Voleva davvero mollare?
«Sì. Sono andata dal mio direttore, Stefano Coletta, a spiegare che per me l’Italia è diventata un grande cimitero. Gli altri ricordano una gelateria, un panorama, per me ogni luogo rappresenta un caso, un corpo ritrovato. Stavo male. Poi quest’anno la storia di Giuseppe, il bambino ucciso di botte dal patrigno a Cardito, mi ha segnato. Leggevo le carte e le ho buttate per terra. Troppo. Cerco di essere la voce di chi chiede aiuto ma il dolore è terribile. A contatto con i genitori, i figli vivi la loro angoscia».
Così ha chiesto di fare altro, respinta con perdite.
«Coletta mi ha spiegato che non potevo lasciare: per i familiari, per la mia redazione e le persone che m’incontrano e mi dicono: non mollare. È un riconoscimento fare una battaglia per chi chiede giustizia. Se non ci fosse stato Chi l’ha visto? il corpo di Elisa Claps non sarebbe stato trovato».
Sia onesta, si vedrebbe in un’altra trasmissione?
«Forse sì ma sempre sul sociale. Da piccola credevo nella rivoluzione, facevo impazzire i miei genitori».
Da che famiglia viene?
«Mamma nobile, papà avvocato dello Stato: tutti e due molto cattolici. Alla mia età nella rivoluzione non ci credo più, ma credo nella ricerca della verità».
Dura e pura, non le hanno perdonato di aver invitato Pamela Prati. Si aspettava tante critiche?
L’hanno massacrata.
«Ho fatto un’operazione coraggiosa che all’inizio non è stata compresa. Alla rassegna stampa di Radio Radicale avevo sentito parlare di Mark Caltagirone, Nicola Zingaretti aveva fatto pure la battuta: è come il governo che non c’è. Mi occupo da anni delle truffe romantiche, il tabellone sfiora i cento falsi profili. Così ho invitato Prati, senza darle la parola, per rendere protagoniste le donne invisibili. Quando è uscito il comunicato che sarebbe venuta, Dagospia ha scritto: Rai 3 paga Pamela Prati. Ho dovuto fare la smentita: paghiamo treno e aereo ai familiari degli scomparsi».
L’accusano di essere partigiana.
«Lo dico sempre: sono dalla parte delle vittime e dei familiari. E se c’è un abuso di potere non faccio finta di niente. Polizia e carabinieri ci stimano perché siamo trasparenti. Dal caso Magherini ai bambini sottratti alle famiglie. Perché entrano in casa fingendo di essere dell’Enpa, la protezione animali? Qualcosa non va».
Qualcosa non andava anche nel caso Vannini, e avete indagato. Cos’è successo con Franca Leosini?
«Ce ne siamo occupati per primi perché quella mezza riga di notizia su “un incidente domestico” non mi convinceva. Chiesi a una collega di andare a Ladispoli. Abbiamo fatto un’inchiesta durissima e abbiamo sempre chiesto a Ciontoli l’intervista. Non ce l’ha data e l’ho voluto dire. Non c’è polemica. Il punto è come si affrontano i processi. Ciontoli ci accusava di fare i processi mediatici, poi in tv ci è andato lui».
Come si trova nella Rai gialloverde?
«Siamo un fortino, nessuno alza il telefono. Ricordo ancora la telefonata con Maurizio Gasparri che mi accusava di aver attaccato i carabinieri. Poi ho scoperto che non aveva visto la puntata. Se fanno pressioni mi appassiono di più. Ho avuto come direttore Paolo Ruffini, cattolico. Parlavo del Vaticano, dei soldi dello Ior, della banda della Magliana e non ho avuto pressioni. Non so se qualcuno lo abbia chiamato, ma lui non ha mai telefonato a me. Persona eccezionale».
Dicono che Matteo Salvini sia suo fan. Le risulta?
«Credo che sia la mamma. Con Salvini, quando non era quello di adesso, successe una cosa divertente. Feci vedere lo schiaffo di un carabiniere a una signora. Disse che attaccavo i carabinieri coi soldi dei contribuenti. Rispedii al mittente le accuse e gli scrissero sulla sua pagina Facebook... Non so se lo può riportare...».
Proviamo.
«Uno scrisse: “Caro Salvini per te è meno pericoloso pisciare in un campo nomadi che attaccare la Sciarelli”. Lui tagliò corto: ma quale polemica, mia mamma vede sempre Chi l’ha visto?. Conto moltissimo sulle mamme, anche la madre di Giorgia Meloni ci vede e ci seguono le mogli dei carabinieri».
Non si rilassa mai, non fa mai shopping?
«Non l’ho mai sopportato, quando vedo qualcosa che mi serve la compro. Sono una donna pratica. La cosa più ridicola che hanno scritto di me è che sono “una fighetta radical chic, elegante, che va da Settembrini”. Fighetta ci sta, radical chic mai, i cocktail non li bevo, rovinano l’appetito e fanno ingrassare. Ma elegante no, non ci sto. Sto sempre in jeans e in tuta. Mia sorella che fa la costumista è disperata».