il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2019
Biografia di Gianluca Merenda
L’“italiano 2” della conversazione all’hotel Metropol di Mosca ha un nome: Gianluca Meranda, professione avvocato. Ha ammesso di essere stato all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 in una lettera a Repubblica. Partecipazione non legata a motivi politici, sostiene: “Confesso apertamente di non votare da dieci anni. Non mi sono mai occupato di finanziamento ai partiti – si legge nella lettera –. Non ho mai avuto incarichi in nessun partito e non ho intenzione di cominciare”. Dai profili social, però, sembra chiara la sua predilezione per Salvini.
L’ultimo aggiornamento sulla sua pagina Facebook, del luglio 2018, segnala l’iscrizione al “Comitato Salvini premier”. Su Twitter, tra giugno e dicembre 2018 ha rilanciato 15 volte i cinguettii del Capitano. Quest’anno la presenza più assidua sul suo profilo è Germano Dottori, politologo di fama della Luiss di Roma, noto per le sue posizioni filo-atlantiste e per il suo apprezzamento di Putin come leader non ostile all’Occidente. Il suo ultimo libro, La visione di Trump, secondo Il Giornale è uno dei saggi studiati da Salvini. Meranda compare di frequente anche su Acacia Magazine, considerata l’agenzia stampa della massoneria italiana. In particolare nel 2015, si legge il suo nome tra i creatori della Fondazione Massonica (“la prima nella storia della massoneria italiana”). Nello stesso anno è menzionato come Gran Cancelliere della Serenissima Gran Loggia d’Italia, particolarmente frequentata in Calabria, terra d’origine di Meranda. Sempre su Acacia Magazine appare in un gruppo di uomini agghindati con i tradizionali paramenti massonici. E tra i firmatari di un breve testo: “Siamo un gruppo di maestri muratori di varie obbedienze regolari, che si riconoscono come fratelli e vogliono dare un contributo concreto, fraterno e neutrale al mondo della comunicazione massonica”.
Meranda esercita la professione forense nello studio SQ Law, con sedi a Roma e a Bruxelles: specializzazione in controversie commerciali. Si trovava all’ormai famoso incontro moscovita quale “General Counsel di un banca d’affari anglo-tedesca”, scrive a Repubblica. Si dice stupito per l’inchiesta della Procura di Milano per finanziamento illecito ai partiti e corruzione internazionale e difende la correttezza della trattativa. Tra i clienti dello studio SQ Law “ci sono compagnie petrolifere e banche d’affari italiane ed estere” e, a parte Gianluca Savoini, gli interlocutori presenti a Mosca erano “professionisti” che si occupano di “compravendite internazionali”, “oil products”, “che in quel momento erano oggetto di negoziato”. La trattativa, però, dice che non si è perfezionata.
“Luca”, al Metropol, è l’italiano che sciorina i nomi delle aziende da coinvolgere nell’affare: Eni, Banca Intesa, Lukoil. Lo studio di cui Meranda è partner, in effetti, vanta importanti collegamenti in tutto il mondo attraverso la Legal Netlink Alliance. Nel board del network internazionale, di base a Londra, c’è anche l’avvocato italiano Marco Padovan, fondatore dello studio legale che porta il suo nome. Nel 2014, appena iscritto alla Camera di commercio italo-russa (Ccir), lo studio legale ha organizzato un convegno dal titolo “Lavorare con la Russia dopo le sanzioni”: “Obiettivo del seminario si legge in un comunicato – era illustrare la normativa e le criticità di natura legale e tecnico-scientifica relative alle operazioni commerciali e finanziarie con la Russia”. In quello stesso anno, la Ccir aveva lanciato “il corridoio verde” per sburocratizzare le procedure doganali. Del resto, il 2015 è stato un anno cruciale per cementare i rapporti tra i contrari alle sanzioni per Mosca. E la Camera di Commercio italo-russa è stata un collante fondamentale anche tramite i politici locali e in particolare alcuni consiglieri regionali.