Corriere della Sera, 17 luglio 2019
Da che parte stava Italo Balbo
«Successivamente, Balbo non avrebbe nascosto la propria contrarietà rispetto a due decisioni fondamentali del fascismo: le leggi razziali e l’alleanza con la Germania, che avrebbe portato alla Seconda guerra mondiale». Perfino l’Anpi conserva nei confronti del «Maresciallo dell’Aria» una cautela garantista che non ha verso altri gerarchi fascisti. La stessa cautela di altri intellettuali e storici, ad esempio Alessandro Roveri, autore de «Italo Balbo e Nello Quilici: Le leggi razziali». Dove racconta, tra l’altro, dei rapporti di amicizia che il trasvolatore (osannato in America per il viaggio con la squadriglia di idrovolanti da Orbetello a Rio de Janeiro e poi dall’Italia al Canada e negli States) aveva con tanti ebrei ferraresi. A partire dal podestà Renzo Ravenna, difeso per anni dalle ostilità del Regime e perfino dopo la destituzione, quando volle intervenire all’ insediamento del successore per tessere l’elogio del «camerata Ravenna». Una cosa che infastidì moltissimo i fascisti più fedeli al razzismo.
Insomma, da che parte stava, Balbo? Quello che cerca di salvare, nella seduta del Gran Consiglio riunita per varare nel ‘38 le leggi razziali, almeno gli ebrei insigniti delle Croci al merito di guerra attaccando perfino Mussolini («Tu stesso, Duce, hai avuto la croce di guerra, e non la medaglia al valore. Se fossi ebreo, non saresti discriminato!») è lo stesso Balbo che più avanti rassicura i capi del Regime sulla sua proposta, da Governatore della Libia, di dare ai libici la cittadinanza italiana spiegando che vale solo per gli islamici e non per la «popolazione di razza ebraica»? Mah… A sollevare nuovi interrogativi sulla complessità dell’uomo ecco arrivare al Corriere, dopo le nuove rivelazioni emerse dall’Archivio centrale dello Stato e pubblicate giorni fa nelle nostre pagine culturali, una lettera dell’avvocato milanese Bruno Finzi, 94 anni, di famiglia ebraica, che racconta un aneddoto davvero imperdibile: «A leggi razziali ormai promulgate Balbo invitò a Tripoli un vecchio amico, il Professor Giovanni Cecchini, che aveva sposato una cugina di mio padre, Elena Modigliani. Tra quest’ultima e mio padre e le sue sorelle intercorreva un rapporto fraterno. Al suo ritorno dalla Libia Elena Modigliani Cecchini raccontò che nella Suite ai coniugi Cecchini riservata ella trovò un cartello con la scritta: «Qui si dà del lei e si rispettano gli ebrei».