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 2019  luglio 09 Martedì calendario

Shakespeare al femminile

«È tempo di conquiste per le donne e così, anche Ophelia esce finalmente dall’ombra di Amleto». Daisy Ridley, 27 anni, nota in tutto il mondo per il ruolo dell’indomita Rey nella trilogia sequel di Guerre Stellari, spiega in questo modo la rilettura della «tragedia shakespeariana nel film che ha come titolo proprio il nome di Ophelia, che non è più solamente una vittima». 
I fan della saga di George Lucas l’aspettano nel finale diretto da J.J. Abrams, il nono della serie, «Star Wars – L’ascesa di Skywalker». 
«Accadrà a dicembre, ma vorrei davvero che il pubblico mi vedesse prima in Ophelia: è diretto da una donna, Claire McCarthy, e il cast è interessante, con Naomi Watts nel doppio ruolo della strega e della sua gemella, la Regina Gertrude. Inoltre, alla base di questa anomala rivisitazione cinematografica di Shakespeare, c’è un best seller venduto in tutto il mondo e scritto ancora una volta da una donna, Lisa Klein». 
Robert Redford, presentando il film al Sundance, ha detto: «Finalmente Amleto viene messo alla sbarra da Ophelia, che si libera da ogni ricatto sentimentale». Chi è, dunque, il suo personaggio? 
«Come nel testo shakespeariano, è una ragazza orfana di madre legata al fratello Laerte e al padre, Polonio. Ophelia vive e narra tutto il film sin da quando, proprio per l’individualità e la forza del suo carattere, viene scelta come ancella preferita dalla Regina Gertrude e, a corte, Amleto si innamora di lei. A me – e al resto del cast – è parso affascinante ritrovare le parole, i dialoghi, i tormenti del dramma shakespeariano trasferiti in una diversa narrazione». 
Non c’è stato nessun commento negativo? 
«Non per ora. Anche i critici più severi hanno detto che è un film affascinante sia per chi conosce bene il dramma di Shakespeare e lo ritrova autentico e sia per chi non lo padroneggia». 
Cosa ha pensato rileggendo il testo di Shakespeare e poi il suo copione? 
Le scelte 
Questo film ricorda 
che per molto tempo noi non siamo state padrone delle nostre scelte 
«La mia Ophelia è non solo la voce narrante, ma anche la ragazza che smaschera intrighi, che rispetta, anche se lo subisce, il padre, il ciambellano Polonio. Mi è parsa un’idea nuova: il libro è stato tradotto in tantissime lingue e i giovani lettori sono stati milioni. Tanti forse si avvicineranno a Shakespeare e alle sue opere grazie a questo film... lo spero. La vita, la storia, le condizioni umane si ritrovano tutte nelle sue parole. Quanto alle donne, penso che anche le più indipendenti cerchino, in fondo, il loro Amleto». 
È stato più arduo allenarsi con le spade di Star Wars o dare voce e corpo a Ophelia? 
«Sono stati due impegni molto diversi. Abbiamo girato gran parte del film a Praga e nella Repubblica Ceca replicando nel modo più verosimile la vita del 1600 in Danimarca. Nel ruolo di Laerte, c’è Tom Felton, ossia il Draco Malfoy di un’altra saga molto amata, quella di Harry Potter. Quanto ad Amleto, George MacKay, che lo interpreta, aveva già conquistato le adolescenti in Captain Fantastic con Viggo Mortensen». 
Il dramma di Shakespeare ha una forte matrice maschile, ma nel film le carte sono rovesciate. 
«La sostanza letteraria è rispettata. Inoltre, figurativamente, il film riporta alla pittura preraffaellita: tra gli altri, si sono impegnati nella messa a fuoco iconografica il make up designer premio Oscar Alessandro Bertolazzi e il costumista Massimo Cantini Parrini. C’era in tutti il desiderio di sperimentare una nuova versione di Amleto, visto dagli occhi di una donna». 
Anche nella saga di «Guerre Stellari» lei prende in mano le redini e dà filo da torcere… 
«È vero, ma Rey è una creatura che viene dal prossimo futuro e va avanti con coraggio. Ophelia è sempre stata vista come una vittima degli eventi, anche rinnegata da Amleto sia pure con la scusante di non volerla coinvolgere nelle trame dello zio, usurpatore del trono. Questo film ricorda a tutti che le donne per tempo immemorabile non sono state padrone delle loro scelte, ma asservite all’autorità maschile, paterna o maritale. Finalmente questa fragile e forte ragazza ha la sua riscossa: può dire tutte le verità che vuole sui maschi deboli e opportunisti e liberarsi dalle lacrime “ofeliche”. Era ora che qualcuno desse a Ophelia quello che si merita».