il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2019
Massimo Osanna: «Bombe a Pompei? Ci saranno di sicuro»
Massimo Osanna è nato a Venosa (Potenza)
“Sì, ci sono ordigni inesplosi nelle aree non scavate del sito di Pompei, ma non c’è alcun pericolo per gli archeologi e gli operai che sono al lavoro. Né, tantomeno, per i milioni di turisti che ogni anno visitano gli scavi”.
Pompei. È di una settimana fa la pubblicazione della nostra prima puntata di “Sherlock”, un viaggio nel Parco archeologico tra i più famosi al mondo, a partire da una notizia “bomba”: la presenza di 7-10 bombe inesplose della Seconda guerra mondiale. Ne parliamo con Massimo Osanna, da poco confermato alla guida del Parco archeologico di Pompei (incarico che già ricopriva dal 2016).
Professore, in una nota come Direzione degli scavi – in risposta alla nostra inchiesta – si afferma che “le bonifiche degli ordigni del 1943 sono state effettuate”. Ma per noi il problema resta: abbiamo fatto riferimento con precisione alla presenza di bombe non esplose nella zona alle spalle dei fronti di scavo, nelle Regiones I-III-IV-V-IX. Questa zona è stata o non è stata bonificata?Per quello che riguarda i nuovi scavi che abbiamo avviato l’anno scorso nel cosiddetto “cuneo” della Regio V, come ora nella Regio IX, si è intervenuti con la bonifica, così come prevede la legge. I tecnici che lavorano con noi seguono tutto l’iter, prima di cominciare lo scavo interviene il Genio militare che, a fine campagna, rilascia una certificazione di collaudo, e la zona a quel punto è pronta per essere indagata. Non abbiamo bonificato a tappeto tutta l’area non scavata, perché non avrebbe senso, visto che non ci sono attività immediate di ricerca…Quindi lei non esclude la presenza di ordigni inesplosi?Sicuramente ci saranno bombe non esplose in aree dove non ci sono attività di scavo. Ma, come dire, non è di competenza mia il problema.Nell’inchiesta abbiamo raccontato una Pompei divisa in tre città che non si sfiorano (quella dei “morti”, quella dei “vivi” e quella dei turisti religiosi devoti alla Madonna del Rosario). Tomaso Montanari ha parlato di Pompei come di “un patrimonio dormiente”…Non sono così pessimista, ma non nascondo i problemi. Pompei-scavi è un luogo che va curato, esposto com’è al deterioramento. Il problema è ciò che accade all’esterno: i trasporti per raggiungere il sito, l’abusivismo delle bancarelle. Noi segnaliamo sistematicamente tutte le situazioni di degrado. E col piano “Grande Pompei” puntiamo anche a risanare il territorio esterno agli scavi. Ma non abbiamo competenza su quest’area… Abbiamo le mani legate, solo un’azione collettiva che coinvolga dal Tribunale di Torre Annunziata – soprattutto per gli scavi clandestini nelle aree private – al Comune, può migliorare la situazione.Indagando sul traffico dei reperti trafugati, abbiamo riscontrato una forte complicità della grandi case d’asta mondiali.Certo. È un dato allarmante. E non solo per Pompei. Le necropoli pugliesi, nel Foggiano per esempio, sono state saccheggiate per anni, servendosi per scavare persino di mezzi meccanici. Ha visto la foto che abbiamo pubblicato del cane randagio, di casa proprio nei pressi della Via dell’Abbondanza, a Pompei? Eppure pochi anni fa furono spesi 103 milioni per risolvere il problema, si parlò di cani d’oro…I cani ci sono perché turisti e custodi danno loro da mangiare. Ma la situazione è molto migliorata, quando sono arrivato c’erano branchi di cani. Gli scavi di Pompei sono il regno degli archeologi precari? Non è vero. La maggior parte è assunta con concorso e a tempo indeterminato.
Il problema dei laureati che fanno i custodi per Ales non lo vedo: sono giovani che fanno una esperienza, parlano le lingue, conoscono il sito, non sono i classici custodi di un tempo. Certo che sarebbe meglio fare concorsi per migliaia di posti, ma intanto…Quando verrà scavata l’altra Pompei ancora sotterranea di cui tutti parlano?Chiariamo una cosa: i soldi per fare nuovi scavi se si vuole ci sono. Abbiamo messo a bilancio 40 milioni di euro, per la manutenzione del sito e la ricerca, grazie all’aumento dei visitatori e al biglietto a 15 euro. Ma la mia idea è che Pompei non vada scavata tutta, solo in modo molto limitato, generazione per generazione. Scavare istintivamente significherebbe esporre un’area molto più ampia di quella che le nostre risorse possono mantenere. C’è chi le ha contestato la doppia funzione: professore ordinario di Archeologia alla Federico II di Napoli e direttore degli scavi.Mi sono messo in aspettativa dall’Università, la mia attività universitaria è su base volontaria, e faccio un corso di 60ore per tre mesi all’anno che non condiziona la mia attività di direttore generale. Tutto si può dire tranne che, per il mio lavoro a Pompei, non abbia un approccio stakanovista.