Il Sole 24 Ore, 16 luglio 2019
Le compagnie aeree ora fanno cassa con le valigie
Fare cassa con le valigie. Lo stanno sperimentando con successo le compagnie aeree americane che nel primo trimestre del 2019 hanno già incassato dai passeggeri 1,3 miliardi di dollari attraverso le commissioni sui bagagli a mano o in stiva. Il massimo storico è stato registrato dai primi tre vettori statunitensi Delta Air Lines, American Airlines e United che insieme hanno totalizzato commissioni per 757,2 milioni di dollari nel primo trimestre, rispettivamente 201,4 milioni, 317,3 milioni e 238,5 milioni. Questo dato si confronta con quello del medesimo trimestre del 2018 quando le stesse compagnie avevano fatturato con questa voce accessoria 656 milioni di dollari. Le statistiche sono state pubblicate dal ministero dei Trasporti americano da dove si evince che nel 2018 il settore del trasporto aereo è riuscito ad incassare quasi cinque miliardi di dollari e 1,119 miliardi nel primo trimestre.
Scorrendo le statistiche ministeriali, si scopre che negli ultimi anni questa entrata è andata crescendo al punto che la cifra incassata dai tre big del trasporto aereo nei primi tre mesi del 2019 corrisponde al totale del settore nel 2014. Un business miliardario nel quale le low cost a sorpresa non occupano le prime posizioni. Come nel caso di Southwest Airlines, il primo vettore low cost della storia dell’aviazione civile, il quale si colloca all’11mo posto con soli 12 milioni di dollari. Una cifra spiegata dalla politica sul bagaglio a mano adottata dalla compagnia, a pagamento solo la seconda valigia, mentre la prima è gratis. Al contrario, Spirit Airlines la low cost basata in Florida, si colloca subito dopo le tre major con 176 milioni di dollari: a differenza di Southwest, chi vola con Spirit paga tutti i bagagli, anche quello a mano, con tariffe diversificate a seconda del peso della valigia.
In generale, la voce “bagagli” è diventata sempre più importante per le compagnie aeree e non solo per loro. Nel settembre 2018, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge che include alcuni cambiamenti radicali nel settore del trasporto aereo, omettendo però di inserire le restrizioni proposte sulle tariffe dei bagagli. Un aiutino alle compagnie che oggi possono trarre doppio vantaggio sia dalle commissioni applicate alle valigie e pagata dai passeggeri, sia in termini fiscali in quanto i bagagli non sono assoggettati alla tassa federale del 7,5% applicata ai biglietti. Per lo Stato americano significa circa 50 milioni di dollari di tasse in meno.
In Europa, le compagnie di bandiera non pubblicano i ricavi relativi ai servizi accessori che peraltro incidono per una percentuale ben inferiore rispetto ai vettori low cost, in quanto il prezzo del biglietto base include già molti dei servizi venduti come extra da queste ultime. Una voce in continua crescita anche in Europa come spiega Michele Mauri, managing director di Alixpartners: «Le compagnie low cost sono alla continua ricerca di ulteriori fonti di ricavi e le hanno trovate nella prenotazione dei posti, nei servizio di imbarco prioritario o di trasporto dei bagagli fino alla prenotazione di hotel e macchine a noleggio collegate al viaggio aereo».
Tra le voci da cui dipendono i servizi ancillary, le politiche di prezzo e il livello della tariffa base offerto per il semplice trasporto. Ecco allora che «rispetto alle vendite totali, nel caso di Wizz Air le ancillary nel 2018 hanno rappresentato il 41% del fatturato totale, il 31% per Ryanair, il 21% per easyJet e il 16% per Norwegian», aggiunge Mauri. Si arriva fino al paradosso di Ryanair i cui ricavi da servizi accessori nel 2018 sono aumentati del 19%(dovuto in prevalenza alle voci posti prenotabili e pasti a bordo), un incremento superiore all’8% registrato per il fatturato complessivo. Una indicazione di come il solo costo del biglietto non è più la sola voce da controllare quando si vola.