La Lettura, 14 luglio 2019
Sintomi di autismo nei topi
Scienziati californiani coordinati da Gil Sharon di Caltech, hanno aperto una nuova visione sullo spettro autistico. Lo studio nasce dalla collaborazione dei laboratori di microbiologia con quelli di comportamento, neurologia, psichiatria e pediatria. Topi a cui era stata rimossa la flora microbica vengono colonizzati col microbioma fecale di soggetti umani affetti da sindrome autistica. I microrganismi umani provocano nei topi alcuni segni dello spettro autistico: comportamenti ripetitivi più frequenti, diminuita motilità e ridotta comunicazione (misurata con ultrasuoni), ma senza ridurre la socialità. Per contro altri topi egualmente deprivati del microbioma intestinale e colonizzati col microbioma fecale di individui umani non-autistici, non mostravano alcuna alterazione comportamentale. Gli autori individuano le differenze nella diversa componente microbica tra i gruppi autistici e non, e nella diversa composizione di amminoacidi prodotti nel microbioma intestinale dei topi, tra cui composti che agiscono da neurotrasmettitori. Lo spettro autistico non può essere ridotto alla sola componente microbica, ma questa sarebbe una componente ereditaria non genetica. Se ne possono trarre varie nozioni: a) tutti gli esseri umani sono uguali e molto dipende dai microrganismi che ci aiutano a vivere; b) gli antibiotici possono talvolta servire a rimuovere un microbioma difettoso; c) meno male che si può fare sperimentazione su animali; d) ecco perché pestare una cacca porta fortuna, visto che uno dei principali batteri presenti nei soggetti non-autistici porta il curioso nome Parabacteroides merdae.