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 2019  luglio 14 Domenica calendario

Numeri e considerazioni sui concerti in Italia

Ligabue che chiude il tour estivo 2019 a Roma in uno stadio Olimpico pieno a metà, con il palco che fronteggia le tribune e che dunque toglie spazio al pubblico. Vasco Rossi che fa sei sold out a San Siro e porta il totale dei concerti nello stadio milanese a 29 dal 1990 a oggi. Jovanotti che sposta sulle spiagge il suo show (un po’ festival itinerante con gli ospiti del pomeriggio, un po’ dj set quando sale sul palco lui con band e consolle), smontando la retorica del mega-concerto e imboccando una strada diversa, complicata da percorrere ma indubbiamente nuova.
Sono le istantanee dell’estate italiana dei grandi concerti, un’estate che cambia la musica, chiude un’epoca e forse ne apre un’altra, ancora difficile da interpretare. Per ora, una morale c’è, ed è strana, paradossale: per fare grandi numeri dal vivo avere un album di recente uscita non solo non serve a niente, come si credeva fino all’anno scorso, è proprio dannoso. Se ne è accorta anche la rivista americana Rolling Stone, che nell’ultimo numero nota come i Rolling Stones stiano riempiendo gli stadi del grande Paese pur non pubblicando un disco di canzoni nuove dal 2005. Il tour «No Filter», rinviato di un paio di mesi per l’operazione al cuore subita dal cantante Mick Jagger, è partito alla grande: merito dei vecchi successi, di un nuovo maxischermo alto più di 20 metri o dell’album annunciatissimo che la band continua a non fare uscire? Negli Usa non sono i soli: Billy Joel dal 2014 esaurisce il Madison Square Garden una volta al mese pur non uscendo con canzoni nuove dal 1993. «Continuo a scrivere - ha detto - ma solo per mia edificazione personale». Così i Fleetwood Mac (ultimo album nel 2003), gli Eagles (ultimo album nel 2007), Peter Gabriel (ultimo album di inediti nel 2002).
In espansione l’universo live
In Italia, considerata anche le età degli artisti di cui stiamo parlando, inferiore a quella dei protagonisti del classic rock, il discorso non cambia. Lo dimostra Ligabue, uscito a marzo con un album, Start, realizzato con un produttore che ha la metà dei suoi anni. Scelta coraggiosa, che denota vitalità e voglia di cambiare, che non è stata premiata dal vivo. Su Facebook ha ammesso (fatto rarissimo) che «a questo giro l’affluenza di pubblico è inferiore alle previsioni dell’agenzia». E non può essere un caso se Vasco smentisce di avere un album in lavorazione e annuncia solo una canzone, anticipando parte del testo: «Sarà la mia ultima confessione. Se mi assolvo? Non so. Se esistesse la pillola contro i sensi di colpa la prenderei subito, ma alla fine rifarei tutto: stessi errori, stesse passioni, stesse delusioni».
È chiaro che chi acquista biglietti per i veterani (Vasco frequenta gli stadi dal 1990, Liga da almeno vent’anni) lo fa per ascoltare Albachiara e Certe notti, e troppe novità - almeno cinque o sei se l’album è appena uscito - rischiano di rovinare l’atmosfera, di compromettere la dinamica emotiva fondamentale per la riuscita dello show. Non solo: l’universo della musica dal vivo è in espansione (la vendita dei biglietti varrà 24 miliardi di dollari nel mondo nel 2022, assicura Pricewaterhouse Coopers) e in continuo cambiamento. 
I dati più recenti sui tour con i cento maggiori incassi nel mondo nei primi sei mesi del 2019 registrano una flessione notevole rispetto al periodo analogo dello scorso anno: -26,8%, cioè 2,06 miliardi di dollari contro 2,81 nel 2018. Cosa significa? Forse che non ci sono state abbastanza star in tour. Oppure, più probabile, che si stia erodendo la supremazia dei big acclarati.
I casi Ramazzotti e Ultimo
Altri dati. Chi ha vinto nella classifica per incassi suddivisa per generi nel 2018? Ecco i magnifici cinque, con il totale da ciascuno fatturato: Ed Sheeran (pop) 429 milioni di dollari; Beyoncé e Jay-Z (R’n’B/hip hop) 254 milioni; U2 (rock) 119 milioni; Kenny Chesney (country) 114 milioni; Luis Miguel (latin) 65 milioni. Trionfa il pop, per natura più mutevole nei gusti e sempre in cerca di nomi nuovi. In Italia abbiamo il caso di Ultimo, che ha annunciato lo spostamento al Circo Massimo del concerto finale del suo tour, il 19 luglio 2020. «Saremo oltre 70 mila», ha scritto. Mentre Eros Ramazzotti, l’Ultimo degli anni 80, tiene botta con un successo internazionale che ha dell’incredibile, e che l’album Vita ce n’è certo non ha allargato (ma neppure danneggiato, ed è già un ottimo risultato): torna in Italia il 16 luglio a Lucca, il 18 è a Stupinigi, poi va in tutta Europa, anche a Est, e nel 2020 in Nord e Sud America. 
Insomma, tutto cambia, per i veterani i palasport d’inverno e gli stadi d’estate continueranno a essere accoglienti, a patto di puntare sul sicuro e rassegnarsi a fare - il meglio possibile, anche dal punto di vista visivo - i classici che la gente vuole. E magari smettere di pubblicare nuovi album.