Il Messaggero, 9 luglio 2019
Roma, bonus ai netturbini per lavorare
Roma è sporca come non si vedeva da anni e l’assenteismo all’Ama galoppa col record di malati? I netturbini sono pronti a incassare un premio per il loro «impegno straordinario» di queste settimane. Non è una puntata di Scherzi a parte, ma un accordo tra la municipalizzata dei rifiuti e i sindacati degli spazzini. Tutto messo nero su bianco in un verbale siglato lo scorso 5 luglio, nel pieno della tempesta gestionale che ha trascinato la Capitale nelle secche maleodoranti della crisi dell’immondizia, con i sacchetti affastellati sui marciapiedi e i bidoni stracolmi per giorni.
Pur di aumentare la «produttività» dei netturbini – beninteso, a parità di orario di lavoro – la società del Campidoglio è pronta a sborsare oltre 200mila euro a settimana di extra per i suoi 4mila addetti alla raccolta. Senza contare gli straordinari, che saranno pagati a parte. Tutto pur di mettere riparo «allo stato di emergenza che si è determinato nella città di Roma», come ha dovuto ammettere l’Ama nel documento firmato con le corporazioni interne, smentendo quanto la sindaca Virginia Raggi ripeteva fino a poche settimane fa: «A Roma? Nessuna emergenza». Infatti.
A BILANCIOPer far fronte «al superamento delle problematiche emergenziali», l’Ama si è impegnata a sborsare «un riconoscimento straordinario pari a 12 euro per ciascuna giornata di effettiva prestazione svolta», moltiplicato per ciascun dipendente che lavorerà nei prossimi giorni, domeniche comprese. Della serie tutti-e-subito, i soldi saranno liquidati a stretto giro di posta. Cioè «con il primo cedolino di paga dopo la cessata emergenza, la cui durata è prevista in 15 giorni», come dice l’ordinanza della Regione Lazio. Se le cose non miglioreranno, i netturbini potranno strappare il bonus per altri 15 giorni, dal momento che è prevista «la possibilità di proroga» se la crisi dovesse prolungarsi ulteriormente.
Verifiche sui risultati ottenuti dal singolo netturbino? Quantitativi di pattume trasferiti da strade e marciapiedi? Nell’accordo firmato dall’Ama non se ne parla. Basterà la presenza in servizio, per incassare il gettone.
BOOM DI CERTIFICATI MEDICINel frattempo l’esercito degli assenteisti ingrossa le truppe. Soprattutto alla voce malati (veri e presunti). L’ultimo bollettino pubblicato dall’Ama, che riguarda il primo trimestre del 2019, ha segnato l’ennesimo record. Negativo. Perché se il tasso generale di assenze si mantiene stabilmente alto intorno al 15%, ferie escluse ovviamente, i dipendenti che lasciano i turni sguarniti per «problemi di salute» hanno superato l’8,6%. Numeri che all’Ama non si vedevano dal marzo del 2014. L’anno scorso, per dire, gli assenti per malattia erano a quota 7,1%, nel 2017 al 6,7%, al 6,9% nel 2016, l’anno dell’insediamento di Virginia Raggi.
Se la crisi del pattume di Roma è arrivata ai livelli degli ultimi giorni è certamente per la mancanza di impianti, ma anche l’efficienza – o meglio, l’inefficienza – della partecipata comunale non ha aiutato. Tanto che ora all’Ama, per reclutare personale nei giorni più tribolati, si sta valutando l’ipotesi di congelare le ferie, almeno per le prossime settimane. Anche se toccherebbe convincere i sindacati e non sarebbe un’impresa facile. I confederali per ora difendono i bonus. «Le condizioni di lavoro sono disagiate rispetto al solito, quindi è giusto riconoscere un premio in più per chi lavora in questi giorni, al di là degli straordinari», è sicuro Natale Di Cola, leader della Cgil di Roma. «Chi contribuisce a ripristinare la normalità, ha diritto a un’indennità di maggior lavoro», dice Alessandro Bonfigli della Uil. Insomma, un premio straordinario per far tornare Roma a livelli ordinari.