la Repubblica, 12 luglio 2019
Così i Benetton salvano il loro maxi dividendo
I Benetton puntano qualche centinaio di milioni su Alitalia per salvare la pioggia di dividendi (1,7 miliardi solo dal 2012) in arrivo ogni anno alla famiglia dalle autostrade di Atlantia, la gallina dalle uova d’oro del gruppo a rischio ritiro concessione dopo la tragedia del Ponte Morandi.
Nessuno, ovviamente, ammetterà mai l’inciucio. Anzi. Il ministro dei trasporti Danilo Toninelli ha ribadito ieri di essere pronto a procedere «alla risoluzione unilaterale del contratto senza indennizzi». A credergli però sono rimasti in pochi e soprattutto non Piazza Affari: i titoli Atlantia hanno chiuso ieri con un balzo del 2,5%, con il mercato convinto che i Benetton – togliendo le castagne dal fuoco a Luigi Di Maio su una partita esplosiva come Alitalia – si siano messi in tasca un salvacondotto per continuare a tenere fino alle scadenze (dal 2032 al 2050) le concessioni dei 3.325 km di tratte che gestiscono in Italia.
I Benetton hanno già investito due volte in Alitalia con i “capitani coraggiosi” e con Etihad perdendo 200 milioni. Di fronte al rischio di vedersi scippare le autostrade, però, i vertici del gruppo hanno capito di essere obbligati al tris. Senza i soldi garantiti dai pedaggi, infatti, i conti della famiglia sarebbero in rosso: i maglioncini e la moda hanno perso dal 2013 oltre 600 milioni. I dividendi distribuiti da Autogrill – un centinaio di milioni dal 2012 – non bastano nemmeno a colmare il “buco” nel tessile. I bilanci di Ponzano Veneto dipendono così come una droga dai rubinetti di Atlantia, che ha generato il 54,7% dei suoi profitti nel 2018 – secondo dati de Il Sole 24 Ore elaborati con R&S-Mediobanca – con le attività autostradali in Italia.
I Benetton hanno provato a diversificare le attività, comprando Abertis in Spagna, entrando con Cellnex nel business delle torri tlc e rilevando il 15% di Getlink, il tunnel sottomarino sotto la Manica. Queste operazioni – finanziate in buona parte con il fiume di denaro arrivato dalle concessioni tricolori – hanno però ancora un ritorno relativo. Non solo: la morte di Gilberto, la mente finanziaria della famiglia, ha lasciato un vuoto difficile da colmare al vertice, facendo scricchiolare gli equilibri finanziari della famiglia.
Il rischio di perdere altri soldi con Alitalia è insomma più che giustificato se con questo sacrificio – come sono convinti i Benetton – si arriverà a un armistizio con l’esecutivo e con i grillini, che nei giorni scorsi hanno messo nel mirino pure presunti “extra-profitti” di 800 milioni incassati da Aeroporti di Roma, altra azienda del gruppo.
Le basi giuridiche per la risoluzione dei contratti autostradali, per Ponzano, non ci sono. E in ogni caso, per i Benetton, lo Stato dovrebbe pagare ad Atlantia un indennizzo tra i 20 e i 25 miliardi per il ritiro delle concessioni. Ma infilarsi in un contenzioso di questo genere significherebbe bloccare tutti i business del gruppo per anni. Di fronte a questo scenario, quindi, meglio turarsi il naso e aprire il dossier Alitalia. Sperando che il “do ut des” funzioni davvero.