La Lettura, 14 luglio 2019
Lo stile Rothschild all’asta
È una camera del tesoro quella allestita qualche giorno fa da Christie’s a Londra: tappeti, mobili, quadri, argenti, porcellane, tutti di una straordinaria opulenza, radunati in un’unica sala. E con una provenienza eccezionale: la collezione Rothschild, la famiglia di banchieri che per due secoli ha primeggiato nell’economia e nella società europee.
Una raccolta, andata all’asta il 4 luglio, che testimoniava non solo la ricchezza e la magnificenza raggiunte dalla famiglia, ma un’intera estetica: il cosiddetto «gusto Rothschild», quella concezione del lusso che a partire dall’Ottocento ha influenzato l’allestimento delle residenze private più prestigiose, dall’Europa all’America, e che voleva essere erede e continuazione del gusto delle corti europee, dal Rinascimento all’Illuminismo. «I Rothschild sono stati i primi a collezionare importanti oggetti di provenienza reale – spiega Paul Gallois, esperto della casa d’aste —. Agivano come i nuovi monarchi, nella tradizione delle corti, dai Medici agli Asburgo, mescolando tesori di diversa provenienza».
È interessante notare come l’avvento del «gusto Rothschild» segni il passaggio dall’aristocrazia alla borghesia del denaro: nel segno non tanto della sostituzione quanto dell’assimilazione e della continuità, seppur declinata secondo nuovi parametri. Un’estetica che attraverso mille rivoli ha influenzato anche il sentire contemporaneo: «Lo vediamo ancora oggi nel modo di decorare certe case e di disporre gli oggetti – commenta Gallois —. Se guardiamo a uno stilista come Yves Saint-Laurent, riconosciamo quello stesso gusto». E per restare più vicini a noi, perfino il décor Versace può essere visto come un tributo a quella sensibilità.
I Rothschild, addirittura, diedero il via alla costruzione di splendide residenze non solo per abitarvi, ma proprio per essere in grado di accogliere le magnifiche collezioni che stavano accumulando: una spinta resa ancora più urgente dalla competizione che si era andata creando tra i diversi rami della famiglia. La collezione venduta a Londra, prima di essere battuta, ha fatto il giro del mondo, esposta a New York e a Hong Kong.
«Ci si aspetta che la collezione Rothschild – ha detto François Curiel, presidente di Christie’s Europa – sia una miniera di tesori sontuosi e inestimabili, raccolti e trasmessi lungo le generazioni: è esattamente così. Ma il “gusto Rothschild” non è definito dalla stravaganza: riguarda l’identificazione dei migliori oggetti d’arte nel contesto storico e culturale del Rinascimento, del Barocco e dell’Illuminismo. La presenza e la preminenza della famiglia in Europa nel corso dei secoli garantiva loro un accesso unico alle cose più rare e raffinate. La “provenienza Rothschild” era uno stile distinto, potente e influente, che ha sostenuto un’estetica raffinata in grado di ispirare le arti decorative occidentali dall’Ottocento in poi».
Probabilmente non c’è mai stata una dinastia di collezionisti più importante dei Rothschild. Raccoglievano oggetti attraverso tutta l’Europa: la loro passione li portava a inseguire tesori artistici – come quelli presentati da Christie’s – e materiali più bizzarri, come gli insetti esotici o altri animali. E quando il capostipite della dinastia, Mayer Amschel (1744-1812), spedì i suoi cinque figli nel mondo, forse non si aspettava che avrebbero conquistato l’Europa non solo in qualità di banchieri, ma anche con la magnificenza del loro stile di vita: un’eleganza espressa nelle case e nei castelli che fecero costruire, nelle collezioni d’arte che assemblarono, nei giardini e orti botanici da loro commissionati, nelle splendide feste e nel gusto della tavola, dalla confezione del cibo alla selezione dei vini. Scrisse il barone Ferdinand, del ramo viennese della dinastia: «Che sia un merito della mia famiglia o no può essere opinabile, ma resta il fatto che loro per primi fecero rivivere il décor del Settecento nella sua purezza, ricostruendo le loro stanze con materiali antichi, riproducendole come erano state sotto i regni dei Luigi, ma adattandole allo stesso tempo alle esigenze moderne».
Gli oggetti andati in vendita a Londra provenivano essenzialmente dal ramo francese della famiglia: ossia dal suo fondatore James (1792-1868), figlio più giovane del capostipite Mayer Amschel, e dal di lui figlio Gustave. Quella dei Rothschild francesi era una delle loro collezioni più importanti, raccolta e trasmessa per un lungo periodo: James era stato uno dei finanziatori della coalizione antinapoleonica e in seguito aveva allargato il suo business dalle banche alle miniere e alle ferrovie. Ma era stata la generazione successiva ad arricchire immensamente la collezione, grazie anche al fatto che gli sconvolgimenti politici e le incertezze economiche dell’epoca avevano immesso sul mercato una quantità senza precedenti di oggetti d’arte. Fu così che spesso i Rothschild entrarono in competizione, per accaparrarseli, con i nascenti musei europei.
Gustave era particolarmente consapevole della storia dei pezzi della sua collezione: acquisendo opere che erano appartenute a Luigi XV, a Maria Antonietta o ai principi Borghese, i Rothschild si collocavano nella scia di quelle favolose narrative: è un tributo alla loro passione e al loro acume che oggi molte delle più importanti opere in circolazione abbiano un «marchio Rothschild».
Fra i pezzi più notevoli dell’asta londinese c’era un tavolo da scrittura del 1780 commissionato da Maria Antonietta per il suo castello del Petit Trianon: un mobile che portava impresso il sigillo personale della regina, a significare che era un suo oggetto privato e non parte del tesoro del regno, e che all’asta ha realizzato oltre un milione di euro. Altrettanto importante una coppia di armadietti fiamminghi, con magnifici intarsi in metallo e guscio di tartaruga, prodotti attorno al 1713 per il re di Spagna Filippo V: anche loro venduti per oltre un milione di euro. E un ulteriore oggetto di provenienza reale era una meridiana commissionata dal re di Francia Luigi XV, venduta per oltre due milioni di euro, un record per un oggetto scientifico. Così come legato alla famiglia reale spagnola era un tavolino di fine Settecento decorato con porcellana di Sèvres.
Fra gli oggetti acquistati dal barone Gustave c’erano i cosiddetti «Apostoli Rothschild», una serie di dieci piastrelle policrome della metà del Cinquecento, ciascuna raffigurante un apostolo, originariamente parte dell’altare della chiesa di Santa Maria della Celestia a Venezia: una è ora custodita al Museo Correr della città lagunare. Di origine veneziana è un portagioie del Seicento in cristallo di rocca con decorazioni di ispirazione islamica: proveniva dalla collezione di Papa Paolo V Borghese, che l’avrebbe commissionato personalmente: è stato venduto per oltre 800 mila euro.
Un discorso a parte meritano i dipinti, fra i quali spiccava un capolavoro della maturità di Fragonard, Dans les blés, mentre una provenienza eccezionale poteva vantare The Ham Dinner di David Teniers, che aveva fatto parte della collezione del duca di Berry, figlio del futuro re di Francia Carlo X, e in seguito di quella del conte Anatoly Nikolaievich Demidov, primo principe di San Donato: il record dell’asta, con oltre 5 milioni di euro. Il ricavato totale della vendita londinese ha superato i 26 milioni e mezzo di euro: il gusto Rothschild resiste.