Corriere della Sera, 9 luglio 2019
Gli abiti sono un linguaggio
Una bambina mia parente mi ha chiesto qualche tempo fa, mentre guardavamo la televisione insieme: perché lui è tutto vestito e lei seminuda? Non sente caldo lui e freddo lei? Non stanno nella stessa stanza? Ecco che ingenuamente la bambina ha posto un problema che è solo culturale. Non sono infatti il caldo e il freddo a stabilire le mode ma la maggiore o minore evidenza del codice della seduzione.
Vorrei ricordare a chi litiga facendone una questione di libertà che l’abito è prima di tutto un linguaggio. Nessuno veste senza sapere che quello che indossa parla e senza sapere a chi si rivolge quella parola fatta di colori e di forme. Perché una donna mette scarpe dai tacchi altissimi che fanno male ai piedi se non per sembrare più alta, più snella, per mettere in evidenza le gambe? Perché indossa gonne corte che si sollevano ad ogni movimento? Certo il caldo dà solo voglia di spogliarsi ma ci sono delle regole e sono regole di comportamento culturale. E qui dobbiamo convincerci che, nonostante la tanto auspicata emancipazione femminile, le donne ancora non credono alla forza e all’autonomia del loro pensiero, delle loro parole. Eppure dovrebbero sapere che più si mette in evidenza il linguaggio della seduzione e più si oblitera la forza della intelligenza e della originalità delle idee per scivolare nello stereotipo ambiguo ma certamente più immediato e accettato del fascino cosiddetto femminile.
Detto questo bisogna anche osservare che ogni luogo pretende i suoi rituali e, come non si entra in Chiesa in costume da bagno, non si dovrebbe accedere nei luoghi di rappresentanza nazionale senza quel decoro che ormai sembra diventata una parola di destra, di cui vergognarsi, ma che secondo me ha ancora un valore essenziale se rispettiamo questi luoghi.
Se l’uomo sopporta in certe occasioni ufficiali una leggera giacca di cotone, perché non può sopportarlo lei?
Ma purtroppo, così come abbiamo ceduto sul linguaggio parlato, avallando la sciatteria, l’intolleranza, l’insulto e la sgangheratezza del pensiero, stiamo facendo la stessa cosa con il linguaggio del corpo che perdendo il suo pudore rituale si smarrisce nei meandri della reificazione sessuale.