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 2019  luglio 16 Martedì calendario

Periscopio

Declinazioni: tu assecondi, egli aggiorna, loro annottano. Uffa News. Dino Basili.L’intellettuale dice che la Svizzera è un paese noioso. Eugenio Montale. Corsera, 1951.
Due anziane si incontrano: «Come va con la pillola del giorno dopo?». «Giorno dopo cosa?». Altan, Donne nude. Longanesi, 2011.
Bersani dice che il centrosinistra dovrebbe guardare alla linea spagnola di Pedro Sanchez. Sono d’accordo. Ma considero inutile e vecchio il dibattito se guardare a sinistra o al centro. Il problema è sanare la frattura tra la sinistra e il mondo del lavoro. La sinistra si è trovata disorientata di fronte a una globalizzazione che ha acuito le disuguaglianze. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
Renzi dichiara: «L’Italia non conta più un’emerita cicca!». Rieccolo. Lo spettacolo di arte varia di un innamorato di sé. Si arrabbia. Poi, di colpo, si fa ciarliero, gesticola, ansima, camminando su e giù tipo Beppe Grillo anni 80-90, fa il sussurro, il grido, la vocina sfiatata. Daniela Ranieri. Il Fatto quotidiano.
Di Maio, receduto da un sms di allerta ai paparazzi, va al Teatro dell’Opera di Roma con la nuova fidanzata Virginia Saba. Poi si fa fotografare a Villa Borghese mentre la slinguazza in modo maldestro. Segue bacio a Fontana di Trevi. Una sua intervista a Panorama si apriva con questo annuncio: «Allora, a me piacciono le donne». Excusatio non petita. Comunque, ce lo segniamo. Stefano Lorenzetto. Monsieur.
«Sono autodidatta», disse Mario Rigoni Stern senza che glielo chiedessi, «ho smesso gli studi a 14 anni, in terza Avviamento, dove imparavo a lavorare il legno». «Troppo povero per continuare?», chiesi. «No. Ad Asiago non c’erano più scuole e noi Rigoni siamo qui da mille anni. I Rigoni sono cimbri di origine germanica e sull’Altopiano abbiamo una mitologia nordica, Odino, Thor...». «Di qui, arguisco, lo Stern, stella in tedesco, del suo cognome», dissi con aria intelligente. «È un’aggiunta che distingue il mio da altri ceppi di Rigoni. I Rigoni dell’Altopiano sono molti. Pure mia moglie è Rigoni. Ci differenziamo dalla coda», ragionò da cacciatore. Giancarlo Perna. La Verità.
Mio padre, sindacalista, soffriva tanto della esibita ninfomania di mia madre e io soffrivo della sua sofferenza, ero gelosa del loro legame perché, come tutte le figlie femmine, volevo che mio padre amasse me e non la mamma: io ero giudiziosa, lei non lo era, però dominava i suoi pensieri di uomo, mentre io, evidentemente, non ero il suo tipo... Oltretutto, a causa della condotta della moglie, mio padre venne trasferito dal Pci, da Bologna a Verona: una donna che si comportava in quel modo non si addiceva a un sindacalista serio e impegnato. Ricordo la frase che papà scrisse in quell’occasione: «Apprendo dai giornali il mio trasferimento in Veneto! Una decisione che appartiene a una mentalità pressapochista e pasticciona, da cui mi terrò ben lontano». Piera degli Esposti (Emilia Costantini). Corsera.
Il tema di Jovanotti è il divertimento responsabile. «Plastic free non esiste, è solo un hashtag. Non è possibile oggi vivere senza plastica, ma si può fare attenzione al riciclo e alla non dispersione», spiegava Lorenzo dietro le quinte. Tradotto in pratica: posaceneri da tasca e cassettoni per la raccolta differenziata per materiale che sarà trasformato in magliette da calcio, coperte per senzatetto e pezzi di arredo urbano per associazioni e istituzioni locali. Il frullatore Jova è in funzione. Con una visione lucida di un progetto che per definizione non può avere una forma. È una narrazione che si aggiorna in progress. Ma che ha un obiettivo chiaro: il divertimento. Andrea Laffranchi. Corsera.
Io debbo ringraziare mio marito e De Sica. Ho cominciato dal niente. Mia madre era una povera signora, ci morivamo di fame e siamo andate a Roma. Senza persone che credono in te, non vai da nessuna parte. Incontrai Carlo Ponti, il mio futuro marito, e mi fece conoscere Vittorio De Sica. Lo porto nel cuore. Doveva fare L’oro di Napoli, stavamo nell’ufficio di De Laurentiis, non osavo dire una battuta. Capii che gli ero piaciuta dal modo in cui mi parlava: «Siccome parto per Napoli ti faccio un provino subito, se va bene puoi fare la pizzaiola». Mi misi a piangere. «Domani vieni sul set». Così fu. Sophia Loren, attrice (Silvia Fumarola). la Repubblica.
Roma era bellissima con le sue trattorie abbordabili, i suoi vicoli, e l’eterno barocco. Ma dovevo mantenermi. Non avevo soldi. Portavo con me una macchina da scrivere che mi era stata regalata da mio fratello. Era chiaro il mestiere che volevo fare. Cominciai a scrivere per la rivista Astrolabio. Ogni articolo mi veniva pagato 25 mila lire. In redazione c’era anche Tiziano Terzani. A un certo punto ci liquidarono perché considerati troppo di sinistra. Tiziano partì per l’Oriente. Io mi imbarcai nell’impresa del Manifesto. Ma anche lì non è durata a lungo per un dissidio con Lucio Magri. Voleva un giornale che si autocelebrasse. Io volevo un giornale vero. Giampiero Mughini (Antonio Gnoli). la Repubblica.
L’ospite e il farmacista, dopo aver acceso, col consenso delle signore, pipa e Virginia, si imbarcarono in un accademico certame sull’eccellenza di gusto e sui vantaggi per la salute tra il fumar sigari o pipa. Svolsero le loro arringhe con liberale eloquenza, cedettero affabilmente su alcuni punti alle controtesi dell’avversario, e mescolarono (ciascuno più che mai rimasto del proprio parere) il fumo bianco e magro del Virginia e quello greve e bluastro del trinciato. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori, 1963.
Avrei preferito salire di corsa i gradini di pietra, giulivo come un cucciolo, sotto il naso delle statue dei legionari romani intenti a reggere certe spade, lance o fasci littori smozzicati che si poteva scambiare per fiaccole, busti di Cesari, riproduzioni delle tombe di bambini romani. Heinrich Boll, Bigliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1962.
Per dirla alla Oscar Wilde penso che l’anima è celebrazione dell’essere e non dell’apparire, nasce vecchia ma ringiovanisce, è la commedia della vita, mentre il corpo nasce giovane e invecchia, è la tragedia della vita. In breve tempo la bellezza narra di una sorte dalla quale non ci si può sottrarre. Il calare del sole è inevitabile, inizia la sfida della giovinezza perduta. Anni luce a cercare il senso della vita sul lettino del chirurgo: rinvigorire seni appassiti, nutrire labbra inaridite, steccare glutei pericolanti e visi spianati come l’autostrada del sole. Nancy Cacchiarelli. Alle cinque della sera.
Ho una gran voglia di non fare niente, ma me ne manca il tempo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.