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 2019  luglio 10 Mercoledì calendario

Il fenomeno Boomdabash. Intervista

All’inizio erano un grande boh. Ora sono idoli del grande pubblico, che magari non li ferma per strada cercando un selfie ma ha senza dubbio canticchiato almeno uno dei loro brani. Ad esempio, Non ti dico no con Loredana Bertè nel 2018. I Boomdabash arrivano da Mesagne, provincia di Brindisi, e da una lunga gavetta fatta di concerti in posti microscopici, viaggi in furgone e sogni svaniti. Sono il simbolo della musica al posto dell’immagine. La gente li canta senza essere condizionata dalla loro esuberanza social o da frenetiche storie su Instagram. Semplicemente, i Boomdabash hanno intercettato la musica giusta nel momento giusto. Sono in quattro: Biggie Bash, Payà, Blazon e Mr. Ketra che ha una seconda vita con Takagi... La musica? Parte dal reggae e arriva all’hip hop. «Prima mettevano i dischi nei locali come sound system, soltanto dopo abbiamo iniziato a scrivere brani», spiega il cantante Biggie Bash, al secolo Angelo Rogoli. Tanto per capirci, in queste settimane sono in classifica con due brani. Il primo arriva dal Festival di Sanremo, ed è quel Per un milione che è già disco multiplatino. L’altro è candidato a diventare tormentone dell’estate. «La nostra collaborazione con Alessandra Amoroso è nata una sera nel camerino dell’Ariston», spiega lui presentando Mambo salentino, neo disco d’oro e in rotazione altissima su tutti i network.
Visti da lontano, i Boomdabash sembrano più che altro chirurgici produttori di successi.
«È l’idea più lontana da noi. Anche il brano di Sanremo non è stato composto con l’obiettivo di resistere soltanto per le cinque serate del Festival. Non ha senso fare così. Ogni nostra canzone ha voglia di vivere più a lungo».
Adesso avete addirittura due brani in classifica.
«Non ci saremmo mai aspettati che Per un milione fosse ancora in classifica cinque mesi dopo il Festival. Però, quando lo abbiamo presentato in gara all’Ariston, ci siamo accorti di quanto calda e soddisfatta fosse la reazione del pubblico». 
Da poco è arrivato Mambo salentino, che se la passa altrettanto bene.
«Al Festival abbiamo incontrato Alessandra Amoroso (che è nata a Galatina, provincia di Lecce – ndr) e l’idea ci è venuta durante le cene dopo la gara. Con lei e Stefano Settepani abbiamo parlato della possibilità di ripetere l’esperienza del brano A tre passi da te che abbiamo pubblicato insieme nel 2015. E, passo dopo passo, il progetto si è realizzato e abbiamo raggiunto un altro obiettivo».
Scusi, Biggie Bash, ma cosa vuol dire Boomdabash?
«In realtà il nome c’era già quando nella band sono entrato io. E non aveva alcun significato. Però mi sono accorto che aveva un significato nella lingua giamaicana. Un significato di senso compiuto, ossia esplodi il colpo. Dal punto di vista musicale, è la missione della band, quindi è diventato il nostro nome perfetto».
Avete collaborato con rapper come Fibra e Fedez (nel brano M.I.A. inserito nel disco Pop-Hoolista) e con icone del pop come Loredana Bertè.
«Sono obiettivi che non ci immaginavamo di certo». 
E come ci siete arrivati?
«Posso dirlo? Senza scoraggiarci mai. Se dovessi dare un consiglio ai giovanissimi, l’unica cosa che mi sentirei di dire è di non lasciarsi prendere dalla delusione. Il perdersi d’animo è la prima causa di morte delle band e degli artisti. Le porte non sempre si aprono al primo colpo. Ma, se ci si mette d’impegno e si ha talento, prima o poi si spalancano».
C’è qualche collaborazione che non siete riusciti a portare a termine?
«Quella con Salmo. Avremmo voluto, ma lui era impegnato con il suo disco».
Come risponde a chi «accusa» i Boomdabash di essere solo una band da tormentoni?
«Dicendo che siamo sempre stati un gruppo con una grande attività live, in media trenta o quaranta concerti l’anno».
E adesso?
«Ovviamente abbiamo un tour».
E poi?
«Altri brani. Ma attenzione: le sonorità saranno completamente diverse, preparatevi».