Anteprima, 8 luglio 2019
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Biografia di João Gilberto
João Gilberto (1931-2019). Chitarrista e cantautore brasiliano. Genio della bossa nova. «È considerato uno dei tre padri dello stile musicale che a partire da Rio invase il mondo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. A stretto contatto con Tom Jobim, autore delle musiche, e Vinicius de Moraes, il poeta-paroliere, il giovane chitarrista arrivato da Bahia, diede forma con il suo strumento all’originale mix di jazz e samba che conquistò prima l’élite intellettuale di Rio nei night club e poi i teatri americani e europei, con il nome di bossa nova. João Gilberto Pereira de Oliveira, questo il suo nome completo, fu difatti l’inventore della batida, uno stile fino a quel momento mai sentito suonare la chitarra classica. Perfezionista fino all’estremo, dotato di un orecchio fuori dal comune, cantava con un filo di voce, spesso con dissonanze ardite, e i pochi tentativi di comporre in proprio furono modesti. Ma, come venne scritto all’epoca, nessuno era mai riuscito a sostituire un’intera band di samba con un unico strumento. Perché nella batida della sua chitarra c’erano l’armonia e tutto il ritmo delle percussioni, eseguite con il solo pollice. Ancora oggi è considerato inimitabile. La canzone che aprì la stagione della bossa nova è Chega de Saudade, 78 giri del 1958, dove João Gilberto prende in mano la musica di Jobim e il testo di Vinicius proponendo per la prima volta il suo stile di suonare e cantare. L’altro hit eterno della bossa – il trio è lo stesso – è la Garota di Ipanema del 1962, una delle canzoni più eseguite e tradotte della storia della musica. In pochi anni lo stile sbanca gli Stati Uniti (grazie anche alle interpretazioni di Jobim con Frank Sinatra) e João Gilberto finisce per passare gran parte del tempo in questo Paese, lavorando con grandi del jazz come Stan Getz, o in tournée per il mondo. Una passione particolare il musicista la riserva all’Italia, dove arriva per la prima volta nel 1963 per una serie di concerti in Versilia e programmi per la Rai, e non smetterà mai di visitare (ultime rappresentazioni una decina di anni fa a Milano e Umbria Jazz). Memorabili alcune rivisitazioni di successi della nostra musica leggera degli anni Sessanta, prima di tutte “Estate” di Bruno Martino, che trasforma in uno standard internazionale del jazz […]. Maniaco dei dettagli, è riuscito nel tempo a impedire alle case discografiche di incidere i suoi successi storici con la scusa di difetti nella registrazione. Memorabili anche i suoi abbandoni del palco perché qualcuno del pubblico tossiva o l’aria condizionata era troppo alta» [Cotroneo, CdS].