Libero, 11 luglio 2019
L’auto elettrica è una fregatura
Com’è di moda essere ecologici, meglio se con le automobili degli altri. Caposcuola della categoria è il ministro dei Trasporti, Toninelli. Dopo aver fatto la morale a chi non guida verde, sottolineando come fosse importante «fare capire a famiglie e giovani che il futuro non è nelle vetture meno inquinanti bensì solo nei veicoli a reale impatto zero», l’ineffabile grillino fu scoperto a comprare un Suv diesel per le esigenze del proprio nucleo. La toppa fu peggio del buco. «L’auto verde mi è arrivata al ministero» ci fece sapere, «ma io non la guido perché ha il cambio automatico e per me è complicato». Viva la modernità, il ministro la teorizza, la insegue, ma non si applica neppure cinque minuti; tanti ne servono per imparare a condurre un’auto senza marce. Funziona un po’ come con la raccolta differenziata; piace a tutti in teoria ma nei fatti a quasi tutti pesa farla. Oppure come con i profughi; ce ne fosse uno fra quanti invocano le frontiere aperte, che se ne portasse tre o quattro a casa propria. Chiedere in merito ai vip della spiaggia di Capalbio, tutti solidali con gli extracomunitari purché non approdino all’Ultima Spiaggia, la preferita dai romani de sinistra, che inscenarono una rivoluzione alla sola idea che una dozzina di africani fosse dislocata nelle vicinanze del loro lido esclusivo. C’è da dire che, sull’auto elettrica, per una volta non siamo noi italiani i soli a predicare bene e razzolare male, anche se siamo senza dubbio tra i campioni nell’arte di millantare. L’Osservatorio Auto Findomestic ha svolto un’indagine in sedici Stati e il 57% degli intervistati ha annunciato che entro i prossimi cinque anni comprerà un veicolo verde. Nel Bel Paese ha assicurato che lo farà addirittura il 76%. Fantasie, se si pensa che su quasi un milione di nuove automobili immatricolate da inizio anno, solo 3.500 sono totalmente elettriche e solo 2.000, tra le 48mila ibride, sono dotate della tecnologia plug-in, quella capace di ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica. Anche se volessero quindi, e a microfoni spenti non vogliono, gli italiani non potrebbero acquistare in massa vetture verdi.
FUORI MERCATO
Attenzione però, è vero che siamo la terra dei motori e non delle batterie, ma la ragione per la quale l’auto elettrica nel nostro Paese convince soltanto lo 0,25% degli acquirenti di modelli nuovi, non è ancora decollata, e tarderà a farlo, non è non è legata tanto al gusto dei guidatori italiani di sgasare e andare su di giri bensì al fatto che, stante le condizioni oggettive, comprarne una attualmente è una fregatura. Il prezzo di un’utilitaria parte da 24mila euro, per una media si arriva a 40mila, ma se uno vuole sfrecciare con un’ammiraglia BMW deve sborsarne 150mila, il doppio di quanto gli costerebbe una Porsche Cayenne, comunque 50mila in più di una Panamera. Hai voglia a recuperare con i minori costi di utilizzo e manutenzione, i quali peraltro secondo i norvegesi, che pure su di esse non pagano Iva, bolli, spese di traghetto né pedaggi, non sarebbero neppure così evidenti (il 44% del popolo scandinavo, l’unico in Europa che guida verde, non vede infatti risparmi rispetto alle automobili tradizionali). L’esborso economico è quindi il maggior freno allo sviluppo del mercato verde, che il nostro Stato spinge a parole ma poi non sostiene con incentivi all’acquisto o defiscalizzazioni che aiutino a far crescere la domanda.
300 CHILOMETRI
Ci sono però altri due aspetti che contribuiscono a mantenere i veicoli elettrici nel parco fregature. Il primo è la ridotta autonomia, sotto i 300 chilometri, di una carica e il secondo è l’estrema difficoltà a fare il pieno, data la totale carenza, per non dire assenza, sulla rete stradale e autostradale di colonnine di ricarica. In conclusione, le auto elettriche saranno senza dubbio quelle del futuro, ma quel futuro è ancora molto lontano, talmente tanto che non ci stupiremmo se prima arrivasse il tempo delle vetture volanti, come in Blade Runner o, più semplicemente, a Paperopoli. Poco male visto che si è scoperto che le vetture ecologiche, avendo la batteria, pesano di più, e quindi sollevano più polveri sottili rispetto a un Diesel il quale, se euro 6, ma perfino 5, rischia pure di inquinare di meno.