Corriere della Sera, 14 luglio 2019
Il bagnino che ha battuto la tromba d’aria
«Venga, venga. Le faccio vedere da dove è passata». Il bagnino Andrea Forti la chiama «lei». Non tempesta, non tromba d’aria e nemmeno bufera. Dice che «lei aveva una forza impressionante», che «è arrivata veloce fin qui», che «ha frantumato vetrate, ha trasformato in proiettili vaganti ogni ombrellone, lettino, gazebo, sedia, tavolo, pedalò...», che ha «devastato tutto e poi è andata a morire in pineta».
Ma sia chiaro: se «lei» credeva di spaventare questa gente si sbagliava di grosso. «Noi siamo romagnoli», è l’obiezione più naturale di Andrea, «quindi non si molla niente e non si molla mai».
Prendi lui, per esempio. Mercoledì mattina, quand’è arrivata «quella» – una tromba d’aria carica di potenza —. Andrea era come ogni giorno in servizio al Peperittima, l’unico fra gli stabilimenti balneari di Milano Marittima (località di Cervia) che la furia dell’acqua e del vento ha raso completamente al suolo. Anche altri bagni sono stati danneggiati «ma da noi quando tutto è finito sembrava aprile» racconta Andrea. «La spiaggia era vuota, era stata spazzata via ogni cosa, fatta a pezzi e trascinata lontano, e quel poco che era rimasto era rotto, piegato, strappato. Io ho 56 anni, lavoro qui dal 2012 e avevo lavorato a lungo in un altro bagno, da ragazzo. Ne ho visti di temporaloni arrivare sulla costa ma una cosa così...».
Il filmato è meglio delle parole rimaste in sospeso. «Guardi qui», Andrea indica se stesso in un video mentre si mette le mani fra i capelli che non ha. «Qui vedevo volare tutto e dicevo no!, no!, no!”» Seguono immagini della spiaggia devastata, con orario sovrimpresso: erano le 9.23 di mercoledì.
Ecco. Domanda: come diavolo avete fatto a rimettere tutto a posto nel giro di nove ore? La risposta arriva con un sorriso. «Abbiamo lavorato senza fermarci mai finché la spiaggia non è tornata più bella di prima».
Altra pausa con la testa piegata sul telefonino. Andrea mostra un messaggio arrivato via WhatsApp. Qualcuno gli ha scritto «oggi sei stato esemplare. Onorato di essere tuo amico». Perché questo bagnino dalla faccia allegra e dai modi semplici – casa, moglie e figlia 16enne a pochi chilometri dal Peperittima – mercoledì è riuscito a lavorare 13 ore di fila senza risparmiarsi e con un solo obiettivo: riaprire il bagno ai turisti. Alle dieci del mattino la stagione sembrava perduta, alle sette del pomeriggio lo stabilimento era quasi perfetto.
Mentre gira fra i bagnanti a sistemare dettagli, gli si avvicinano donne e uomini in costume per dirgli «complimenti, lavoro straordinario», oppure «siete organizzatissimi, bravi, così si fa». Lo sanno tutti che lui ha coordinato il primo intervento mentre ancora c’era un ventaccio che ti portava via e la pioggia cadeva a secchiate; il proprietario del Peperittima, Piero Boni, affida alle parole di Andrea il racconto di questa «lezione di rinascita della Romagna» e l’ex presidente della cooperativa bagnini Danilo Piraccini dice che «questo ragazzo le potrà far capire lo spirito di noi romagnoli». Ma lui, Andrea, ripete che «io ho fatto, sì, ma è stato soprattutto un grandissimo lavoro di squadra». Anzi, no. «È stato il lavoro e il senso di civiltà e solidarietà di una comunità intera». Parola d’ordine: voglio dare una mano.
«Si è presentata anche gente che la vedevi: dopo aver spostato due sdraio non ce la faceva più» sorride Andrea. «Ho visto fra gli aiutanti un mio vicino di casa, i residenti della zona, c’era un commercialista arrivato con i guanti da lavoro infilati, c’erano i nostri ospiti che si davano da fare, sono arrivati bagnini, elettricisti, operai dagli stabilimenti senza danni, i bagni vicini hanno offerto gratis la loro spiaggia ai nostri clienti mentre la nostra era fuori uso. C’eravamo noi dello staff che abbiamo dato il massimo ma c’era anche il gran lavoro della Cooperativa bagnini. Pensi che mentre ancora volavano sedie e tavoli sono partite le prime chiamate per cercare nei magazzini scorte di ombrelloni, attrezzatura, lettini, camion che venissero a prendere la roba rotta e a portarci la nuova».
Ieri sul tratto di spiaggia del Peperittima c’erano soltanto quattro dei vecchi ombrelloni color tortora. I nuovi hanno le tele colorate di giallo e di blu: «Perfetti» commenta Andrea. «Il giallo e il blu sono i colori di Cervia», una piccola coincidenza fortunata in più per il sindaco Massimo Medri che guarda le fotografie della spiaggia distrutta, quelle dei 4200 alberi abbattuti nella pineta, dei 600 caduti lungo le strade, dei danni a case e auto, e ringrazia mille volte il cielo per non aver dovuto contare né morti né feriti gravi, che tanto «tutto il resto si può aggiustare».
Andrea dice che fare il bagnino da queste parti è «gratificante», che «il calore della gente ti avvolge», che qui «i rapporti umani vengono prima di ogni altra cosa» e che «siamo stati sommersi da un’onda di affetto emozionante». Mercoledì, finito il lavoro in spiaggia, qualcuno ha strappato il foglietto con il giorno 10 luglio dal calendario filosofico appeso al bar dello stabilimento. Il precetto della giornata diceva: «Puoi trovare sicuramente di meglio da fare che rimanere fermo a lamentarti». Appunto.