La Lettura, 14 luglio 2019
La via chimica alla spiritualità
Per inquadrare quel fenomeno – diciotto settimane in testa alle classifiche dei saggi più venduti nonostante il tema «di nicchia» – che è stato negli Stati Uniti Come cambiare la tua mente, il nuovo saggio di Michael Pollan dedicato alle scoperte nel campo delle scienze della mente innescate dalla rivalutazione accademica di sostanze fino a pochi anni fa marginalizzate, come la psilocibina (il principio attivo dei «funghi psichedelici»), l’acido lisergico o il Dmt, contenuto nel decotto amazzonico ayahuasca, è necessario anzitutto tornare al titolo originale — How to change your mind — che cela un doppio senso: può essere infatti tradotto anche in «Come cambiare idea», che in italiano va perduto. Se si guarda infatti al profilo di Pollan, un sobrio sessantaquattrenne divenuto, con libri come Cotto o Il dilemma dell’onnivoro, anch’essi editi in Italia da Adelphi, il massimo divulgatore mondiale nel campo del cibo, viene difficile immaginarlo come un novello profeta della psichedelia. La sua ignoranza di partenza sul tema, che lo porta, nel corso del testo, a «cambiare idea», trascinando il lettore nella sua inattesa avventura, è in effetti il primo motore che porta questo libro a uscire dal campo delle curiosità controculturali per diventare uno dei saggi chiave di questi anni.
Certo, questa dimensione da Bildungsroman, da sola, non basterebbe: il secondo propulsore di Come cambiare la tua mente è la rutilante capacità divulgativa di Pollan, che riesce a unire saggio e autofiction in modo leggero ma mai superficiale, dicendo le cose in modo chiaro, approfondito e divertente allo stesso tempo, secondo la tradizione della migliore non-fiction statunitense, e riuscendo a porre sempre l’accento sull’elemento più sorprendente di ogni questione via via trattata (più volte, leggendolo, possono venire in mente, per la pura esperienza di scoperta fornita dal libro, capisaldi della divulgazione come Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, La scimmia nuda di Desmond Morris o Tristi tropici di Claude Lévi-Strauss).
Il terzo motore è quello strettamente scientifico: nelle quasi cinquecento pagine di Come cambiare la tua mente, Pollan enumera una quantità di recenti scoperte riguardanti le variegate possibilità terapeutiche delle molecole psichedeliche – si va dalla depressione all’ansia da fine vita dei malati terminali, dal disordine da stress post-traumatico al disturbo ossessivo-compulsivo, fino all’alcolismo e alla cefalea a grappolo – da far alzare il sopracciglio anche al più scettico degli straight edge (lo stile di vita di chi esclude il consumo di tabacco, alcol e droghe).
Pure, di saggi sul tema scritti da scienziati, a volte anche dagli stessi autori degli studi, ne esistono, ma non hanno la medesima efficacia: il libro di Pollan ha la forza trascinante che ha anche grazie a un quarto motore, quello storico. Vi si racconta, senza moralismi ma anche senza ingenui entusiasmi in odore di new age, una vicenda piuttosto unica: quella di molecole scoperte per caso, finite ad alimentare una rivoluzione culturale, messe bruscamente al bando, relegate nel calderone delle droghe – anzi, delle droghe pesanti – e obliate, fino a venir riscoperte mezzo secolo dopo da una comunità scientifica nel frattempo rinnovatasi.
Ma c’è ancora un quinto motore, forse il più profondo e seducente. Nel momento in cui ci si incammina nel sentiero tracciato dagli psichedelici – e Pollan lo fa anche personalmente, con un misto di curiosità, perplessità e humour – emergono una serie di questioni tra le più pressanti che si possano presentare a un essere umano: la natura della coscienza; la paura della morte e il suo eventuale superamento; la relazione, più simbiotica di quanto ci piaccia pensare, con il mondo e con gli altri; infine, il mistero ultimo, che in una società secolarizzata tendiamo a mettere sotto al tappeto ma che continua ad assillarci: quello della trascendenza. Possibile che qualcosa di così materiale come la chimica organica possa riavvicinare l’uomo alla dimensione spirituale? Pollan ritiene di sì, ma è attento nella sua argomentazione a rispettare le sensibilità di tutti – specialmente di atei e agnostici.
Se, in tutto questo, una critica si può muovere a Come cambiare la tua mente, è il fatto che, tra le caratteristiche più notevoli degli psichedelici emerse negli anni Sessanta, ci fu la loro spinta alla disintermediazione rispetto a qualunque autorità – ancora nel decennio successivo lo studioso ed esponente della controcultura Terence McKenna intimava di «evitare i guru e credere nelle piante» – mentre Pollan si mostra piuttosto entusiasta rispetto a un loro futuro ritorno non solo in medicina ma anche in psichiatria. Forse però, nel momento in cui c’è in ballo il diritto alla cura di tanti, si possono mettere da parte, almeno in attesa dei risultati degli studi, anche le critiche «da sinistra».