Sensibile e sornione, romano, 50 anni, Silvestri racconta la società che cambia, l’ossessione dei social, la rabbia degli adolescenti, la fatica degli ultimi e capisci subito come la pensa. Con Argentovivo, che a Sanremo aveva già vinto il premio della critica "Mia Martini" e quello della Sala stampa Radio e Tv, si è aggiudicato la Targa Tenco per il testo. Tripletta storica, è la canzone migliore dell’anno. È appena approdato in radio Tutti matti dall’album La terra sotto i piedi; lo aspetta un’estate di concerti poi il primo tour nei palasport che si aprirà a Roma con due date, 25 e 26 ottobre. «Dopo venticinque anni di carriera mi sono deciso, mi metto in gioco anche se amo gli spazi piccoli».
Silvestri, che significa vincere il premio Tenco come autore?
«È una grande soddisfazione. Prendere un premio sul palco di Sanremo, in gara con un numero relativamente piccolo di canzoni, è una cosa. Il Tenco ha una storia gloriosa, l’hanno vinto autori che ci hanno insegnato un sacco di cose. Finire in quell’albo con un testo mi rende felice».
Come lavora sui testi?
«Parte della bellezza di questo mestiere è non dare niente per scontato. Non amo ripetermi, gli stimoli cambiano di volta in volta. L’idea per Argentovivo è arrivata come la scommessa di far parlare un sedicenne e da cinquantenne resistere alla tentazione di metterci dentro il mio punto di vista o quello dell’adulto responsabile. Lo sguardo di un adulto non è mai giusto, è sempre condizionato».
In "Tutti matti" invita a lasciare l’apparenza e essere sé stessi ("Le case come confetti/Il trucco sopra i difetti/E tutto per somigliare/ Per non sembrare diversi"). È una canzone d’amore?
«C’era l’idea vaga di rivolgermi a una lei poi ho capito che era un amore troppo protettivo e paterno per essere una relazione di coppia. Chi parla è un genitore. È un invito a essere liberi dai condizionamenti, dall’omologazione. Non perché vada cercata l’originalità a tutti costi — anche quello è un meccanismo indotto — ma perché la vera diversità è ricchezza».
Scrive ancora: "Nemmeno un popolo vigliacco come questo/di cui faccio parte anch’io/ doveva consegnarti un mondo così brutto, amore mio". Gli italiani sono vigliacchi?
«Siamo un popolo che sonnecchia. Pensiamo che non ci siano motivi per preoccuparci poi quando li vediamo scopriamo che è tardi per agire. In tanti possiamo riconoscerci in questa scarsa rapidità d’azione. Poi, per fortuna, grazie ai singoli, siamo anche i più attivi nel mondo. Abbiamo festeggiato i 25 anni di Emergency: se non siamo orgogliosi di Gino Strada e della sua ciurma, di chi dovremmo esserlo?».
In "Tempi modesti" un verso recita: «Che se va bene a un ministro figurati a me». Si riferisce a Salvini?
«Era Salvini il nome più facile da dire, ma non è l’unico. Comunque sì, è lui. Non è tanto interessante che sia Salvini, mi interessa di cosa è ministro. Il ministero dell’Interno dovrebbe essere sopra le parti. Qui siamo all’opposto. Non parlo di come si comporta Salvini, non discuto se sia bravo o simpatico ma non sopporto l’utilizzo del suo ruolo e l’uso che fa dei social».
Ha seguito il caso di Carola Rackete?
«Per fortuna sono riuscito a schierarmi senza conseguenze. Mi è capitato già con Le navi, otto anni fa; parlavo di immigrazione e umanità, non credevo di fare politica. Sembra scontato che salvare qualcuno venga prima di tutto. Non è così».
La musica le ha cambiato la vita?
«Sì, anche dal punto di vista concreto perché mi permette di mantenere un po’ di persone. Ma pure i libri hanno avuto un grande ruolo. Leggere è una battaglia che porto avanti con i figli. Questo mondo super connesso non porta i ragazzi a scoprire le realtà culturali.
Hanno contatti con mezzo pianeta ma gli basta quello che li rende uguali: la tecnologia. Tutto ciò che li rende meravigliosamente diversi sembra non contare, la mancanza di confronto produce un’ignoranza dannosa perché non sei in grado di capire gli altri. I viaggi mi hanno cambiato. Viaggiare ti apre la testa: se conosci il mondo, scardini i pregiudizi».
Gli adolescenti cambiano, vivono anche di passioni: non ha fiducia nei ragazzi?
«Se ci sono flebili segnali è giusto individuarli. Il ragazzino di Torre Maura che si oppone agli xenofobi o quello che affronta Casapound, al di là dell’aspetto politico, li vedo come il segnale della coscienza critica di una generazione. Gli esempi buoni vanno mostrati, tanto quelli cattivi non si contano».
Qual è la lezione di suo padre?
«È una delle persone migliori che abbia conosciuto. In lui convivevano due anime: era serio, poteva incutere timore poi aveva un animo, si può dire?, cazzone e disincantato.
Mi ha insegnato da sempre a non dare importanza ai propri dolori, a riderci sopra. Il segreto di Pulcinella: avere un minimo di distacco nella vita. Se osservi le cose da lontano ti fanno persino sorridere».