La Stampa, 14 luglio 2019
Ambrogio Maestri, il baritono da 170 chili
Da qualche anno, diciamo da quando c’è il dvd e l’opera nei cinema, i cantanti lirici e perfino le cantanti liriche sono diventati tutti acciughe, silfidi, top model. Addio ai vecchi soprani balene e tenori barilotti. L’eccezione che conferma la regola è Ambrogio Maestri, celebre baritono di taglia extra large, attualmente alla Scala come Gianni Schicchi con la regia di Woody Allen (curioso, alla prima, vederli accanto ai ringraziamenti: lui enorme e Woody così filiforme che potrebbe fare la doccia senza bagnarsi), insomma un trop model.
Maestro Maestri, però diciamolo: lei è grosso, non grasso.
«Beh, veda lei. Io mi considero abbastanza proporzionato. Sono alto un metro e 92 e attualmente peso 170 chili. Più o meno».
Però.
«Già. Prevengo la prossima domanda: sì, con 30 o 40 chili di meno starei senz’altro meglio».
Sempre stato così?
«Sempre. Anche perché i miei hanno una trattoria a Pavia, il risotto non perdona e io ci sono letteralmente nato in mezzo. Però ho un passato di sportivo. Da ragazzo, giocavo a basket molto e anche bene, se sono arrivato in A2. Lì toccai il mio record di magrezza: 92 chili. Ma mi sono anche rotto tutto il rompibile».
Quand’ero paggio, come direbbe il suo personaggio più celebre, sir John Falstaff.
«Esatto. Per lui, diciamo che ho il fisico giusto. Lo faccio senza imbottiture».
Diete ne ha mai fatte?
«Tantissime e inutili. In realtà l’unica soluzione sarebbe sigillarmi la bocca. Meglio ancora, il frigorifero. Oppure diventare fruttariano, piazzarmi sotto un melo e mangiare solo i frutti che cadono spontaneamente».
Ma è vero che a dimagrire troppo si rischia anche la voce? Della Callas lo si disse.
«Diciamo che può capitare, non tanto se perdi peso, ma se il dimagrimento è troppo veloce. Cantare è una questione di giusto equilibrio, come tutto, del resto».
Beh, adesso è in buona compagnia: gli obesi hanno ufficialmente superato gli affamati.
«Sorprendente, con tutto quello che si legge sulla vita sana e i pericoli dell’obesità. Evidentemente alla gente si predica bene ma lei continua a razzolare male. Del resto, io canto spesso in America e lì quelli con il mio fisico sono tanti che mi sento meno fuori scala. Per esempio, riesco a trovare i vestiti solo lì, nei reparti specializzati dei negozi, "big and tall". Per fortuna che a teatro i costumi me li fanno su misura».
In America è diventato famoso cucinando un risotto in diretta tivù.
«Fra un atto e l’altro di "Falstaff" al Metropolitan, in scena, nella cucina di Miss Alice Ford. Il risotto venne malissimo, ma la scena piacque tanto».
Però nonostante la mole, lei in scena dà un’impressione di leggerezza.
«Grazie. È tutto merito dello sport che ho fatto. Mi aiuta a muovermi anche se sono, diciamo così, un po’ abbondante».
Dopo la Scala dove andrà?
«All’Arena di Verona a fare Scarpia. E lì finalmente sarò della dimensione giusta rispetto al palcoscenico. Quando Tosca mi ammazzerà e rotolerò al suolo, immagino già i commenti: non c’è più il baobab. Oppure: Maestri lascia un grande vuoto».