Corriere della Sera, 11 luglio 2019
La debolezza del mattone
Da decenni, il mattone è l’investimento per definizione delle famiglie italiane. Quasi un riflesso condizionato: per non prendere rischi, si mettono i risparmi nell’acquisto della casa. Oggi, però, l’impressione è che siamo entrati in un ciclo di svolta. Eurostat ha pubblicato ieri i dati dei prezzi delle case nell’Unione europea. L’Italia è l’unico Paese nel quale calano: tra il primo trimestre del 2018 e il primo trimestre del 2019 sono scesi dello 0,8%. Quella alla diminuzione media dei valori è una tendenza iniziata nel 2012 e non si è ancora interrotta: da allora, il calo complessivo è stato di circa il 7%. Siamo tornati ai livelli del 1997-98, ha calcolato la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari. Si tratta di prezzi medi nazionali, che nascondono forti differenze regionali e locali: i prezzi delle case d’abitazione a Milano sono saliti di quasi il 3%, a Torino dello 0,5%, per dire. Su basi regionali, il livello dei prezzi varia moltissimo, in ragione della tipologia di abitazioni, della loro collocazione nelle città, degli stock di vecchio e di nuovo e naturalmente rapporto tra domanda e offerta influenzate dalla situazione economica: si va dai 2.950 euro al metro quadro medi della Valle d’Aosta ai 1.055 del Molise (dati Immobiliare.it). Il fatto che però l’Italia sia il solo Paese della Ue in cui i prezzi medi continuano a diminuire più di dieci anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008 è il segno di qualche anomalia seria. Può essere, come sostengono alcuni, che anche da noi ci fosse una bolla immobiliare che si è sgonfiata e non ha ancora toccato il fondo: ipotesi però incerta in quanto è difficile sostenere che negli anni scorsi i prezzi fossero molto gonfiati su un po’ tutto il territorio nazionale. O forse si è arrivati all’inizio di un momento temuto da tempo, quello in cui la crescita demografica debole e le difficoltà finanziarie di molte famiglie congiurano per tenere bassa la domanda di case. Con la conseguenza che i prezzi calano al livello necessario per incontrare l’offerta. Ciò spiegherebbe almeno in parte il fatto che la diminuzione dei prezzi non si registri nelle città a buona capacità di attrazione (di business e persone). In media, nella Ue i prezzi delle abitazioni sono saliti del 4% tra il primo trimestre del 2018 e quello di quest’anno, con punte dell’11,3% in Ungheria e del 9,4% nella Repubblica Ceca.