Corriere della Sera, 8 luglio 2019
Omeopatia, il dilemma di Macron
Per nove mesi gli esperti dell’Alta autorità sanitaria francese hanno esaminato tutti gli studi disponibili sull’omeopatia, ascoltato 29 parti in causa (associazioni di pazienti, ordini nazionali, sindacati del personale curante) e alla fine, il 28 giugno, hanno stimato che l’attuale rimborso (parziale) dei farmaci omeopatici da parte del sistema sanitario nazionale non ha fondamento. Sono state prese in esame 24 malattie sulla base di cinque criteri: gravità dei sintomi, efficacia dei prodotti studiati, rilevanza per la sanità pubblica, ruolo nella strategia terapeutica ed effetti indesiderabili. E l’unico parametro soddisfatto è stato quest’ultimo: secondo gli esperti le medicine omeopatiche hanno l’unico pregio di non essere dannose, ma comunque non curano. Il presidente Emmanuel Macron è ora chiamato a seguire il parere dell’Alta autorità, sollecitato dalla sua ministra Agnès Buzyn. Le indiscrezioni indicano che il capo dello Stato potrebbe decidere di togliere del tutto i rimborsi, o scegliere una misura più graduale mantenendo il contributo dello Stato al 15%. È una presa di posizione importante per le casse pubbliche – ogni anno l’Assurance maladie spende 130 milioni per i rimborsi delle medicine omeopatiche – e per il dibattito di fondo tra chi difende la medicina e il metodo scientifico e quanti sono attratti dai metodi alternativi. L’Alta autorità e la ministra Buzyn hanno voluto chiarire un punto decisivo: «I farmaci omeopatici non hanno altri effetti se non il placebo». Macron dovrà tenere conto di questo, anche se molte voci lo esortano a valutare aspetti lontani della scienza e dalla salute pubblica. Per esempio il sindaco di Lione, Gérard Collomb, sottolinea l’impatto che la fine del rimborso avrebbe sul leader mondiale dei prodotti omeopatici: Boiron ha fatturato oltre 600 milioni nel 2018, e solo in Francia dà lavoro a 1.300 persone.