Corriere della Sera, 17 luglio 2019
Mai così tanto caldo a Nord
Finora il piccolo villaggio canadese di Alert, il centro abitato più a nord del mondo, era conosciuto soltanto nella ristretta cerchia militare. Ma adesso il termometro salito inaspettatamente a soglie mai raggiunte lo ha reso improvvisamente noto nei continenti. Il 14 luglio la temperatura ha toccato stabilmente i 20,5 gradi centigradi; un livello mai registrato almeno dal 1950, da quando l’insediamento è stato creato partendo da una stazione meteorologica. Intorno era nata la Canadian Forces Station Alert per captare le comunicazioni sovietiche: il luogo era propizio, trovandosi sulla punta più settentrionale dell’isola di Ellesmere, nella regione di Nunavot, a 817 chilometri dal Polo Nord, a 82,5 gradi di latitudine, oltre le Isole Svalbard dove c’è anche la base italiana del Cnr.
Insomma, un avamposto difficile da abitare ma che veniva mantenuto per ragioni strategiche. Date le ardue condizioni ambientali il villaggio è abitato da poche persone, circa una decina, che possono aumentare in qualche momento per necessità contingenti. La città più vicina, Edmonton, è a 3.578 chilometri e i rifornimenti sono un’impresa. Il primo a mettere piede su questa terra ghiacciata fu Sir George Nares nel 1875 a bordo della nave Hms Alert da cui prese il nome.
«Domenica la temperatura aveva toccato momentaneamente anche i 21 gradi centigradi – dice Marina Baldi dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ma ora ha rivelato una condizione anomala da considerare con attenzione».
Le motivazioni sono diverse. «La zona risente dell’ondata di caldo che sta investendo l’Alaska dai primi giorni di luglio e che ancora non accenna a diminuire. Ad Anchorage il 5 luglio il termometro ha segnato i 32 gradi e a parte questo record le temperature restano intorno a 23 gradi. Siamo dunque in una condizione ambientale estrema, collegabile a molti fenomeni analoghi che avvengono ormai in varie regioni del pianeta. Se questa rimane un’eccezione, come tale deve essere considerata, ma se tende a ripetersi allora una spiegazione che la colleghi al cambiamento climatico in atto sarebbe la più attendibile. Del resto – conclude la scienziata – i fenomeni estremi sono proprio espressione del riscaldamento ambientale».
Le zone polari risentono maggiormente del fenomeno, registrando temperature medie più elevate rispetto alle altre aree della Terra. La notizia arrivata da Alert si associa al campanello d’allarme suonato in giugno in Groenlandia su cui il villaggio di Alert si affaccia. Il National Snow and Ice Data Center americano segnalava uno scioglimento di ghiacci superiore alla media del periodo (il momento di massima perdita è tra giugno e agosto). Quest’anno il fenomeno iniziava già in aprile dimostrandosi quindi significativo rispetto agli andamenti stagionali. La situazione appare dunque analoga al 2012, l’anno più terribile, quando il 97% del territorio era interessato dal disgelo; un livello mai registrato nei trent’anni precedenti. Ora si teme che l’infausta prospettiva si ripeta.