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 2019  luglio 07 Domenica calendario

Sindaci condannati per lesa burocrazia

In margine alla condanna (per lesa burocrazia) di Beppe Sala, faccio questa domanda: esiste una statistica che certifichi quanti pubblici amministratori e sindaci – di destra, sinistra o altro – sono sotto inchiesta o sotto processo per avere rubato, e quanti per avere infranto regole burocratiche spesso esasperanti? Avere una risposta a questa domanda sarebbe decisivo, e per due ragioni. La prima è che riporterebbe a un più ragionevole livello il “tasso di disonestà percepito” della nostra classe dirigente: quello reale va sfrondato di tutti i casi in cui, come è capitato a Sala quando guidava Expo e come è scritto nella sentenza che lo riguarda, non si è agito a scopo di lucro o per interesse personale. La seconda è che consentirebbe di definire meglio l’incommensurabile peso che la burocrazia, con i suoi iter farraginosi, le sue regole contorte, la sua pedanteria micidiale, esercita sulla vita pubblica (e privata) degli italiani.Molte di queste regole hanno uno scopo anticorruttivo. Molte altre sono il nefasto effetto di un continuo rimbalzo di responsabilità di ufficio in ufficio, con una superfetazione delle carte e delle pratiche che, con la legalità, non ha assolutamente NULLA a che vedere.
Trenta firme dove ne basterebbero tre, mesi di attesa perché un faldone passi da una stanza all’altra o addirittura da un computer a un altro: ogni volta che ho affrontato l’argomento mi sono arrivate decine di lettere di sindaci che si autoaccusano di avere volontariamente bypassato un passaggio della folle gimcana procedurale pur di favorire le loro comunità. Non faccio il giudice e nemmeno l’avvocato, ma io credo a quei sindaci. Gli credo perché ognuno di noi, nella sua vita quotidiana, conosce la morsa soffocante della burocrazia. Per un amministratore pubblico, la morsa è cento volte peggiore.