Avvenire, 14 luglio 2019
Trafficanti di esseri umani a caccia di homeless
È facile conquistare la fiducia di chi trascorre la gelida notte londinese sotto i ponti, sulle panchine delle stazioni, nei sottoscala dei lussuosi palazzi del centro. Basta un sorriso, l’offerta di un pasto caldo o di una sigaretta e, magari, un saluto intenzionalmente rivolto non in inglese ma in rumeno o polacco. È questa la strategia utilizzata da spregiudicati trafficanti di vite umane che, infiltrati come volontari nelle associazioni impegnate nell’assistenza ai senzatetto, reclutano tra quanti vivono ai margini delle città – nella capitale come a Brighton, Manchester e Bristol – nuove leve per i loro sporchi affari: accattonaggio, prostituzione, furto.
L’allarme arriva da Unseen, una fondazione che da tempo si batte contro le moderne schiavitù e che per questo è stata selezionata dal governo britannico nel 2016 per gestire una linea telefonica a cui segnalare episodi di schiavitù moderna. In due anni e mezzo, i sospetti casi di abusi, violenza e avviamento forzato alla delinquenza di uomini e donne senza fissa dimora registrati dagli operatori della Onlus sono stati 350. «I trafficanti li adescano per strada, nei dormitori o alle mense per i poveri con la falsa promessa di un lavoro e di buoni guadagni», spiega Andrew Smith, responsabile di Hull Homeless, partner di Unseen.
A conquistarli, talvolta, può bastare un falso abbraccio consolatore. Sfiniti dalla stanchezza della vita in strada, molti abboccano ritrovandosi, di lì a poco, intrappolati in situazioni, forse, anche peggiori di quelle vissute da senza tetto. Molti sono costretti a mendicare ma la maggior parte si ritrova a fare i conti con ore e ore di duro lavoro retribuito, se va bene, con appena qualche sterlina al giorno. A volte anche con niente. La malavita li “ingaggia” per cantieri, autolavaggi, campi agricoli, macelli. Spesso vengono impiegati anche come giostrai e scaricatori di porto. Le donne sono in gran parte condannate alla prostituzione forzata. Alcune vengono, invece, forzate a massacranti giornate di lavoro come cameriere, addette alle pulizie o ai “nail bar”, i centri specializzati nel manicure.
La storia di Pavel, rumeno, è una delle tante. Per settimane, l’uomo è stato costretto da una banda di albanesi a lavorare in un autolavaggio senza ricevere alcun compenso. Gli sfruttatori non gli concedevano nemmeno un pasto caldo. La notte, Pavel doveva dormire sul pavimento di una insana dimora offertagli come rifugio. La sua liberazione è arrivata quando, dopo essere stato pestato di botte e privato dei suoi documenti, ha deciso di scappare e tornare a vivere per strada. Che la vita sotto i ponti possa essere persino più sicura e dignitosa di quella in cui si ritrovano tanti degli invisibili sfruttati dalla criminalità lo dimostra un altro dato evidenziato dal rapporto: almeno 234 sono state in due anni e mezzo le persone che hanno scelto la strada solo per sfuggire alla violenza dei moderni lavori forzati. Secondo la fondazione Walk Free, gli schiavi della società contemporanea, nel Regno Unito, sono almeno 136mila, un numero dieci volte superiore a quello registrato nel 2013.
Sono disperati, spesso sopravvissuti ai maltrattamenti solo grazie allo stordimento dell’alcol, potenzialmente destinati ad ingrossare le fila del già vasto esercito britannico degli homeless: oggi, oltre 320mila; circa 8.900 solo a Londra. Maisa, 56 anni, in fila alla mensa dei poveri di Stoke Newington, a Londra est, è stata clochard per oltre due mesi.
«So come si muovono quelli che cercano di reclutarti, ma io sono stata brava a evitarli», racconta. «Il segreto per non finire nei loro giri – raccomanda – è essere forti, non fidarsi, e evitare in tutti i modi di parlargli anche solo per un attimo. Mi sono salvata perché cambiavo il mio rifugio ogni giorno, non sceglievo mai lo stesso così nessuno poteva venirmi a cercare. L’unico che ho preferito è stato il bus notturno numero 148, una delle linee più lunghe di Londra che attraversa mezza città. La notte, viaggiando di continuo tra White City e Camberwell Green, volava senza accorgermene».