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 2019  luglio 09 Martedì calendario

Le case degli scrittori famosi

Forse nessuno di noi lascia mai completamente la casa (o le case) che ha amato, con i ricordi delle tappe che hanno segnato la nostra vita. Ogni emozione, triste o allegra, è spesso collegata a un angolo particolare, una scrivania dove hai scritto lettere d’amore (oppure ti sei incavolata rivedendo i conti di casa), un divano dove si è seduto qualcuno arrivato per un caffè, vi siete baciati, ed è nata la passione, lui è diventato il fulcro della tua vita. Oppure un antico telefono fisso, in salotto, dove arrivò una notizia tragica che ha sprofondato nel baratro la tua esistenza. Non c’è scampo ai ricordi. Pensate quindi al “potere” dell’impronta che resta in quelle residenze dove hanno abitato i geni della scrittura. La loro “aura” si avverte ancora, impronte indelebili intrise di grandezze e sofferenze, gloria e sconfitte. Sono più di mille, in Europa, le visitabili, e quelle italiane inducono alla reverenza, contenitori di storie eccelse o miserande rese immortali dalla scrittura. Le racconta nei particolari più seducenti (e inediti) Mauro Novelli, docente di Letteratura e cultura nell’Italia contemporanea presso l’Università Statale di Milano, nel libro La finestra di Leopardi-viaggio nelle case dei grandi scrittori italiani (Feltrinelli editore, pag.204, euro 18), ampiamente illustrato.Un itinerario sfaccettato e irresistibile, tenero, triste e divertente. In certi casi spassoso. Come nella casa diventata un mausoleo dedicato agli italiani e oggi visitato da 250.000 persone all’anno, il Vittoriale dove visse l’ultimo d’Annunzio, che imponeva di fare anticamera a Benito Mussolini. Scrive Novelli: «…Sempre schiavo di una sessualità compulsava. Nulla dies sine ictu (nessun giorno senza di lui, riferito al suo pene, ndr), era il suo motto sin dalla giovinezza.”Il principino”- altresì detto Gonfalon selvaggio”, “Catapulta perpetua”, “Monaco di ferro” – andava soddisfatto quotidianamente, dovunque e comunque, magari indossando una camicia da notte con oblò profilato in oro a un’altezza strategica». E Novelli ha girato l’Italia per i residenti di quelle case, che non possono più rispondere alle chiamate dei loro lettori appassionati. Attraversa il Canavese per ritrovare il Meleto, la villa-fattoria dove sospirava Guido Gozzano, dando vita a un salotto di metà Ottocento, traboccante di oggetti mentre scriveva L’amica di nonna Speranza. E infine il poeta che sospirava ai pleniluni, che si sdraiava nel trifoglio sognando invano un quadrifoglio, «lasciava la pagina ribelle per seppellire le rondini insepolte». L’autore passa per Asti, ritrova il palazzo dove il nobile Vittorio Alfieri dai capelli di fuoco che tanto piacevano alle donne, visse soltanto sino a cinque anni. Puntata a Milano («il grigio che incanta»), per entrare nella casa di Alessandro Manzoni. Novelli lo racconta come il giovane sposo che avrebbe dovuto affrontare vedovanze e occuparsi di dieci figli, si sofferma davanti ai suoi ritratti (ottantenne, «ha uno sguardo dalla forza insostenibile»), e ripensa alle turbe che lo affliggevano, le vertigini, l’agarofobia, la balbuzie. Si riprende il cammino per arrivare ad Arquà, sui colli Euganei, e ritrovare l’ultima casa di Francesco Petrarca, una residenza in pietra. Qui (il suo rifugio prediletto quando lo convocavano tutti i grandi della terra, e lui non accettava inviti) si respirano le tracce dell’amore per Laura, ma si ritrovano anche le discussioni con il medico che gli consigliava di bere acqua (meglio il vino), e dei battibecchi con Boccaccio, che gli suggeriva di tirare i remi in barca per finalmente riposarsi. Ma lui rispondeva infuriato (un sentito grazie a Petrarca, che lo scriveva alla fine del 1300!), anzi precisava: «Questa mia attività che tu mi inviti ad abbandonare è per me una fatica assai lieve, è anzi un dolce riposo che mi permette di dimenticare fatiche più gravi. Non vi è peso più lieve e gradevole della penna... quando la stringi fra le dita, dà gioia e quando la deponi dà soddisfazione. E torna utile non solo a colui che l’ha usata, ma anche a molti altri, spesso anche a quelli che sono lontani. E talvolta persino a coloro che nasceranno dopo mille anni. Posso dire dunque senza incertezze che fra tutti i piaceri concessi all’uomo su questa terra lo studio delle lettere è il più nobile».Scorre veloce, intenso e commovente, questo viaggio fra le case, dalla Venezia di Foscolo e Goldoni, alle nebbie emiliane di Guareschi, alla finestra aperta sull’infinito di Leopardi, alla splendida villa di Malaparte che brilla come una perla rosata nel mare di Capri. C’è persino il vagone ferroviario, trasformato in casa d’emergenza, che ospitò il bambino Salvatore Quasimodo con la sua famiglia dopo il terremoto di Messina.