15 segnalazioni.
Tra le tipologie di illeciti «spifferati» a superiori e all’Anac i più frequenti si confermano gli appalti illegittimi (22,6%). In calo i casi di corruzione, cattiva amministrazione e abuso di potere (passati dal 24,1% nel 2018 al 18,7% nell’anno in corso). A seguire i concorsi illegittimi, cattiva gestione delle risorse pubbliche o vicende di danno erariale e conflitti di interessi. Secondo l’Anac la delazione rappresenta una buona occasione per rivedere le procedure amministrative. Nel Comune di Milano, a esempio, le soffiate hanno fatto modificare le procedure di collaudo delle nuove opere pubbliche.
Queste attività di delazione (anche in forma anonima) possono avere come effetto ultimo pure il licenziamento. Lo scorso novembre, per esempio, si è registrato nel Comune di Roma il primo caso di allontanamento dal servizio per assenteismo.
Si mostra entusiasta dei dati raccolti la grillina Francesca Businarolo, presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio e prima firmataria della legge del 2017. Tanto entusiasta che vorrebbe introdurre la possibilità di fare la spia anche in parlamento.