ItaliaOggi, 16 luglio 2019
A scuola di boxe fin da piccoli I cubani popolo di pugilatori
A Cuba la boxe ha lo stesso ritmo della salsa: un ritmo naturale e probabilmente innato, anche se ciò non basta a spiegare il fatto che l’isola caraibica vanti il maggior numero di medaglie in questa disciplina, dopo gli Stati Uniti. Il segreto di questo primato è custodito nelle numerose scuole, frequentate dagli aspiranti pugili fin dall’infanzia. «Cominciano a 5 anni», racconta a Le Monde l’allenatore ed ex campione Limonta. Al mattino i talenti in erba vanno a scuola, al pomeriggio corrono ad allenarsi in palestre vecchie e fatiscenti, ma molto esigenti: la disciplina è uno dei segreti del successo dei cubani nella boxe. Gli atleti si allenano tutti i giorni. «Per loro è come un lavoro. Hanno tempo», osserva un turista. «In Francia non è possibile allenarsi come qui, a meno di non essere dei professionisti».
Dalla sua prima partecipazione ai Giochi olimpici, Cuba ha raccolto ben 73 medaglie, di cui 37 d’oro, per una popolazione di soli 11 milioni di abitanti. L’isola, che vanta campioni leggendari come Teofilo Stevenson (oro alle Olimpiadi del 1972, 1976 e 1980) e Felix Savon (medaglie ai Giochi del 1992, 1996, 2000), si piazza alle spalle degli Usa, che hanno un palmarès di 113 medaglie, di cui 50 d’oro.
A Cuba la boxe è uno sport molto organizzato, che comincia nei quartieri più poveri e culmina nella squadra olimpica. Per decenni l’isola ha favorito la nascita di centinaia di palestre e di numerosi talent scout. E molti campioni olimpici a fine carriera hanno aperto le loro scuole.
Al di là della boxe, Cuba è una nazione sportiva. Il regime socialista ha molto investito nello sport e incoraggia, fin dalla più tenera età, centinaia di migliaia di bambini a praticarlo. I giovani cubani hanno accesso a numerosissime installazioni sportive, anche se il più delle volte esse versano in uno stato di totale rovina.