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 2019  luglio 13 Sabato calendario

Periscopio

La politica vive di fasi, spesso sfasature. Uffa News. Dino Basili.«Un uomo adesso proprio non lo voglio, mi basta un barboncino». Elisa Isoardi, ex fidanzata di Matteo Salvini. Vero.
Marito alla moglie: «Tu non mi guardi, Luisa». «Perché, sei cambiato?». Altan, Donne nude. Longanesi, 2011.
L’intellettuale dice che è ora di uscire dall’intellettualismo. Eugenio Montale. Corsera. 1951.
In Italia non basta aver successo. Bisogna anche non meritarselo. Ennio Flaiano.
Ci spiace per la giovane promessa Calenda, è ancora Renzi a rifulgere. Sì, Renzi, la Xylella del Pd, l’unica alternativa ai populisti per manifesta superiorità. Daniela Ranieri. Il Fatto quotidiano.
«Il ricordo principe dei tuoi 14 anni in Parlamento?», chiesi a Gustavo Selva. «La visita a Montecitorio di Wojtyla che, vedendomi, disse: “Questo lo conosco bene”. «Com’è?». «Da corrispondente Rai per l’Est europeo, il primate di Polonia, Stefan Wyszynskj, volle presentarmi “un giovane prelato di Cracovia”. Era Wojtyla. Così, feci preparare una sua biografia durante il conclave. Quando, a sorpresa, fu eletto, i redattori mi dissero: “Sei un mago”». Giancarlo Perna. la Verità.
Luigi Zanda ha ricevuto da Nicola Zingaretti, neosegretario del Pd, l’incarico di tesoriere del Partito democratico. La sua prima proposta: introdurre un rimborso elettorale da 90 milioni per i partiti, spalmato sui cinque anni di legislatura. La seconda: aumentare gli stipendi dei parlamentari italiani, equiparandoli a quelli europei. Che faccia parte della Zanda del buco? Stefano Lorenzetto. Monsieur.
Papà Mauro era l’enologo della Ferrari. Ha raccolto il testimone del fondatore. Gli ha dedicato il nostro vino di punta: il Giulio Ferrari Riserva. L’ha inventato lui: per anni ha nascosto centinaia di bottiglie in luogo segreto. Quando ha dimostrato che le bollicine trentine di Chardonnay possono invecchiare fino a dieci anni, le ha fatte assaggiare anche alla famiglia. Camilla Lunelli, responsabile comunicazione di Cantine Ferrari. (Luciano Ferraro). Corsera.
Molti inviti ricambiati, a Londra, «solite magioni con moltissime stanze e pochissimi bagni, e dunque la mattina c’era sempre questa piccola processione con Cecil, Diana Cooper, tutti con un asciugamano e lo spazzolino da denti in mano». Marina Cicogna. (Michele Masneri). Il Foglio.
La letteratura italiana nel mondo conta nulla. Dopo Italo Calvino e la sua generazione, che a me neppure piace particolarmente, non c’è stato più niente. Peraltro la forma romanzo non è tipica della tradizione letteraria italiana, ma di quella anglosassone. I nostri (con l’eccezione del romanzo Il cavallo rosso di Eugenio Corti, che ho pubblicato nel 1983, e che è il nostro long seller) sono racconti che tiriamo a 200 e più pagine per poterli chiamare romanzi. Ma mancano del tutto l’intreccio romanzesco e la creatività che distingue un romanziere da un compilatore. Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Per me la sfilata è il frutto di mesi di lavoro. È un momento di riflessione e il racconto di un’esperienza. È soprattutto un esame, che affronto sempre con emozione profonda. Voglio che per gli ospiti sia uno spettacolo naturale e coinvolgente, mai scontato. Giorgio Armani, stilista (Gabriella Mancini) ViviMilano-Corsera.
In via Veneto due uomini vestiti di scuro prelevarono mio padre e lo portarono a Palazzo Braschi. Una denuncia anonima l’ accusava di antifascismo. Fu picchiato ma non torturato. Due giorni dopo cadde il fascismo. La notte del 25 luglio gli aprirono la cella. Sulla strada, lungo Corso Vittorio Emanuele, vide un gruppetto di persone che gridava: «A morte il Duce». Citto Maselli, regista (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Racconto un caso occorsomi su di un treno regionale Roma-Foligno. Bisognerebbe fare di queste esperienze, per cedere com’è davvero la «gente». Sale una coppietta di ventenni. Non brutti, non sporchissimi. Lui, un biondino di un metro e ottanta, aveva addosso del vestiario per il quale avrei calcolato 40 euro tutto compreso. Dalla tasca destra tira fuori l’ultimo modello di cellulare Apple (circa 900 euro), dalla sinistra lo stesso modello. Lei tira il suo, idem. In tre, 2.700 euro. Si sono messi a chattare. Solo che lui chattava simultaneamente con la destra e con la sinistra. Il suo, a dir così, cervello, riusciva a sdoppiarsi, dando due comandi diversi alle due mani. È una vera mutazione antropologica, magari notissima a chi mi legge, che mi ha lasciato senza parole. Non ho osato fotografarlo per paura di trovarmi bucata la pancia da un coltello. Lei pure chattava. Probabilmente lui, con una delle mani, chattava con lei. Non hanno detto una parola per tutto il viaggio. Ma io so anche per chi votano, e non c’è bisogno che lo spieghi. Paolo Isotta, storico della musica. Libero.
Al mio jazz club si vedevano molti attori, penso a Enrico Maria Salerno, Tognazzi, la Vanoni, Buazzelli, tutti gli artisti del teatro, quelli che avevano uno spettacolo in città, alla fine arrivavano per terminare la serata, ricordo Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Il locale era diventato un punto di incontro. Il lunedì sera all’Intra Derby c’erano i calciatori dell’Inter, Jair, Mazzola e Corso. Enrico Intra, jazzista milanese. (Luca Pavanel). il Giornale.
Era da poco finita la guerra. Incontrai adolescenti che se pure andavano sui monopattini come quelli del mio rione, sembravano così diversi da appartenere a un’altra città: portavano i cappellini e alcuni vestivano da marinaretti o indossavano pataloni lunghi o alla zuava; non le braghette all’inguine da cui uscivano lo coscette sporche dei ragazzini popolari. Valerio Neri, Anna e il meccanico. Marsilio, 2005.
Sono una cuoca mediocre ma un’ottima forchetta, ho una passione quasi sessuale per il cibo e diffido di chi non ne ha altrettanta: penso che faccia male anche tutto il resto. Antonella Clerici, conduttrice tv (Renato Franco). Corsera.
C’è un telecronista che trasmette controvento: Adriano De Zan. Massimo Del Papa, Il rompicoglioni – L’eredità perduta di Sergio Saviane. Alberto Liberali editore, 2014.
La musica dell’organo era una musica compatta, o forse un vento, o un esercito irresistibile e vittorioso avanzante di lontanissimo in una nuvola d’oro e stendardi; e insieme qualche cosa di familiare e d’antico che rinasceva dal petto di tutti, cui ciascuno andava incontro coi suoi più sepolti ricordi. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori, 1963.
Non mi è mai piaciuta la luce che abbaglia e nemmeno quella che spegne. Mi è sempre piaciuta la luce che fa svanire i contorni delle cose. Roberto Gervaso. Il Messaggero.