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 2019  luglio 08 Lunedì calendario

Biografia di Giovanna Taviani

Un’altra strada, che passa tra isole e mari, lontano da Roma e da Cinecittà, vicina ai luoghi amati dal padre, ma, soprattutto, vicina alla sua indole più profonda: «Ho cercato un modello di vita differente, non sono "tavianea", non ho figli nè marito, non ho ripetuto il modello familiare, la mia paura più grande è sempre stata sentirmi dire che ero la classica figlia di papà. Così ho cercato di essere me stessa, trasformando, alla mia maniera, il patrimonio che ho dentro». Ospite, con il documentario Fughe e approdi, della prima edizione dell’Andaras Film Festival, Giovanna Taviani spiega di ritrovarsi in una rassegna che parla di muoversi e andare: «Il tema del viaggio è sempre stato al centro dei miei documentari, Fughe e approdi è del 2011 ed è ambientato in Sicilia, ma mi è sembrato giusto riproporlo qui, in Sardegna, creando un ponte ideale tra due isole che si sono sempre ignorate». A unirle, da quest’anno, sarà anche il gemellaggio con il Salina DocFest, la manifestazione cui Giovanna, figlia di Vittorio, nipote di Paolo, si dedica, da anni, con passione testarda: «A Roma vivo e lavoro, è una città meravigliosa, ma non mi ci ritrovo, sono tutti un po’ squali, mi sento una sradicata. In Sicilia, invece, sono a casa, ci passo gran parte dell’anno, avverto lo stesso amore di mio padre e mio zio, che lì hanno girato tanti film, dall’Uomo da bruciare in poi». Non a caso, fa sapere Giovanna, «le ceneri di mio padre andranno a Salina, è lui che ha voluto così, anche se era nato a San Miniato».
E, sempre non a caso, il prossimo film di Giovanna Taviani si chiama Cuntami, Sicilia!, cronaca «on the road», fantastica e letteraria, delle radici culturali dell’isola: «Partiremo da Palermo, andremo in giro su un furgone carico di pupi, accompagnati, in ogni tappa, da diversi "cuntisti", giovani artisti che riprendono storie e tradizioni del passato e le fanno rivivere nei luoghi in cui si sono svolte». La prima fermata è a Partinico dove Vincenzo Pirrotta descriverà «un Orlando Furioso e rabbioso». La seconda a Trapani, con Gaspare Balsamo, allievo di Mimmo Cuticchio, che, sullo sfondo dei mulini, tra le saline della zona di Marsala, animerà un dialogo tra Don Chisciotte e Peppino Impastato. Il terzo stop è a Enna, protagonista Mario Incudine «musico e cantastorie che ci guiderà alla scoperta delle miniere». Nella zona di Paternò, ai piedi dell’Etna, Giovanni Calcagno ricostruirà la leggenda di Polifemo innamorato. Il finale, a Palermo, vedrà «cuntisti» di varie provenienze, in uno spettacolo collettivo: «Il film è dedicato a mio padre perchè, quando andavo a nuotare con lui, in quegli stessi mari, mi raccontava sempre un sacco di favole, anche inventate. Mi parlava di Achille e dell’Iliade e io, guardandolo, con le pinne e la maschera, lo vedevo proprio come un eroe. Questo viaggio nell’altra Sicilia è anche una risposta a lui, al suo modo di vedere le cose. In questo momento, in cui tutti sentiamo di aver perso la bussola, le fiabe tornano, e ci sono utili, possiamo riconoscerci nei miti e nei loro significati». In un presente tormentato, guardare indietro è spesso la soluzione migliore: «Non ce la facevo a restare inchiodata alle macerie del presente, la lezione di mio padre e mio zio è anche questa, rievocare la storia del Paese trasfigurandola». 
Le riprese di Cuntami, Sicilia! prenderanno il via a primavera, dopo una gestazione faticosa: «Trovare i soldi è sempre difficile, capita di lavorare per anni su un progetto e poi vederlo saltare. Ecco, di mio padre mi manca il tifo. Per me, ma anche per gli altri giovani che vivono scommettendo sull’arte. E’ stato lui a insegnarmi la forza, mi diceva sempre che bisogna attraversare la vita cercando di darle un senso».