Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 08 Lunedì calendario

A giugno il Parlamento ha approvato una sola legge

Il ritmo lavorativo del Parlamento non riesce a decollare. Complice l’eterna campagna elettorale italiana, le Camere lavorano a ritmo ridotto. A giugno, mese durante il quale c’è stata una accelerazione dopo la quasi pausa di maggio dovuta alle elezioni europee, hanno approvato in tutto 5 leggi. O meglio – stando al Dossier preparato da Openpolis, è stata varata una sola legge di iniziativa parlamentare e francamente di scarso peso perché riguarda la Dichiarazione di Monumento nazionale per il Ponte sul Brenta. Montecitorio e Palazzo Madama hanno inoltre approvato quattro decreti governativi che altrimenti sarebbero scaduti perché vanno votati entro 60 giorni: Sblocca cantieri; Sanità Calabria, Crescita e Concretezza. 
Il mese scorso le sedute parlamentari sono state 28 in totale, 17 alla Camera e 11 al Senato, complessivamente 9 in più rispetto a maggio. Con l’approvazione di 5 leggi viene superata la media della legislatura, che è di 4 al mese. Nella XVIII legislatura sono state approvate in tutto 52 leggi.
Nella legislatura attuale è accaduto spesso che il Parlamento sia stato occupato da provvedimenti di origine governativa: a partire da maggio 2018, per cinque mesi sono state approvate esclusivamente leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati e di conversione in legge di decreti governativi. In oltre due terzi dei casi, le leggi ordinarie non hanno superato la metà dei testi licenziati dal Parlamento e, quando è avvenuto, si è trattato di leggi legate al bilancio dello Stato, di iniziativa governativa, come a settembre e a dicembre del 2018.
Dall’inizio del suo mandato, il governo Conte ha approvato 21 decreti, meno di due al mese. Il dato è inferiore a quello degli ultimi esecutivi, sostanzialmente in linea con il governo Renzi e superiore solamente a quello guidato da Gentiloni. Nell’attuale legislatura, però, i decreti rappresentano quasi il 40% dell’attività legislativa (per la precisione il 38%). Un dato così alto non ha uguali in nessuna delle legislature più recenti, e supera anzi di 10 punti la percentuale più alta del passato, della XIV legislatura, sotto i governi Berlusconi II e III.
E tuttavia la bassa produttività del governo non ha consentito al Parlamento di esaminare proprie proposte. Sempre secondo il dossier di Openpolis l’88% dei disegni di legge di iniziativa parlamentare non è stato neancheora esaminato dalle Camere. Alla fine del governo Letta il 75% dei progetti di legge di iniziativa parlamentare era stato assegnato, mentre attualmente poco oltre la metà dei testi (55,37%) è stato assegnato a una commissione per l’esame.
E la situazione non potrà migliorare nelle prossime settimane perché le Camere chiudono i battenti il 9 agosto. Da oggi hanno solo il tempo di esaminare i decreti in scadenza: dal sicurezza bis a quello salva conti, passando per il disegno di legge sull’assestamento di bilancio e, forse, il taglio dei parlamentari. E il salario minimo? e l’Autonomia regionale? Andranno all’autunno quando però l’attività legislativa sarà assorbita dalla sessione di bilancio.