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 2019  luglio 08 Lunedì calendario

Biografia di Ugo Gregoretti

Ugo Gregoretti (1930-2019). Regista. Autore. Dopo gli studi classici compiuti a Napoli, inizia la propria attività in Rai, dove è assunto nel 1953. Segnalatosi ben presto con alcuni documentari di costume per la trasmissione Semaforo, ottiene consensi con La Sicilia del Gattopardo (1960, Premio Italia) e con lo sceneggiato Il circolo Pickwick (1968). «Sono stato consigliere comunale del Pci. Sapevo solo officiare i matrimoni, ero diventato un celebrante perfetto, anche se i miei matrimoni sono tutti finiti male. Nella Sala rossa c’erano le fasce tricolori – stretta media e larga – con cui misuravo il successo delle mie diete. [...] una vita che sfotto il prossimo e nessuno se l’è presa. Ho un antidoto che mi impedisce di offendere: rispetto chi ho davanti. Sfottere è amare: anche se può sembrare strano, è un segno d’affetto. [...] Entrai in Rai nel ’53, avevo 23 anni. Il mio primo maestro è stato Vittorio Veltroni, uomo di grande simpatia. Ho contribuito alla prima cacciata di Enzo Biagi dalla Rai, era direttore del Telegiornale e mi affidò un pezzo sulle raccomandazioni. Una bomba. [...] Abitavo a casa di mio nonno a Roma, un vecchio signore colto che recitava l’Eneide in latino. Un bel giorno mio padre gli regalò il televisore a 24 pollici e lui fu spodestato da Mike Bongiorno. Le donne di casa non fingevano più di seguirlo, guardavano la tv, a cui il nonno dava le spalle. La sera in cui Nicoletta Orsomando annunciò il mio programma: “Ora va in onda Semaforo di Ugo Gregoretti”, lui, che si chiamava come me, si girò di scatto verso mia nonna: “Maria, qualcuno non crederà per caso che sia io l’autore?”. [...] A 26 anni ero sulla banchina del porto di Rio de Janiero, arrivavano centinaia di italiani con un piroscafo scalcinato e altrettanti parenti li aspettavano sul molo. Girai quelle immagini quando eravamo anche noi un popolo di extracomunitari» (a Silvia Fumarola, la Repubblica 24/11/2003). Sposato dal 1964 con Fausta Capece Minutolo, quattro figlio: Lucio, Orsetta, Gian Lorenzo, Filippo. «Gastronomicamente parlando, ti senti napoletano o romano? “Napoletanissimo, soprattutto da quando sono andato via da Napoli. Però mi sono ‘autoscodellato’ una consorte partenopea. Cucina benissimo, quando le va” […]. In cucina la aiuti? “Sì, ma come addetto ai lavori di bassa manovalanza. Faccio le polpettine per la lasagna. E a Natale gli struffoli, sempre palline sono. In cucina mia moglie recupera una vocazione al padronato nei miei confronti. Il cucchiaio lo impugna lei. Mi mette davanti l’impasto, una specie di pastone delle galline ed io… sferifico” […]. Nel 1964 hai diretto Totò in Le belle famiglie. Che ricordo hai di lui? “Un ricordo gastronomico. Un giorno, durante la pausa pranzo, passeggiavo nei vialetti della casa discografica Rca, dove stavamo girando. A un certo punto vedo un praticabile alto perlomeno ottanta centimetri con sopra un completino da campeggio, dove troneggiava il Principe de Curtis assiso su una poltroncina. Alle sue spalle c’era una governante che gli porgeva delle legumiere fumanti. Io avevo in mano il mio misero cestino. Un po’ mortificato, pensai che mi avrebbe considerato proprio un pezzente. Invece mi chiamò: ‘Dottor Gregoretti, favorite!’. E mi fece sedere sulla piattaforma, praticamente all’altezza delle sue ginocchia. Sai come quei quadri del Rinascimento con le Madonne sopra e i santi sotto. A un certo punto la governante scoperchiò una zuppiera che conteneva dei peperoncini, quelli verdi napoletani. Totò ne infilzò uno e me lo porse dicendo ‘dottor Gregoretti, favorite un puparuolo?’. Mangiai il puparuolo manifestando grande apprezzamento. A quel punto lui si sciolse e mi disse “dottor Gregoretti, diamoci del tu!”» (Marino Niola, la Repubblica 19/7/2018).