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 2019  luglio 11 Giovedì calendario

Rileggere Daniele Del Giudice

Oggi, 11 luglio 2019, Daniele Del Giudice compie settant’anni. Sapete come vanno le cose quando leggete i giornali, sapete che queste righe sono state scritte ieri. E ieri, sono venuto qui, in riva al Bacino San Marco, da dove si vede l’isola della Giudecca, dove lui è ricoverato da troppi anni ormai, in una struttura di fianco all’Hotel Cipriani. Ci tornerò oggi, cioè domani, per augurargli buon compleanno a modo mio, portando con me uno dei suoi libri.
Ho voluto giocare con il tempo perché è uno dei temi ricorrenti nei libri di Daniele Del Giudice. Uno dei suoi più bei racconti si intitola Mercanti del tempo. Un maestro del tempo e dei tempi verbali, a volte forzando le frasi, tirandole al limite, facendolo però con una naturalezza che a te, lettore, rende invisibile lo sforzo che c’è stato per arrivare a quel risultato. Potrei portare con me, oggi cioè domani, il suo romanzo d’esordio, Lo stadio di Wimbledon (tutti i suoi libri sono pubblicati da Einaudi), oppure la nuova edizione di Atlante occidentale, che ha in appendice il Taccuino di Ginevra, resoconto inedito dei sopralluoghi che Daniele Del Giudice fece nella città in cui è ambientato il romanzo. Oppure potrei scegliere il racconto di sentimenti Nel museo di Reims o i saggi di In questa luce.
L’unica certezza è che non sbaglierò. Poco importa quale sarà il suo libro, perché comunque sarà il libro di uno dei più grandi scrittori di questi ultimi decenni. Sforzassi un po’ la vista, da qui, forse potrei anche individuare la finestra della sua stanza. Tempo fa, ci sono passato sotto, in barca, insieme allo scrittore francese Patrick Deville. Daniele Del Giudice è uno degli scrittori più amati, insieme ad Antonio Tabucchi, in Francia: letti, stimati, studiati, ripubblicati regolarmente. Patrick Deville ha raccontato quel breve passaggio davanti alla sua finestra nel suo ultimo romanzo, Taba-Taba, ancora inedito in Italia.
Se ne sta lì, Daniele Del Giudice, dentro la sua stanza, inconsapevole di tutto, anche del suo compleanno. Per questo tocca a noi lettori, oggi, renderci consapevoli dei suoi libri (se non l’abbiamo mai letto), o continuare a esserlo rileggendolo, senza smettere mai. È un percorso raro, ogni volta, che si tratti della prima lettura o dell’ennesima. Un’avventura letteraria che ripercorre, libro dopo libro, il percorso di Daniele Del Giudice scrittore e intellettuale. Maestro, per alcuni. Riconoscerci, di volta in volta, nell’io narrante di Lo stadio di Wimbledon, in Pietro Brahe o Ira Epstein di Atlante occidentale, o essere addirittura Saint-Exupéry, pilota e non scrittore, in Staccando l’ombra da terra.
Ci sono i suoi libri, certo, per accompagnarlo in questo suo compleanno, ma ci manca eccome il Daniele Del Giudice così contemporaneo alla sua epoca, ai suoi mutamenti che da grande scrittore egli sapeva vedere in anticipo. Mentre scrivo sto riascoltando il concerto che i Pink Floyd fecero il 15 luglio 1989 proprio qua davanti, su un palco ancorato nel mezzo del Bacino San Marco e che lui raccontò il giorno dopo proprio sulla prima pagina di questo giornale. Un articolo sulla forza e contemporaneità del rock e, al contempo, un testo lungimirante e attualissimo sul destino di Venezia. Rileggiamolo, dunque. Fatelo anche voi oggi. Augurate buon compleanno a Daniele Del Giudice prendendo uno dei suoi libri dallo scaffale, oppure uscite a comprarne uno, poco importa quale. Sarà una giornata speciale anche per voi, riscoprirete o scoprirete un grande scrittore, e ne avrete molte, allora, di giornate speciali, leggendo i suoi libri.