Corriere della Sera, 10 luglio 2019
Migranti, l’altra faccia degli sbarchi
Compaiono all’improvviso. S pesso sfuggono ai radar. Puntano a tutta forza verso Sicilia e Sud Italia, ma a volte si spingono fino alle coste del Cagliaritano – a marzo la Guardia costiera ne ha fermati due —, risalendo anche oltre, tanto che c’è qualcuno che è approdato perfino in Corsica. I barchini veloci preoccupano il Viminale, che qualche giorno fa ha affrontato il tema dei mini sbarchi in un vertice presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Perché con le motovedette libiche che bloccano i barconi appena salpati dal loro Paese e le navi ong intercettate nelle acque territoriali italiane da Marina militare, Guardia di Finanza e Guardia costiera, adesso sono gommoni, motoscafi, pilotine, barche a vela, gozzi e tutto quello che può trasportare al massimo 20-25 persone, a comporre la nuova flotta utilizzata dai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo per violare blocchi e controlli, prima di arrivare in Italia.
I dati all’8 luglio scorso legati a questo fenomeno – che probabilmente aumenterà durante l’estate, in virtù di condizioni meteomarine favorevoli – riferiscono di 117 mini sbarchi (quasi cinque a settimana) per un totale di 2.486 migranti approdati nel nostro Paese dall’inizio dell’anno, a fronte delle appena sedici operazioni di «ricerca e soccorso» (Sar) effettuate da ong e unità navali italiane, con 587 persone sbarcate, quasi tutte sulla costa siciliana. Sessantatré barchini sono riusciti ad arrivare a terra, con un carico di 1.202 disperati che sono stati identificati prima che potessero allontanarsi a piedi. In cima alla classifica c’è come sempre la Sicilia, con 66 mini sbarchi (1.284 migranti), seguita un po’ a sorpresa – ma poi nemmeno tanto, visto che la rotta dall’Algeria è sempre più frequentata – dalla Sardegna con 28. Dodici in Puglia, dieci in Calabria, uno solo in Basilicata.
I dati dell’Ispi
Per l’Istituto di politica internazionale solo l’8% dei migranti è arrivato con le navi ong
Il raffronto proprio con i risultati dell’attività delle ong nel 2019 è impietoso, come viene confermato da una ricerca dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, secondo la quale soltanto l’8% delle persone sbarcate in Italia prima è stato preso a bordo di un’imbarcazione delle associazioni non governative, ovvero 248 su 3.073.
Il Viminale
I casi censiti di mini sbarchi sono finora 117. La maggior parte in Sicilia e Sardegna
Ma queste ultime hanno fatto e fanno tuttora più notizia di quelle arrivate con i barchini. Senza contare quanti sono quelli che non ce l’hanno fatta, visto che a differenza dei barconi, le imbarcazioni più piccole sono meno individuabili e hanno meno resistenza in mare, in caso di emergenza. La tecnica utilizzata è quasi sempre quella di essere rilasciati in mare, a qualche decina di miglia dalla costa, da una nave-madre che poi torna alla base per un nuovo carico. In questo modo – come è successo a giugno – ogni giorno possono arrivare anche 150 persone per volta, praticamente di nascosto.
«Non esistono sbarchi fantasma, siamo un Paese ancora piuttosto serio, con leggi che vengono rispettate – avverte però Salvini —. Il Viminale censisce tutti gli arrivi, siano piccoli, medi, grandi, ong, barchini, barconi». Ma rimane il fatto che l’80% circa delle persone approdate da gennaio a inizio luglio (2.486 su 3.073) proviene proprio dai mini sbarchi. Ed è anche per questo motivo che si stringono le maglie sulle coste, dove solo con i 57 approdi di imbarcazioni salpate dalla Tunisia sono arrivate – sempre stando alle cifre fornite dal Viminale – 947 persone, 897 invece dalla Libia (in 22 eventi), 747 dalla Turchia (12), 284 dall’Algeria (30), 197 dalla Grecia (11). Comunque molte di meno rispetto alle oltre 17 mila e addirittura 78 mila sbarcate nel 2018 e nel 2017 dopo essere state al centro di 375 e 947 soccorsi effettuati da Marina militare, Capitaneria di Porto, Finanza, Frontex, Eunavformed (missione Sophia) e Mare sicuro.