Gli inquirenti hanno accertato che alcuni degli indagati hanno subito violenze durante l’infanzia, maltrattamenti e abusi, e ritengono che questo abbia influenzato la loro professione, come se avessero una missione da compiere. Angeli vendicatori, più che terapeuti. L’inchiesta ha travolto il sindaco pd di Bibbiano, Andrea Carletti, accusato di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico: è estraneo alla parte minori ma è subito finito nel tritacarne dei social come "orco". Molti politici hanno attaccato il sistema degli affidi, Salvini ha promesso una commissione d’inchiesta, Meloni si è precipitata a Reggio Emilia. Il duro lavoro di migliaia di terapeuti e assistenti sociali perbene viene messo in dubbio, denigrato. Per capire, a questo punto dell’inchiesta, già peraltro arrivata al vaglio di un primo giudice che ha accolto le tesi dell’accusa e disposto le misure cautelari, conviene chiarire almeno alcuni passaggi.
Al centro di tutto, Claudio Foti, fondatore del centro Hansel e Gretel di Moncalieri, autore di molte pubblicazioni,«un angelo dei bambini che adesso deve tornare al suo posto: il paradiso», dice il suo difensore Girolamo Andrea Coffari. «Uno studioso che lavora da trent’anni, ora umiliato da una misura cautelare. Ma la sua è una posizione marginale… ». Foti è uno studioso discusso, al pari della "scuola" di esperti da lui formati, che fin da suo inizio lavorò moltissimo in Piemonte, poi basta. Il motivo lo spiega Anna Maria Baldelli, procuratore capo presso il tribunale per i minori di Torino: «Ha avuto il pregio di sensibilizzare sul tema abusi e maltrattamenti». Ma trattasi di materia delicata, ripete il magistrato, «servono cautela e prudenza». Equilibrio, chiunque lavori nel settore sa quanto sia difficile. E «ci sono quelli che negano l’esistenza degli abusi, e quelli che li vedono ovunque. Sono entrambe categorie pericolose. Foti si avvicina alla seconda, credo in buona fede». E perciò «da almeno 15 anni , si è ritenuto che ci fossero altre persone a cui fare riferimento. Noi abbiamo avuto la percezione di una mente non libera. Convinto di quello che diceva, ma non libero». Quindi, niente più perizie dai giudici e consulenze dai pm. Ha però continuato a lavorare come consulente di parte, nelle cause di separazione, nei casi di figli contesi.
I falsi ricordi
Un anno fa la procura di Reggio inizia a indagare su "un aumento esponenziale anomalo delle segnalazioni di abusi sessuali su minori provenienti dal Servizio sociale dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, con corrispondente emanazione di provvedimenti di allontanamento", scrive il gip. Si autorizzano le intercettazioni delle sedute con i minori, che sono sempre inviati in una struttura pubblica, "La Cura" a Bibbiano, gestita da una onlus sovvenzionata dall’ente locale. Qui vengono sottoposti a terapie da parte di professionisti privati della Hansel e Gretel, come Nadia Bolognini, moglie di Foti, accomunati dalla stessa metodologia: l’emersione del ricordo dell’abuso e la rielaborazione del trauma, e non ci sarebbe niente di male, ma secondo i magistrati questo doveva avvenire a tutti i costi, anche attraverso la costruzione di "falsi ricordi", ottenuti grazie a «significative induzioni, suggestioni, contaminazioni».
Ci sono anche false relazioni: una casa descritta come fatiscente, non adatta ad accogliere un minore (ma ai carabinieri risulta il contrario), e la contraffazione di disegni. A una figura maschile vengono aggiunte le mani che si allungano minacciose sulla bambina, il grafologo incaricato della perizia non ha dubbi sul falso. Dunque i giudici del tribunale per i minori di Bologna sono stati tratti in inganno, infatti il presidente Giuseppe Spadaro ha già detto «siamo parte offesa, in quanto depistati e frodati, assieme ai minori». Ha ordinato la rivisitazione di tutti i processi in cui erano presenti gli indagati. E chi negli anni si è visto sottrarre un figlio, con la controparte assistita da Foti e dai suoi, oggi può pensare di aver subito una frode e chiedere legittimamente la revisione.
Le sedute
Più interrogatori che sedute terapeutiche, con il bambino che fa resistenza a dire quanto si vorrebbe, o che gioca svagato, ma non dice niente di interessante, o magari alla fine lo dice. Certo, il profano, il non tecnico, non sa quali siano i metodi legittimi per arrivare a un racconto genuino del trauma. Appare evidente il pressing emotivo, ma solo un terapeuta potrebbe giudicare la correttezza degli indagati, infatti tre esperti (Rossi, Francia, Scali) lo hanno già fatto per il pm, e anche sulla base delle loro relazioni l’ufficio ha chiesto gli arresti. Foti definisce la Carta di Noto, il protocollo che dà le linee guida per l’esame del minore, un "Vangelo apocrifo". Uno dei suoi l’ha definita una cosa «scritta da quattro pedofili». Chi non la pensa come loro, viene accusato di essere "negazionista" degli abusi.
La "macchinetta magica"
Una sciocchezza, emersa assieme agli arresti, ripresa (non da Repubblica), rilanciata dal ministro leghista Fontana, esplosa sui social, poi smentita dal procuratore di Reggio, Marco Mescolini. Vero è che talvolta usavano il dispositivo Neurotek, che emette vibrazioni utili durante le sedute di terapia EMDR. Isabel Fernandez è presidente dell’Associazione EMDR Italia (7 mila associati): «È una terapia efficace, nata per curare il disturbo da stress post traumatico dei veterani del Vietnam, ora usata con chi sopravvive a un terremoto, con quelli del ponte Morandi… Si basa su movimenti oculari destra- sinistra, gli stessi della fase Rem del sonno. Il ricordo perde la sua carica emotiva negativa, si attenua ». Ma di certo «non fa affiorare ricordi di situazioni traumatiche che non sono avvenute. Se non c’erano abusi o maltrattamenti accertati, non c’era niente da trattare. Non si può cioè far ricordare ai pazienti cose che non hanno vissuto». E poi, la "macchinetta magica", così veniva presentata ai bambini, «viene usata solo quando il paziente non riesce a seguire il movimento suggerito dal terapeuta, guarda a destra, guarda a sinistra, o con gli ipovedenti», spiega Fernandez. Può essere dannoso? «No, ma è inutile», se non ci sono ricordi traumatici. E allora perché la usavano, definendola magica?
Il panico
Colpisce infine il panico che emerge dalle intercettazioni, quando i carabinieri cominciano a chiedere informazioni e documenti. Federica Anghinolfi, dirigente del servizio assistenti sociali (e paziente di Foti) ha la paranoia di essere intercettata. Di colpo tutti cercano di rimediare alle irregolarità, di mettere ordine nelle fatture, studiano soluzioni, anche per i regali dei genitori allontanati dai figli, che non venivano mai consegnati. Talvolta i terapeuti decidono che il minore non deve avere più contatti con la famiglia, né lettere né regali, ma qui pare che fosse la prassi. A gennaio Anghinolfi chiede che vengano consegnati, dice di essere stufa degli operatori, «non hanno l’autorità di negare la genitorialità», ma ormai la situazione è fuori controllo, Anzi no, l’assistente sociale Francesco Monopoli sa cosa fare: «Via gli appunti, come sempre! Via gli appunti», dice a una collega.