ItaliaOggi, 9 luglio 2019
Sulle orme dei migranti del Paleolitico, traversata in canoa Taiwan-Giappone
Un viaggio di 205 chilometri nel mare tra Taiwan e il Giappone. Detta così potrebbe sembrare una traversata semplice semplice, quasi routinaria. Ma il valore dell’esperimento cambia radicalmente se la navigazione avviene a bordo di una canoa in legno lunga 7,6 metri costruita con le tecniche di 30mila anni fa, quando si ipotizza ci sia stata una migrazione tra Taiwan e Okinawa, senza nessun strumento per orientarsi o ausilio meccanico che possa agevolare il lavoro. In questi giorni è in atto il terzo tentativo di compiere questa traversata da parte di cinque ricercatori, quattro giapponesi e uno di Taiwan, tra cui una donna, nell’ambito del progetto portato avanti dal museo nazionale della preistoria di Taiwan e del museo nazionale della natura e della scienza del Giappone.Niente bussole, tantomeno orologi e smartphone: i navigatori faranno affidamento solo sulle stelle e sul vento: sono partiti domenica dalla contea di Taitung, nel sud-est di Taiwan, e se le condizioni meteo saranno favorevoli tra oggi e domani potrebbero giungere a destinazione.
Yosuke Kaifu, a capo della squadra giapponese, ha spiegato che gli archeologi hanno scoperto che i primi essere umani migrarono in Giappone attraverso altre vie: probabilmente arrivarono dalla penisola coreana, coprendo lo stretto di Tsushima, circa 38mila anni fa. Ma la scoperta di diversi reperti nell’arcipelago di Ryukyu ha rafforzato l’ipotesi secondo cui antichi colonizzatori emigrarono in Giappone da quello che, nel Paleolitico, era Taiwan. L’obiettivo del viaggio non è tanto verificare questa ipotesi, ma soprattutto dimostrare le difficoltà di una traversata del genere a bordo di una canoa primitiva: da quando i due musei hanno siglato l’intesa sul progetto, sono stati fatti altri due tentativi di traversata, non andati a buon fine. Nel 2017 l’imbarcazione costruita in bambù e rattan ha coperto 66 chilometri, mentre lo scorso anno la navigazione non è durata a lungo e una volta arrivata in mare aperto i marinai del paleolitico hanno dovuto alzare bandiera bianca.
Quest’anno le cose paiono andare meglio e la canoa è stata costruita con le riproduzioni di vecchi utensili in pietra dall’archeologo giapponese Yamada Chang-Long ha già superato metà del percorso. La canoa è lunga 7,6 metri, larga appena 0,7 e dal peso di 350 chilogrammi: le dimensioni ridotte la rendono quindi totalmente «schiava» del mare e delle relative condizioni meteo.