La Stampa, 11 luglio 2019
Il libro nel cassetto di Harper Lee
Alexander City, Alabama, 18 giugno 1977. Si sta svolgendo la cerimonia funebre dedicata a una ragazza di sedici anni, Shirley Ann Ellington, che era stata uccisa la settimana prima. Verso la fine del rito Robert Burns, un uomo di 36 anni, reduce della guerra in Vietnam, fratello della fanciulla, si alza in piedi, impugnando una Beretta, e urla al reverendo Willie Maxwell: «Sei tu che l’hai uccisa e adesso la pagherai». Prima che qualcuno possa fermarlo (ma nessuno dei trecento presenti aveva intenzione di fermarlo), Burns spara tre colpi di pistola alla testa del reverendo (che crolla al suolo senza dire una parola) e poi si mette a sedere, tranquillamente, in attesa dell’arrivo delle polizia.
Il reverendo Maxwell, pastore della Chiesa Battista, aveva sposato la madre di Shirley Ann Ellington ed era un uomo molto temuto dagli abitanti afro-americani della cittadina perché, si diceva, praticava minacciosi riti vudù. E perché, molti ne erano assolutamente convinti, aveva ucciso la prima moglie, la seconda moglie, un fratello, un nipote e un vicino di casa – in effetti tutti morti in circostanze misteriose.
La ragazzina non era quindi che l’ennesima vittima. Molti degli abitanti di Alexander City, sorpresi ma non troppo per il fatto che il reverendo l’avesse fatta franca a proposito di quella serie di decessi più che sospetti, non avevano dubbi sul fatto che Robert Burns gliel’avesse fatta giustamente pagare.
Il processo attrasse folle di curiosi e di giornalisti. Nella sala del tribunale, sin dalla prima udienza, aveva preso posto una famosa scrittrice, che nessuno riconobbe. Era Harper Lee, che, quasi vent’anni dopo la pubblicazione del suo meraviglioso romanzo Il buio oltre la siepe, si era precipitata ad Alexander City intenzionata a fare di quell’assassinio (e di quel processo) l’argomento di un suo nuovo romanzo. La vicenda è ricostruita in un libro uscito da poco negli Stati Uniti, Furious Hours. Murder, Fraud and the Last Trial of Harper Lee. Ne è autrice Casey Cep, laureata ad Harvard in Letteratura inglese, che indaga soprattutto sulle ragioni per cui il nuovo romanzo di Harper Lee, il cui titolo sarebbe stato Il reverendo, non fu mai pubblicato.
Dopo il successo del Buio oltre la siepe, premiato con il Premio Pulitzer e certificato dai milioni di copie vendute, dopo avere fatto da segretaria al suo amico d’infanzia Truman Capote per la stesura di A sangue freddo, Harper Lee si era stabilita a New York. Viveva in un appartamento dell’Upper East Side, dove, disperatamente, lavorava a nuovi romanzi, almeno così diceva, che non riusciva mai a portare a conclusione e che finiva con il buttare nella spazzatura. Beveva molto, forse perché cercava di superare così la sua paralisi davanti alla pagina bianca.
Tuttavia la notizia del processo all’uccisore del reverendo di Alexander City la colpì come un’occasione formidabile non solo per scrivere un nuovo romanzo, ma per scrivere un romanzo che andasse oltre l’operazione che Capote aveva fatto a partire dal processo ai due assassini da cui era nato A sangue freddo (che considerava un’operazione disonesta). Lei, questo era ciò che confidò agli amici, voleva basarsi sui fatti, non sulle interpretazioni dei fatti. Seguì ogni seduta del processo, riempiendo pagine di appunti; e poi intervistò tutte le persone che avevano avuto dei contatti con il Reverendo. Tornata a New York si mise a lavorare intensamente al romanzo, parlando con entusiasmo del suo progetto agli amici. E anche a Gregory Peck, il magnifico protagonista del film tratto dal Buio oltre la siepe, a cui disse che nella futura versione cinematografica del romanzo per lui ci sarebbe stata una nuova splendida parte, probabilmente nel ruolo del difensore di Robert Burns.
Il libro non fu mai dato alle stampe forse perché non ne era soddisfatta. Forse, più probabilmente, Harper Lee non lo finì mai, o forse ne scrisse soltanto alcune parti (che potrebbero trovarsi tra le carte che gli eredi non hanno voluto rendere note). Quattro pagine, tuttavia, sono sopravvissute: è l’inizio di un capitolo in cui il reverendo, in piena notte, si mette in contatto con il suo avvocato dopo che la polizia è venuta ad arrestarlo per la morte della prima moglie. Poteva davvero venirne fuori un bel romanzo e un intrigante ritratto del profondo Sud afro-americano; e invece è stato il fallimento creativo della grande scrittrice di un solo grandissimo romanzo. Per la cronaca, Robert Burns fu assolto per infermità mentale.