il Fatto Quotidiano, 15 luglio 2019
Il calciatore il cui nome finiva con la zeta
S e in questi giorni di calcio d’estate, leggere di Icardi e Nainggolan pagati a peso d’oro dall’Inter per allenarsi e non giocare vi stupisce, allora la storia di Cesar Gomez, il calciatore stipendiato per non scendere mai in campo, è quel che fa per voi. “Dam – mi tre parole”, recita la famosa canzone. E in effetti bastarono tre parole per cambiare un giorno la vita di Cesar Gomez, calciatore spagnolo, che nell’estate del ’97 aveva 29 anni e giocava nel Tenerife come difensore centrale. Quando si dice le sli – ding doors della vita! È luglio ’97, Zdenek Zeman è appena passato dalla Lazio alla Roma e sta parlando al telefono con Casiraghi, suo ex attaccante, per chiedergli come si chiamasse quel difensore del Tenerife che non gli aveva fatto toccare palla in Tenerife–Lazio 5–3 di Coppa Uefa (Lazio eliminata), l’autunno prima. “FINIVA PER ZETA”, sono le tre parole che Casiraghi pronuncia; davanti alle quali Zeman ha un’illumi – nazione, “ma certo, Gomez”, bofonchia, con l’impressione di recuperare quel nome tra lontani ricordi. Ringrazia Casiraghi, compone il numero di Perinetti e dice al d.s. di volare alle Canarie e di acquistare Gomez. “Se è vero che Stam e Nadal costano troppo, Gomez andrà bene lo stesso: lo conosco bene”. Detto e fatto. “Dammi tre parole, sole, cuore e amore”, dice la canzone: e sole, cuore e amore sono le prime tre cose che Gomez trova ad accoglierlo al suo arrivo a Roma. Più una quarta: soldi. Sensi lo ha acquistato per 6 miliardi di lire facendolo firmare per 4 anni a 1,6 miliardi a stagione. “Avevo sempre sognato di finire in una grande squadra –confessa Cesar –, ma quello che non avevo osato immaginare è l’aspetto economico del contratto”. Cesar è allibito, ma Zeman lo è di più. Chiuso nei suoi silenzi, sta pensando che il difensore che a Tenerife aveva messo la museruola a Casiraghi se lo ricordava diverso. Chiacchierando con lui, a fine presentazione, apprende che a Tenerife faceva coppia in difesa con un nazionale uruguagio di 6 anni più giovane, ex Independiente, Pablo Paz. Avete capito bene: Paz. “Finiva per zeta”, gli aveva detto al telefono Casiraghi. Zeman si sente male: vuoi vedere che… Il Gratta e Vinci nel 1997 non c’era ancora, ma il primo vincitore del fortunato concorso “Turista per Sempre” è ancor’oggi, ad honorem, Cesar Gomez: che incassò 6,4 miliardi di vecchie lire per fare, letteralmente, il turista a Roma. Giocò in tutto 88 minuti: cinque in Roma–Napoli 6–2 (dall’85’ al posto di Aldair), uno in Fiorentina–Roma 0–0 (dal 90’al posto di Petruzzi) e ottantadue, prima di essere sostituito, nel fatale derby Ro ma–Lazio 1–3 dell’1 novembre, giorno di tutti i santi (specie quelli laziali) in cui Zeman si trovò di colpo senza Aldair e Petruzzi, e assieme a Servidei dovette mandare in campo lui, Gomez, quello che finiva per zeta come Paz. Mancini e Casiraghi andarono a nozze, in 10 contro 11 la Lazio stravinse. In quei 4 anni Gomez non saltò mai un allenamento, rifiutò ogni ipotesi di cessione, comprò una concessionaria all’Eur e grazie ai compagni, che testimoniarono a suo favore contro Sensi e Capello, vinse la causa che la Roma gli intentò per liberarsi di lui. Leggenda vuole che un giorno, a fine allenamento, un tifoso lo chiamò e gli disse: “A Cesar, ce l’hai ‘na penna che te faccio ’n autografo?”. Lui non si scompose. E tirò dritto. © RIPRODUZIO