il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2019
Napoli, la Grotta studiata dalla Nasa
È dal III secolo a. C. che la Grotta del Cane, tra Napoli e Pozzuoli, affascina numerosi visitatori. Ora ha destato l’attenzione anche dell’ente aeronautico e spaziale degli Stati Uniti. La Nasa la studierà perché ipotizza sia simile a Marte. Gli scienziati di Washington vorrebbero approfondire le ricerche sulle possibili forme di vita batteriche in un ambiente così estremo. Il sito ipogeo di 32 metri quadrati, scavato nella conca di Agnano, uno dei crateri in stato di quiescenza dei Campi Flegrei, fungerà da laboratorio. Le indagini serviranno a elaborare eventuali analogie con il Pianeta rosso, dove gli habitat sono altrettanto inospitali.
I primi risultati della collaborazione tra gli scienziati europei e quelli statunitensi sono stati resi noti durante il convegno “Dai Campi Flegrei a Marte: ricerche alla Grotta del Cane”, tenutosi alla Città della Scienza di Napoli a fine giugno. La cavità campana è nota per la sua pericolosità, poiché scarseggia di ossigeno ed è ricca di anidride carbonica. Le esalazioni di gas mefitici al suo interno compaiono anche negli scritti di Plinio il Vecchio. Nel corso dei secoli è stata chiamata “antro di Caronte”. L’aria al suo interno è tossica e irrespirabile per via della mofeta, ovvero particolari emissioni a base di anidride carbonica. L’associazione di “Conca di Agnano” ha supportato le esplorazioni dello speleologo Rosario Varriale nel 2001 e poi nel 2013, assieme agli studiosi dell’associazione “Cocceius”. Tra questi c’è lo speleologo Graziano Ferrari, che da un anno collabora con Serban Sarbu della California State University. “Stiamo progettando – ha dichiarato – una linea di ricerca sull’interfaccia tra gas e gas all’interno della Grotta del Cane, dove emergono gas vulcanici, anidride carbonica e un po’ di metano in un’atmosfera terrestre”. Anche in ambienti così estremi, simili all’atmosfera marziana, potrebbero formarsi colonie batteriche. All’interno della cavità, secondo gli scienziati, c’è il 7% di ossigeno, mentre l’anidride carbonica raggiunge il 17% a una temperatura di 54°C. Gli scienziati italiani sono stati invitati a visitare un’altra delle grotte oggetto di studio da parte degli americani, la Movile in Romania, dove le ricerche sono condotte dall’Extreme Microbiome Project diretto da Scott Tighe dell’Università del Vermont. La Nasa, che indaga sulle forme di vita in un ambiente ricco di anidride carbonica come Marte, è coinvolta. Da qui nasce l’interesse per la nostrana grotta del Cane, denominata così per via dell’usanza a partire dal Seicento dei locali di introdurvi i cani per mostrare ai visitatori gli effetti che le emissioni avevano sugli animali. L’anidride carbonica, infatti, essendo più pesante dell’aria, tendono a ristagnare sul suolo. Tale particolarità indusse anche noti letterati, come Goethe e Dumas padre, a fare tappa ad Agnano durante il Grand Tour. Un tentativo di comprendere cosa accadesse agli animali, in molti casi sopravvissuti una volta condotti all’esterno, lo fece nel XIX secolo anche il medico Pasquale Panvini, piegandosi all’interno della cavità. Bruciori, pruriti, formicolii e la respirazione affannosa lo convinsero a interrompere l’esperimento. Sospesa tra mito e leggenda, la Grotta del Cane ha una fama consolidata. Nessuno, però, finora, l’aveva paragonata a Marte.