il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2019
Deutsche, 50 miliardi di bonus ai manager
“L’ investment banking è una trappola, un gioco e una droga: la ricompensa è grande ma incerta, il che la rende eccitante e ti fa chiederne sempre di più”. Le confessioni di un ex dirigente di una banca d’investimento di Londra, raccolte in forma anonima dal Guardian, spiegano bene cosa muove chi incassa stipendi fissi da 500mila euro l’anno ma punta a bonus che da zero possono salire a molti milioni. Il meccanismo però porta i manager ad assumere rischi sempre maggiori: se va male difficilmente dovranno pagare il conto, se va bene guadagneranno cifre enormi. Ne sa qualcosa Deutsche Bank, il gigante malato del credito tedesco che nei giorni scorsi ha annunciato un piano di ristrutturazione “lacrime e sangue” che prevede il taglio in tre anni e mezzo di 18mila dipendenti, uno su cinque. Dal 1999 la divisione di investment banking della banca di Francoforte ha assunto rischi su derivati del valore nozionale di 43.500 miliardi di euro, tredici volte il Pil tedesco, tra i quali anche il famoso contratto Santorini venduto a Mps. Le perdite che ne sono emerse continuano a dissanguare i bilanci, ma in molti grazie a quelle scommesse hanno guadagnato cifre stellari: i soli bonus pagati da Db in vent’anni hanno raggiunto 50 miliardi di euro. Ora però proprio quella divisione, con un doppio quartier generale a Londra e New York, sarà smantellata.
“Quando andavo nell’ufficio del mio capo per ricevere il mio bonus annuale, era cruciale non far trapelare nessun indizio del fatto che fossi felice per la cifra: entravo con la faccia da poker, uscivo con la faccia da poker. Poi, dentro di me, pensavo: non posso credere che mi diano così tanti soldi per un anno di lavoro”. Il manager di Londra spiegava così l’euforia che seguiva l’incasso del premio. I bonus, pur non essendo nemmeno tra i più alti del settore, non mancavano mai. Nei soli ultimi 9 esercizi sino al 2018 la banca ha pagato premi per 24,2 miliardi. I premi non si sono fermati nemmeno quando le difficoltà della banca erano ormai alla luce del sole. Il 2016 è stato l’unico anno nel quale la cuccagna è quasi finita: i bonus furono di “appena” mezzo miliardo. Ma nel 2015, nonostante Db avesse perso 6,8 miliardi a causa di pesanti sanzioni, i premi furono di 2,4 miliardi.
Quella che la testata tedesca Zeit online ha ribattezzato “la rapina in banca dall’interno” è iniziata nel 1999, quando Deutsche acquistò Bankers Trust, una grande banca d’investimento di New York. Poi nel 2007-2008 arrivò la crisi finanziaria globale scatenata dai subprime e le banche d’affari finirono nel mirino dell’opinione pubblica perché molte salvate coi soldi dei contribuenti. I bonus stellari parevano finiti, ma era solo una battuta d’arresto. Nel 2009 Goldman Sachs annunciò un monte-bonus annuale mai visto di quasi 15 miliardi di euro: oltre 470mila euro in media a ciascuno dei 31.700 dipendenti. Ma era la media dei polli di Trilussa: in Goldman le donne, a parità di grado e funzioni, ricevevano bonus inferiori del 40% a quelli degli uomini.
La progressione di stipendio nell’investment banking era notevole: prima della ristrutturazione, un neoassunto nella divisione londinese di Deutsche triplicava la busta paga nei primi sette anni, passando da 70 a quasi 240mila euro. L’anno scorso il monte-premi di Db si è ridotto del 14% a 1,9 miliardi ma valeva comunque 6 volte gli utili. Nonostante la crisi e il crollo dell’azione, le remunerazioni dei consiglieri di gestione sono raddoppiate a 56 milioni grazie alla quota variabile. L’ad Christian Sewing, in carica da aprile 2017, ha guadagnato 2,9 milioni di stipendio base ma con i bonus ha raggiunto i 7 milioni. Garth Ritchie, il capo dell’investment banking ora in uscita, ha ottenuto 8,6 milioni inclusi 250mila euro al mese di bonus per “consulenze” prestate alla stessa Db su Brexit. Grazie al bonus-Brexit Ritchie ha incassato 3,25 milioni dall’inizio della “consulenza” a dicembre 2017 e, se fosse restato in carica come previsto fino a novembre 2020, a fine periodo ne avrebbe ottenuti 9. Ma non era solo: da novembre 2017 ad agosto 2018 il responsabile dei rischi Stuart Lewis ha ricevuto un extra di 150mila euro al mese per “migliorare i rapporto con i controllori Usa”, che ha portato la sua retribuzione di 1,2 a 6,1 milioni.
Ora che la scure si abbatte su migliaia di posti di lavoro, in Deutsche Bank di quei bonus potrebbe restare solo il ricordo. Tornano alla mente le parole dell’anonimo investment banker di Londra: “L’euforia non dura. Sei pagato una somma enorme, ma c’è un compromesso monetizzato nel bonus: hai rinunciato al rispetto”.