Il Messaggero, 14 luglio 2019
Quale futuro per Angela Merkel
Dopo 30 anni sulla breccia politica, di cui 20 come erede di Helmut Kohl, Angela Merkel è sul viale del tramonto. Un cammino a rate la cui ultima tappa ancora non è chiara. Potrebbe essere fra pochi mesi se il governo, contro la sua volontà, salterà. O alla fine della legislatura, nell’autunno 2021, come lei spererebbe. Cosa e chi verrà dopo di lei è ancora meno chiaro. In questa incertezza si consuma l’ultimo capitolo del suo cancellierato: non una bella prospettiva per la cancelliera che mercoledì compie 65 anni. Incerto anche il suo futuro: davvero la donna più potente del mondo andrà in pensione?
DICHIARAZIONILa Merkel ripete che lascerà la politica, e le offerte di presiedere la Commissione o il Consiglio Ue le ha declinate quasi stizzita: «Possibile che nessuno mi creda quando dico che voglio smettere?». Già 20 anni fa aveva confidato alla fotografa Herlinde Koelbl di non voler lasciare la politica come «un rottame mezzo morto». Dopo 18 anni alla guida della Cdu, e 14 al governo, la cancelliera ha cominciato a preparare la sua uscita di scena: lo scorso ottobre ha annunciato le dimissioni dalla leadership Cdu (ha preso il suo posto Annegret Kramp-Karrenbauer) e di non volersi ricandidare per un quinto mandato. Gradirebbe rimanere invece fino a fine legislatura ma non dipende solo da lei. Dopo, se solo volesse, gli incarichi le pioverebbero addosso ma finora, dall’Ue all’Onu, ha sempre detto no. Escluso anche, per una persona della sua integrità e del suo rigore luterano, che segua le sirene del denaro di qualche incarico nel privato, come Gerhard Schröder arruolato da Putin a Gazprom.
La variante più probabile è che la cancelliera si ritiri col suo secondo marito, Joachim Sauer, un rinomato professore di chimica che è sempre stato nell’ombra questi anni rifiutandosi di fare il principe consorte della cancelliera. Semplicemente, dopo anni massacranti in politica, ritirarsi a vita privata fra la casa al Kupfergraben a Berlino e la dacia vicino Templin, nel Brandeburgo, a est, dove Angela è cresciuta con la famiglia e che per lei, come ha confessato, è Heimat, patria. La donna venuta al mondo il 17 luglio 1955 ad Amburgo come Angela Kasner, dal nome del padre pastore Horst Kastner, che poco dopo continuò la sua missione nella Ddr, ha bruciato molti primati, e ha gestito molte crisi.
PREOCCUPAZIONIL’ultima riguarda la sua salute: i tremori che la assalgono in pubblico, e che l’hanno costretta ad affrontare giorni fa seduta su una sedia gli onori militari per la premier danese Mette Frederiksen, hanno forse natura psicologica ma simbolizzano anche al mondo che la sua parabola volge al crepuscolo. Prima cancelliera donna, prima tedesca dell’est, più longeva al potere di tutti i colleghi maschi (Putin a parte): se resterà in carica fino a dicembre avrà superato Konrad Adenauer, il primo cancelliere che ha governato 14 anni (1949-1963) e se resisterà fino alla fine della legislatura nel 2021 avrà raggiunto anche il record di 16 anni di Kohl. Angela Merkel (cognome del primo marito Ulrich Merkel) ha guidato quattro governi, di cui tre di grande coalizione con la Spd, compreso quest’ultimo, il più instabile di tutti. È nato sotto una cattiva stella dopo le elezioni del 2017 andate male per tutti, soprattutto per la Spd, che al governo non aveva voglia di entrare e ora è alla ricerca di un pretesto per andarsene.
IL CARATTEREAlcuni per mandare il governo a casa volevano prendere la palla al volo della nomina di Ursula von der Leyen alla Commissione Ue. Per gli osservatori il governo non reggerà, e in primavera si tornerà al voto: per la Merkel vorrebbe dire una fine prematura del mandato. La sua ambizione è sempre stata di decidere lei quando staccare la spina, non è detto che ci riuscirà. Molti negli anni gli appellativi: la ragazza di Kohl, parricida, Mutti, la donna più potente del mondo, e mamma dei profughi per avere aperto nel 2015 le porte a un milione di rifugiati. Il suo cammino è costellato di vittime, avversari politici o nemici interni. E molte anche le sue capriole politiche (come l’abolizione della leva o il no al nucleare) che hanno svecchiato la Cdu spingendola a sinistra. Cosa questa che molti nel partito le rinfacciano, assieme alla politica sulla migrazione. Il risultato, dicono, è un calo dei consensi, l’eclissi della SPD, l’avanzata dei Verdi, e la nascita del partito di estrema destra come l’AfD. I maligni dicono che per lei la sigla Cdu sta in realtà per Ich (io). Ma per molti la sua eredità è un capitale che impegnerà a lungo politici e storici.