la Repubblica, 9 luglio 2019
Martin Amis non capisce molto di tennis
Un ignoto Tennisfilo che si trovava allo Harbour Club di Milano, per la riunione del Club delle 17 Balette Rinascimentali e sul loro scrittore Antonio Scaino da Salò, mi ha regalato due libri, L’Attrito del Tempo di Martin Amis (Einaudi) e Quando Papà imparava il tennis di Musil (Beyle), dicendomi «Così potrà migliorare i suoi articoli». Ora io non dico che non potrei migliorare i miei articoli, al contrario. Ho avuto non meno di 3 scrittori che, quando ero giovane, hanno tentato di aiutarmi nella bisogna, Bassani, Brera e Soldati. Mi domando se, per cominciare, Martin Amis non avrebbe avuto vantaggio nel perdere più tempo durante qualche Wimbledon o Flushing Meadows, nei suoi due paesi.
Innanzi tutto, chi è Martin Amis? Figlio di Kingsley, dice di sé nella copertina «Solo il revisore, il correttore di bozze, e naturalmente l’Autore sono costretti a leggere un testo dall’inizio alla fine, tacendo il fatto che al lettore sarà riservato lo stesso destino». Le considerazioni di Amis sul tennis iniziano col Capitolo Il mio bel gioco. «Ho cominciato a giocare a tennis, da zero, verso la tarda adolescenza, prendendo una serie di lezioni. All’inizio in un circolo al chiuso, con Harry, quel genere di catorcio di mezza età in grado di scolarsi una bottiglia di porto a colazione. E poi con l’anziano Syd, un freelance che dava lezioni nei parchi pubblici. Fisicamente Harry e Syd erano ormai ridotti in uno stato pietoso, ma entrambi avevano la caratteristica tipica dei tennisti di talento, capivano all’istante dove sarebbe andata la tua risposta, e riuscivano a intercettarla con calma. Entrambi avevano la mano morbida». Continua, «Ho raggiunto il mio acme verso i 40 anni. Nel corso di un’estate leggendaria ho dato il meglio di me come un poeta guerriero. Con la mia fida racchetta Wilson per cinque mesi non ho perso nemmeno un set». Sinché ha incontrato Chris, che gli ha detto «sei una schiappa assurda Marty, se la prossima volta non ti batto 6-0, 6-0 smetto di giocare. La volta successiva Chris mi ha dato 6-0, 6-1, e non ha smesso di giocare. Ma io sì, progressivamente».
Le pagine nelle quali Amis parla dei Campioni sono le meno interessanti, perché non li conosce quanto il giornalista Clerici. Io li ho conosciuti, come ad esempio Ilie Nastase, e Tiriac, dal giorno in cui sono sbarcati in Italia, ai tornei della Costa Tirrenica organizzati dall’avvocato Brunetti, e poi han continuato a far parte del Tennis Club Olona presieduto dal comunista con la Ferrari Giuseppe Stante.
Amis non ha conosciuto intimamente queste persone, e quindi i personaggi che ne ha ricavato non sono autentici, e questo mi fa pensare se siano autentiche o letterarie le biografie che ci hanno deliziato, a cominciare dall’ Odissea. Leggiamo Amis. «Ilie Nastase era una grossissima personalità, probabilmente la personalità più completa che il gioco del tennis abbia mai conosciuto. (Non ha mai letto Divina sulla Lenglen, del povero giornattore – giornalistascrittore – Clerici ). Nella sua biografia Days of Grace Arthur Ashe, pur riconoscendo a Nastase “Un’indimenticabile personalità” ricorda che Ilie lo chiamava impunemente Negroni e una volta direttamente negro, ma alle sue spalle. Il romeno aveva fama di clown e di showman, e cioè era un narcisista di proporzioni imbarazzanti». Quel che non sa lo scrittore, è che se avesse letto un articoletto del Clerici sul Master di Stoccolma, in cui Nastase fu squalificato dal giudice arbitro per aver chiamato “Negro” Ashe, quest’ultimo fu poi incontrato dal giornalista mentre andava a offrire al suo avversario un fascio di fiori, nell’Hotel in cui tutti alloggiavano. Particolare che avrebbe cambiato il suo scritto.
Dimenticavo che, come ci dice, ogni paio d’anni Martin mette a posto il suo “Tennista Mostruoso”. Il “Tennista Mostruoso” sarebbe una sintesi delle qualità di un tennista, e l’invenzione potrebbe applicarsi a una summa delle caratteristiche di un altro essere umano, da un muratore a un automobilista. Per essere più preciso, Amis indica il Tennista Mostruoso come lo assemblerebbe il Barone Frankenstein in collaborazione con «il guru della Florida Nick Bollettieri», negli anni del libro il più famoso coach del mondo del tennis. Ecco la sintesi. Testa Muster. Gambe Chang. Mani Stich (Amis non sembra sapere che togliendosi i calzoncini Stich si infortunò il menisco). Busto Becker. Per una fusione dei colpi più usati è sufficiente sintetizzare i due grandi americani, diritto, rovescio, ribattuta Agassi, Servizi e smash Sampras. E, infine, saccheggiare Edberg sulla volé.
Per finire con la sua autoironia, Martin Amis pubblica i suoi risultati nei Grandi Slam 1994, 95 e 96: nessuno. Ma forse è non meno utile e piacevole leggere Money, La Freccia del Tempo, La Vedova Incinta, Successo.