la Repubblica, 8 luglio 2019
Mahmood conquista Israele
Quattro settimane consecutive in cima alle classifiche della radio dell’esercito israeliano Galgalatz, la vetrina che in Israele sancisce una volta per tutte il successo dei cantautori. Per il cantante italiano Mahmood e la sua canzone “Soldi,” dedicata al rapporto difficile con il padre egiziano, la popolarità conseguita nel Paese ebraico in seguito all’esibizione al festival musicale di Eurovision lo scorso maggio si rivela travolgente e duratura.
La app Shazam, che permette di identificare canzoni trasmesse in luoghi pubblici come bar e ristoranti, segnala “Soldi” come brano più ricercato nella sua classifica israeliana online. “Soldi” è anche in cima ai ranking della piattaforma Youtube e del servizio di streaming musicale Spotify, e viene continuamente riproposta in radio. «Malgrado si sia arrivata soltanto seconda, ‘Soldi’ è di gran lunga la canzone che ha lasciato più di tutte il segno dopo Eurovision, molto più di ‘Arcade’ del vincitore olandese [Duncan Laurence]», ha dichiarato Daniel Dunkelman, un consulente del festival, al quotidiano israeliano Haaretz. «Volare di Domenico Modugno si classificò soltanto terza nell’Eurovision del 1958, ma ebbe poi un successo mondiale», ha aggiunto Dunkelman, commentando il grande successo della canzone vincitrice dell’ultima edizione di San Remo.
Al suo arrivo a Tel Aviv, Mahmood aveva dovuto fare i conti con le domande dei cronisti curiosi di sapere se, viste le origini arabe, esibirsi in Israele lo mettesse in un qualche imbarazzo. Mahmood aveva risposto seccamente di essere «italiano al 100 per cento», raccontando di essere cresciuto con la madre sarda e non con il padre egiziano, il cui “abbandono” quando era piccolo è proprio il tema della canzone “Soldi.” Interrogato sul verso “Beve champagne sotto Ramadan,” riferito al padre, Mahmood aveva risposto che si trattava solo di una «metafora» che significa «predicare bene e razzolare male», e aveva specificato di essere cristiano. Per i critici israeliani, in realtà, proprio le origini arabe di Mahmood e gli accenni mediorientali nelle sue canzoni sarebbero determinanti per l’exploit di “Soldi” in Israele. Diversi artisti israeliani di origine sefardita hanno ripreso i ritmi musicali dei Paesi d’origine, dallo Yemen al Marocco, e hanno avuto un grande successo negli ultimi anni. «Quando usa le parole ‘waladi’ (figlio mio, in arabo) e habibi (amore mio) nella canzone tutti gli israeliani le riconoscono, danno alla canzone quel tono un po’ arabo che è parte dell’essere israeliani», ha detto Noy Alooshe, spiegando perché ripropone la canzone da febbraio sulla radio militare Galgalatz. «Anche il fatto che sia in italiano aiuta, gli israeliani sono più abituati a sentire canzoni straniere in inglese e francese», ha detto Alooshe. «E poi c’è il battito di mani… ci emoziona anche se non capiamo le parole», ha concluso.