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 2019  luglio 11 Giovedì calendario

Il fascino del Vesuvio

Brurke, Kant e Schopenhauer hanno indagato quel sentimento di piacere che provoca sull’uomo tutto ciò che è terribile e minaccioso. È l’esperienza del sublime di fronte alla magnificenza della natura, che sia essa un uragano, una grande cascata o lo spettacolo di un vulcano in eruzione. Come il Vesuvio che da sempre ha suscitato negli artisti di tutte le epoche suggestioni e visioni. E proprio il Vesuvio, il vulcano più pericoloso al mondo, con la sua presenza incombente, è protagonista di una mostra che inaugura oggi al Museo Archeologico Virtuale di Ercolano. Nell’anniversario dei 1940 anni dell’eruzione disastrosa del 79 dopo Cristo che seppellì Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplonti, Gennaro Regina, con 22 opere oltre che con una serie di cortometraggi e una video installazione su un ledwall di 60 metri quadri, racconta il vulcano più rappresentato nell’iconografia mondiale ricostruendo una storia potente con la consapevolezza di chi il passato lo conosce e lo ha studiato per passione personale e per tradizione familiare. I visitatori della mostra Vesuvio in the box (che si potrà visitare fino al 30 settembre) verranno condotti nella scatola (the Box), una struttura architettonica parte integrante della rappresentazione dell’artista partenopeo. «Esplosivo come il Vesuvio, divenuto il suo marchio di fabbrica, la sua inconfondibile griffe, il suo portafortuna, Gennaro Regina è un vulcano di idee a tre piedi: uno ricorda il passato, l’altro è ben piantato nel presente, il terzo cammina diritto nel futuro» scrive nel catalogo il curatore della mostra Luca Beatrice. «Regina», puntualizza Luigi Vicinanza, presidente della Fondazione CIVES – MAV di Ercolano, che ha fortemente voluto l’esposizione, «possiede un senso dell’ironia scaramantica quando dal cono del vulcano prevede l’eruzione di parole di protesta, di oggetti portafortuna, di fiumi di vino, di volti di personaggi famosi. Ha il coraggio e il talento della narrazione pop». Si potrà visitare fino al 30 settembre. NATURA INCOMBENTE Ma anche a Napoli c’è una mostra dedicata al vulcano. Nella Certosa di San Martino è stata appena inaugurata Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale «due termini contrapposti», spiega la curatrice Anna Imponente, «che offrono l’idea dalla terribilità di una natura incombente e di una socialità che si sviluppa per esorcizzarne il pericolo». Sono proposte circa 100 opere in un percorso che parte dalla Cartografia cinquecentesca fra cui spicca la preziosa stampa di Athanasius Kircher, tratta da Mundus supterraneus (Amsterdam, 1665), con la fantasiosa immagine di un Vesuvio in sezione. Si prosegue poi con una sezione dedicata ad alcune fasi della “carriera” del vulcano: le eruzioni del 1631 (in cui spicca quella di Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro), quelle del 1754 e e quelle del 1872 con il paesaggio vesuviano ritratto dal vero da Giuseppe de Nittis che ha una sala dedicata ad hoc. Attorno alle raccolte storiche e quelle dedicaye alla sacra protezione, invocata per la salvezza come il settecentesco busto reliquiario di Sant’Emidio, protettore dei terremoti e dei cataclismi (Cappella del Tesoro di San Gennaro), con la raffigurazione di Castel Sant’Elmo e della certosa di San Martino, si affiancano alcune opere contemporanee. I CONTEMPORANEI Ecco allora le terrecotte smaltate di Leoncillo Leonardi della fine degli anni Cinquanta; la combustione di Alberto Burri Tutto nero (1956); il ritratto Vesuvius (1985) di Andy Warhol che ritrae il vulcano «più grande del mito, una cosa terribilmente reale»; il Senza titolo (1996) di Jannis Kounellis in cui l’elemento del carbone concretizza la naturalità della materia povera; il dipinto Odi navali (1997) di Anselm Kiefer contaminato da piombo agglomerato e bruciature, raffigurazione epica della sofferenza umana. Lungo il percorso della mostra, in un piccolo ambiente, è possibile assistere alla proiezione del cortometraggio di Maya Schweizer, Insolite (2019), realizzato con il sostegno del Goethe Institute: una suggestiva sequenza di immagini del Vesuvio attuali in dialogo con quelle dell’ultima eruzione avvenuta nel 1944, senza alcun nesso narrativo, ma immaginifica ed emozionante. La mostra alla Certosa di San Martino si può visitare fino al 29 settembre.