la Repubblica, 10 luglio 2019
Biografia di Bernard Tapie
PARIGI – «È meglio della chemio». Dal letto d’ospedale, Bernard Tapie non rinuncia a una battuta incassando a sorpresa l’assoluzione in un processo che tutti davano per perso. Il vecchio “Nanar”, 76 anni, già imprenditore, attore, politico, affabulatore e molto altro ancora, l’ha spuntata ancora una volta. Era accusato di truffa nell’affaire dell’arbitrato grazie al quale ha incassato oltre 400 milioni di euro dallo Stato. E invece alla fine Tapie è stato assolto insieme agli altri imputati, tra cui il suo storico avvocato. «È la prova che bisogna battersi fino all’ultimo», ha commentato Tapie che in primavera non si è perso un’udienza sul banco degli accusati, nonostante apparisse sempre più debole, ammalato di tumore allo stomaco e all’esofago. È l’ennesima resurrezione di un personaggio alla Balzac che negli Anni ’80, quando le francesi l’avevano eletto uomo più seducente dopo Alain Delon, si autocelebrava con una canzone: «Metà cattivo, metà buono, ma sempre all’avventura». La sentenza di ieri è inaspettata. In sede civile Tapie era già stato condannato a rimborsare quella montagna di milioni che lo Stato gli aveva versato nel 2008, chiudendo un lungo contenzioso giudiziario. Christine Lagarde, ministra dell’Economia quando venne fatto l’arbitrato, era già stata condannata nel 2016 per “negligenza” nello stesso affaire. Eppure durante il processo penale i giudici non hanno ritenuto ci fossero prove sufficienti per dimostrare la truffa, ovvero la corruzione degli arbitri che avevano dato ragione a Tapie sulla presunta truffa del Crédit Lyonnais, banca dello Stato, nella vendita di Adidas, l’azienda di abbigliamento sportivo che aveva comprato decotta e poi rilanciato. Fanfarone, eroe picaresco, come lui non c’è nessun altro nella storia francese degli ultimi trent’anni. Venditore porta a porta, squalo della finanza, deputato europeo e ministro, proprietario di aziende e di squadre di calcio, showman, attore di cinema e teatro, protagonista di una popolare serie tv in cui interpretava un commissario solitario e insonne. Con la sua faccia da picchiatore, è stato chiamato da Claude Lelouch in Donne e uomini, istruzioni per l’uso. Politicamente incerto, è passato dalla giovane militanza comunista, all’amicizia con François Mitterrand che lo chiamò brevemente al governo, alla creazione di una lista radicale, fino alla complicità con Nicolas Sarkozy, con il quale ha condiviso l’immagine dell’outsider che non ha grandi diplomi, ama gli yacht e il fric, il denaro. «La Francia non perdona chi ha successo», ha scritto in una delle sue autobiografie, Librement, scritta durante i mesi passati in carcere a La Santé, dopo la condanna nel processo per corruzione dei giocatori del Valenciennes. «Ho mentito, ma l’ho fatto in buona fede», disse dopo la sentenza. Era l’epoca in cui aveva rilanciato l’Olympique Marseille, con cui vinse nel 1993 la Coppa dei Campioni battendo in finale il Milan di Silvio Berlusconi. «Volete che vincano ancora questi fottuti italiani?», era sbottato negli spogliatoi Nanar che ha lanciato Deschamps, Boksic, Desailly e tanti altri. Alcuni protagonisti di quella stagione d’oro avevano poi rivelato che dietro ai successi dell’Om c’era un largo sistema di corruzione, ma non bastò a intaccare la sua popolarità. È riuscito a farsi scivolare addosso le peggiori accuse, mantenendo quella verve da tribuno che negli anni Novanta ne avevano fatto l’idolo dei giovani arabi di banlieue e il battitore libero capace di tenere testa in tv contro Jean-Marie Le Pen. Qualche mese fa, quando era già malato, aveva convocato alcuni gilet gialli nella sede di uno dei suoi giornali, La Provence, per convincerli a creare un partito. Forse già si vedeva alla guida del fantomatico movimento. Non è andata bene. Dopo aver flirtato con i ribelli in piazza, ha lodato Emmanuel Macron: «Può diventare uno dei più grandi Presidenti francesi». Ora anche il suo piccolo impero mediatico è in liquidazione ma è riuscito finora, attraverso diversi ricorsi, a non rimborsare ancora un centesimo dei 404 milioni che deve allo Stato. E se è probabile che ci sarà un processo in appello per la vicenda di corruzione per cui è stato assolto ieri, Tapie ha già nuovi progetti. «Battere il cancro», ha spiegato ieri dal suo letto d’ospedale. E tornare al cinema: è già d’accordo per recitare nel prossimo film di Lelouch.