Libero, 11 luglio 2019
Landini, il vecchio che avanza
Digitando «Landini» su google, ieri, il primo risultato che veniva era «Landini, trattori efficienti e performanti». Perfetto. Un trattore. Maurizio Landini, segretario della Cgil, è un trattore, inteso come macchina potente e inarrestabile che magari non fa molto, ma lo fa sempre, con ogni tempo, in ogni epoca e clima e stagione. Tu ti attacchi al trattore e la motrice ti traina, sempre lo stesso rumoraccio cupo. E però – come il calabrone che, secondo la leggenda, vola perché ignora di non poterlo fare – stiamo parlando di un trattore che, per dire, può andare in televisione, può andare ai tavoli del governo in veste di fantasmatica «parte sociale», può comiziare ovunque, soprattutto può «incontrare» e «essere convocato»: anche se, a ben vedere, è solo un trattore, e forse ignora di esserlo, o forse ignora che cosa rappresenti un trattore in un mondo che da un pezzo è trainato da altri mezzi e ha trovato altri modi di muoversi. Tu sei lì – in uno studio televisivo, in una trattativa, a Palazzo Chigi, in una sezione di periferia, in una via del centro, ovunque – e di colpo arriva un trattore, un carcassone che è sempre e comunque fuori luogo e fa un casino della madonna, ma non se ne cura, non sa neanche bene dove si trova, che ore siano, in che decennio stiaa vivendo lui e il mondo.
FERROVECCHIO
Il trattore della Cgil dicono addirittura che sia morto da tempo, e che l’abbia ufficialmente fatto fuori un certo Matteo Renzi da ex premier e da ex segretario dei Democratici: pare che lui, più di altri, abbia relegato al suo destino questo fiero ferrovecchio che però fa ancora un baccano d’inferno e si comporta come se fosse fattivo e funzionante: anche se non ha più i campi e la terra su cui lavorare. Così, per esempio in questi giorni, Maurizio Landini incontra il governo e poi parla ai microfoni che gli si parano davanti, con riflesso pavloviano: «Siamo disponibili al confronto», «apprezziamo il dialogo», «le tematiche che abbiamo messo sul tavolo», «la mobilitazione», «le richieste che abbiamo avanzato», «la nostra piattaforma», «contrari alla flat tax e al salario minimo». Un rumore: che cos’è? Chi sta parlando? A chi? Per conto di chi? È un mistero che governo, giornalisti, lettori e teleascoltatori risolvono calandosi nella recita come se fosse reale: è il momento Landini, tanto dura poco. Servirebbe un marziano che passasse di lì – o uno straniero, uno che sta pulendo la strada, un bibitaro, chiunque – e chiedesse con innocenza: «Scusate, ma che ci fa qui un trattore? Perché i giornalisti lo intervistano? Perché non lo spengono?». Non lo sa nessuno. È lì, come al museo, fa sempre un frastuono che è di un’altra epoca e straparla di lavoratori, giovani, precari e operai: anche se ma rappresenta solo pensionati, come certo non riveliamo noi. Parla di lavoratori, ma i suoi iscritti in maggioranza non lavorano, anzi, sono la generazione che è ingrassata in quel welfare che ha rubato il futuro ai più giovani che vorrebbero lavorare. È un trattore e non incarna nessuna particolare «istanza», nessuno spirito di lotta: può scendere in piazza – anche perché i cigiellini non hanno un tubo da fare – come fecero nel 2016 contro il governo, ma, sia detto col massimo rispetto, era la notte dei morti viventi.
PAROLA DI MARCHIONNE
Poi, specificamente, c’è Maurizio Landini. Un mito, tra i trattori. Due ruote così. Ex rodatissimo sindacalista Fiom, è segretario della Cgil dall’inizio dell’anno, e si è subito scagliato contro «Salvini e Di Maio che non hanno mai lavorato in vita loro»: che, detto da un sindacalista, insomma. Ha visitato centri per gli immigrati, ha fatto incursioni in assemblee dell’Anpi – a proposito di morti viventi – e ha chiesto infiniti incontri col sedicente premier Giuseppe Conte, un altro che rappresenta moltissimo. A lungo, Landini è riuscito a farsi respingere persino da lui. Per fortuna c’era la televisione, massimo alleato della realtà virtuale e del Paese irreale. Già lo conoscete, Landini: un trattore rombante, inarrestabile, tribunizio, solo un innocuo gran casino: ma tu prova a spegnerlo. L’esimio collega Giancarlo Perna, tempo fa, ha raccontato che Sergio Marchionne gli disse: «Signor Landini, lei non è spiegabile in Usa. Impossibile far capire il suo comportamento al mondo anglosassone». Ma anche a tanti italiani non pensionati e non di sinistra. Fa niente. In queste ore, digitando ancora su google, dopo il Landini trattore (storico marchio del Made in Italy) c’è un certo Maurizio che interviene su tutto. La pace fiscale riproposta della Lega: «Uno schiaffo agli onesti». L’ultima relazione dell’Inps: «Ridurre le tasse a lavoratori e pensionati». Alitalia: «Non discuteremo né di esuberi né di riduzioni di diritti o di salari». Da Palermo: «Sicilia motore per la ripartenza del Paese». Nell’universo puoi vedere stelle che sono morte da anni, ma la cui ultima luce giunge ancora sino a noi. In Italia puoi sentire ancora la voce della Cgil.